Soderbergh spezza e stravolge schemi e previsioni con “Presence”, anomalo e affascinante horror psicologico che indaga la realtà attraverso l’occhio di una presenza soprannaturale.
Presence, il nuovo film di Steven Soderbergh, è una creatura aliena nel panorama cinematografico, figlia di una volontà di infrangere gli schemi tradizionali dell’horror e addentrarsi in un terreno singolare di sguardi e prospettive. È la storia della famiglia Payne, sconvolta da una tragedia che ha devastato in particolare Chloe, la figlia adolescente. Nel tentativo di ricominciare si trasferiscono in una nuova casa, ma quello che non sanno è che non sono soli e che pericoli oscuri incombono su di loro.
Presence è un flusso discontinuo di piani sequenza bruscamente interrotti da repentini stacchi a schermo nero. Un segno di punteggiatura audiovisiva forte e d’impatto che suggerisce alle volte lo scorrere del tempo, ma più spesso ancora una sensazione di instabilità e vulnerabilità. La frammentazione del piano sequenza attraverso un inserimento quasi disarmonia dello schermo nero è infatti una scelta stilistica che rafforza l’idea di una visione disorientata, un’occhio smarrito che vaga per la casa e ne vive gli eventi con una percezione diversa, esterna, sicuramente più completa, vicina all’onniscenza, ma inquieta e condannata alla solitudine. È l’occhio della presenza che dimora le mura domestiche, la cui soggettiva porta avanti tutto il film.
La casa è il teatro dell’azione. Vista sempre dall’interno è prigione e luogo di tormenti. Nei film su presenze che tormentano gli abitanti di una casa normalmente abbiamo una situazione standard di persone relativamente serene la cui vita diventa un incubo incessante per via dell’ospite maligno che li perseguita. Soderbergh sceglie di approcciarsi a questo genere rinnovandolo dalle fondamenta e il primo passo è far coincidere appunto la visione spettatoriale con lo sguardo dello spettro. Il secondo è mettere in crisi lo spettatore facendolo interrogare sulle intenzioni di questa presenza soprannaturale.
Presence è anche una storia di crescita e raggiungimento di una consapevolezza maggiore. Un horror psicologico potente, fuori dagli schemi. Sofisticato e lirico. L’ultraterreno che indaga l’umanità e che attraverso essa completa il proprio percorso. Un’indagine non tanto nel soprannaturale quanto nei rapporti umani, nella solitudine, nella sofferenza, nelle incomprensioni. Un viaggio oscuro per riscoprire l’amore.
Presentato al Sundance 2024, conta sulla sceneggiatura di David Koepp. Lucy Liu e Chris Sullivan interpretano una coppia sposata in crisi, i giovani Eddy Maday e Callina Liang sono invece i due figli dal carattere opposto e un rapporto conflittuale. Al cast si aggiungono Julia Fox e West Mulholland.
Delicatezza ed empatia contraddistinguono le performance di Callina Liang e Chris Sullivan. Lucy Liu oscilla tra voluta freddezza e un coinvolgimento emotivo che si fa esplosivo e toccante sul finale. Le performance recitative hanno il loro spazio per esprimersi e commuovere, ma si attengono sempre e comunque a una cornice di controllo e ponderata eleganza che si infrange solo nella conclusione catartica e travolgente.
Presence scruta l’esperienza della vita umana nel suo vortice di desolazione e afflizione e ne afferma e riscopre il valore sublimandola attraverso un riscatto esistenziale basato su sacrificio e amore disinteressato.
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Presence – Regia di Steven Soderbergh – Sceneggiatura: David Koepp – Con: Lucy Liu, Julia Fox, Chris Sullivan, Callina Liang, Lucas Papaelias, West Mullholland, Eddy Maday – Musiche: Zack Ryan – Scenografia: April Lasky e Imogen Lee – Costumi: Marci Rodgers – Montaggio e Fotografia: Steven Soderbergh – Produzione: Sugar23, Extension 765 e Neon – Paese: USA – Uscita nelle sale italiane: 24 luglio 2025.