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Lea Massari ,l’anima inquieta del cinema italiano

Attrice raffinata e anticonvenzionale, fu musa di Antonioni, Malle e Rosi e ha attraversato il cinema europeo portando sullo schermo la complessità dell’animo femminile

Per il cinema italiano, Lea Massari ha rappresentato una presenza unica e inconfondibile. Raffinata, colta, elegante e refrattaria a ogni forma di divismo, aveva la rara capacità di portare sullo schermo l’inquietudine profonda dell’animo femminile. È con un sorriso che ci ha lasciati, fedele a se stessa fino all’ultimo. Il 30 giugno avrebbe compiuto 92 anni.

Due volte premiata con il Nastro d’Argento: nel 1962 per I sogni muoiono all’alba e nel 1979 per Cristo si è fermato a Eboli di Francesco Rosi, accanto a Gian Maria Volonté, è stata diretta da registi tra i più grandi del panorama europeo: da Michelangelo Antonioni a Louis Malle, da Mario Monicelli a Giuseppe Bertolucci, passando per Sergio Leone, René Clément e i fratelli Taviani.

Nel corso della sua carriera rifiutò molti ruoli, compreso quello in  di Federico Fellini. Lontana dai riflettori per scelta, la sua ultima apparizione sul grande schermo risale al 1990, accanto a Omar Sharif in Viaggio d’amore. Nel 2005 Ferzan Özpetek tentò di riportarla sul set con Cuore sacro, come ricorda Ilaria Ravarino su Il Messaggero  ma Lea declinò l’invito.

Protagonista anche di numerosi sceneggiati RAI rimasti nella memoria collettiva: Capitan Fracassa (1958) con Arnoldo FoàI fratelli Karamazov (1969) nei panni della seduttiva Agrafena Svetlova, Anna Karenina (1974) entrambi diretti da Sandro Bolchi, fino a Una donna spezzata (1989) tratto dal romanzo di Simone de Beauvoir. In ognuno di questi ruoli, Massari ha lasciato un segno profondo.

Romana, come l’amica Monica Vitti, condivise con lei la scena ne L’avventura di Antonioni, capolavoro assoluto. Ma Lea non fu solo attrice: aveva il fisico da modella, il gusto della scenografa, la sensibilità della costumista. E una passione travolgente per la musica brasiliana. Alla fine degli anni ’90 la incontrai a casa sua per un’intervista a margine di un mio documentario sui cinquant’anni della bossa nova dal titolo I ragazzi di Ipanema. Aveva conosciuto Vinicius de Moraes negli anni ’60, una sera a Roma, in un noto club dove si esibiva con Toquinho, in esilio dalla dittatura militare brasiliana. Fu l’inizio di una grande amicizia e di un amore per il Brasile che l’attrice coltivò anche imparando il portoghese e suonando la chitarra sulle note di Gal Costa, Antonio Carlos Jobim e Maria Bethânia. Quella sera, tra un ricordo e una bossanova, riuscimmo a farla cantare con la grazia di sempre e la voce bassa, lieve, come il suo sorriso.

Simbolo di un’eleganza borghese e mai ostentata, Massari è rimasta impressa nel cuore del pubblico con interpretazioni memorabili in film come Soffio al cuore di Louis MalleAllosanfan dei fratelli TavianiUna vita difficile di Dino Risi con Alberto SordiLe soldatesse e La prima notte di quiete di Valerio Zurlini. Fu anche la prima interprete di Rugantino di Garinei e Giovannini accanto a Nino Manfredi, prima di lasciare il ruolo a una giovanissima Ornella Vanoni.

In Francia, diventò l’attrice prediletta di Claude Sautet, René Clément e Pierre Granier-Deferre tanto da poterla considerare a pieno titolo la più francese tra le attrici italiane. In Soffio al cuore interpretò uno dei suoi ruoli più controversi: quello della madre borghese di un adolescente malato, in una pellicola che fece scandalo ma fu premiata con l’Étoile de Cristal e il Prix Louis-Delluc.

Da oltre trent’anni si era ritirata a vita privata, prima in Sardegna con il marito, ex pilota Alitalia, e poi a Roma dopo il divorzio. Quella sera, nella sua casa, complice il documentario e l’amore per il Brasile, ci accolse a passo di bossanova, con accanto il suo gattone dagli occhi gentili, come il suo animo.

Ciao Lea, e grazie.

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