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Le foto iconiche di Elliott Erwitt in mostra a Palermo

Uno dei più grandi fotografi del Novecento, tra cultura pop e sottile ironia. L’esposizione dal 29 maggio al 30 novembre al Palazzo Reale

C’è un’energia unica nell’opera di certi artisti, difficile da esprimere a parole. Forse perchè il loro lavoro parla al posto loro, ed è stato in grado di superare la prova del tempo in modo sorprendente, anticipando mode, correnti, generi e sottogeneri. Guardando le fotografie di Elliott Erwitt, ad esempio, si ha la sensazione costante di essere in viaggio. Non si tratta solo di potere evocativo: è proprio come se l’immagine ti prendesse per mano, portandoti nel suo eterno incrocio spazio-temporale dove non smette mai di raccontarsi, oggi così come nel giorno in cui è stata scattata.

Dai cani agli esseri umani, dalle persone comuni ai grandi personaggi come Marilyn Monroe, JFK, Che Guevara, Muhammad Alì e tanti altri: il mondo di Erwitt esprime come pochi altri ciò che oggi comunemente intendiamo per Pop culture. Quell’immaginario di simboli, mode, loghi, suoni, modi di essere che si sono impiantati nella coscienza collettiva per restarci, mentre il Novecento si lasciava alle spalle gli orrori di due guerre mondiali e la fame non era solo di cibo, ma di risate, di colori, di musica.

Al secolo Elio Romano Erwitz, nato il 26 luglio del 1928 a Parigi da genitori russi di origine ebraica, Elliott Erwitt era sfuggito alla persecuzione nazista trasferendosi con la famiglia negli Stati Uniti, prima a New York, due anni dopo a Los Angeles. Durante gli anni del liceo alla Hollywood High School lavora in un laboratorio fotografico che realizza stampe autografate per i fan delle star di Hollywood. Un destino già scritto, forse. La sua grande occasione arriva grazie agli incontri, durante i suoi soggiorni newyorchesi alla ricerca di lavoro, con figure come Edward Steichen, Robert Capa e Roy Stryker. Essi, colpiti dal suo talento, diventano suoi mentori. Poi l’inizio della carriera professionale, l’arruolamento nell’esercito americano e l’esperienza formativa tra Il New Jersey, la Germania e la Francia. Non ci vorrà molto prima che lo stesso Robert Capa chieda ad un Elliott fresco di congedo di unirsi all’agenzia Magnum Photos, che lui stesso aveva fondato. Erwitt accetta di buon grado, non vedendo l’ora di entrare nel gotha del mondo fotografico che conta. Più avanti, lui della Magnum diventerà addirittura presidente per tre mandati, a partire dal 1968. Ma la gloria gli interesserà il giusto, e non rallenterà mai la sua attività fino alla fine dei suoi giorni, ovvero il 29 novembre 2023, all’età di 95 anni.

Ogni fotografia dell’opera sterminata di Elliott Erwitt vive di una sua vibrante luce, a volte scintillante, a tratti fioca e meditativa. Che sia in bianco e nero oppure a colori, la luminosità racconta già metà della storia. Ma è il potere dello sguardo il vero protagonista di molti soggetti ritratti, da quello assorto di Sophia Loren mentre sorseggia un bicchierino di qualcosa che lei stessa prova a nascondere (un vino liquoroso? Del caffè per tenere alta l’energia sul set?) a quello presidenziale e composto di John Fitzgerald Kennedy seduto al posto di comando, passando per quello dubbioso del cane erto su due sole zampe per volere di chissà quale capriccioso padrone. I cani rappresentano una parte cospicua della carriera di Erwitt: riempiono libri, mostre, collezioni museali. Il fotografo disse una volta: “Le foto di cani funzionano su due livelli. Talvolta sono semplicemente buffi, ma i cani hanno anche caratteristiche umane e credo che le mie fotografie abbiano un fascino antropomorfo. Fondamentalmente non hanno nulla a che vedere con i cani, riguardano la condizione umana“. Il cane è insomma un’ottima arma di provocazione, anche a scopo promozionale. In un servizio di moda per Mirabella, l’animale rispecchia le proporzioni e la posa della modella, suggerendo scherzosamente la domanda: quale dei due è più affascinante?

Formidabile anche come fotografo pubblicitario, Erwitt ha reso la sua sottile ironia un’arma vincente, in grado di suscitare l’attenzione dello spettatore tramite la curiosità e un certo gusto per il surreale. Per una campagna che promuoveva un’automobile con un motore dalla potenza di 100 cavalli, egli propose spiritosamente di ritrarre la macchina circondata da 100 cavalli. Con sua sorpresa, il cliente accettò con entusiasmo. E lo fecero. Andarono in Texas, radunarono una mandria intorno all’auto e…click. Il risultato? un’immagine indimenticabile, che farà scuola. A proposito di immagini senza tempo, se qualcuno si è mai chiesto chi sia stato ad aver ritratto Marylin Monroe con il vestito che si solleva, sul set di “Quando la moglie è in vacanza”, un’immagine che è diventata parte dell’iconografia del XX secolo, con un valore pressochè identico a quello dei più noti quadri della storia dell’arte, la risposta è: Elliott Erwitt.

Insomma, la mostra palermitana a cura della Fondazione Federico II è una di quelle da non perdere, un evento rilevante nella scena internazionale, cosa che purtroppo non accade spesso a queste latitudini. Godibile, leggera ma capace di suscitare grandi riflessioni. Mentre ci si ripara dall’opprimente calura estiva, si viaggia con la mente intorno al mondo, magari sostando per un po’ a Central Park, zona nella quale Erwitt visse a lungo e dove nel 1981 Simon and Garfunkel tennero un concerto record, a scopo benefico: più di mezzo milione di persone, una delle più grandi platee di sempre per un singolo evento. Le musiche che accompagnano l’esposizione sono tratte proprio da quel disco.

E ancora una volta la fantasia vola mentre passiamo davanti all’immagine del gabbiano in cima al palo della luce, che osserva un Boeing 747 sfidare le nuvole. La foto dell’ambizione; vediamo il Che mentre accenna un timido sorriso, un fatto inusuale, a detta di chi lo conosceva. La foto inedita; un signore nero che beve al lavandino lercio con su scritto “colored”, a pochi centimetri dal lavandino “white”, lussuoso e pulitissimo. La foto dell’ingiustizia; Grace Jones divertita e Andy Warhol pietrificato, seduti sul divanetto di una limo. La foto dell’imbarazzo. E la foto della vita? Non aveva dubbi il Maestro: “È quella che devo ancora fare“.

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Mostra “Eliott Erwitt” – Organizzata dal alla Fondazione Federico II con il Patrocinio del Ministero della Cultura e del Consolato Generale degli Stati Uniti d’America a Napoli – Palazzo dei Normanni di Palermo dal 29 maggio al 30 novembre 2025

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