Un’ora di magia teatrale in cui Matteo Vignati incarna con forza e dolcezza un mondo perduto, fatto di silenzi profondi e legami ancestrali a Teatro Trastevere.
Lo spettacolo Orsante di Matteo Vignati, andato in scena al Teatro Trastevere per Inventaria 2025, è un’autentica immersione teatrale, un racconto di struggente bellezza che ci conduce nelle pieghe più intime della memoria collettiva e della Storia. Vignati, con una presenza scenica magnetica e una performance attoriale di straordinario valore, si conferma un vero “animale da palcoscenico”. Solo sul palco, per più di un’ora, tiene il pubblico sospeso, rapito da un racconto che sembra appena iniziato quando, invece, si è già compiuto.

La storia prende le mosse da una tradizione popolare delle valli dell’Appennino parmense – la Val di Taro – in un tempo sospeso: siamo nei primi anni del Novecento, un’epoca in cui le famiglie numerose – dieci figli o più – si trovavano spesso costrette a cedere i più piccoli alle compagnie circensi di animali girovaghi, gli “orsanti”. Ed è proprio così che nasce la vicenda di Ultimo, chiamato così perché sarebbe dovuto essere l’ultimo di dieci fratelli, “ma proprio l’ultimo”. Ma, come spesso accadeva, a lui tocca un destino diverso dai sui fratelli: sradicato dalla sua quotidianità, dall’ambiente a lui caro e venduto bambino a un circo, la sua vita si intreccia indissolubilmente a un mondo fatto di orsi, musicisti e storie da baraccone.
Vignati ci restituisce con vivida intensità questo contesto storico e sociale: la pièce si apre con un quadro scenico dove , alla luce della luna, irrompe sul placo assolutamente vuoto e senza alcuna scenografia, un uomo misterioso, sconvolto e scosso, che parla un dialetto secco e gutturale, mescolato a parole straniere. Dietro di lui, la veglia funebre della madre: la figura materna, lontana e sfuggente, diventa un’ossessione che guida e tormenta il suo percorso.
Ma è soprattutto il rapporto con l’orsa – una creatura come lui strappata alla sua infanzia e costretta alla vita del circo – a emergere con forza emotiva. Ultimo e l’orsa crescono insieme: bambini entrambi, prigionieri entrambi, imparano l’uno dall’altra un linguaggio profondo, fatto di sguardi e silenzi. Maturano una simbiosi commovente che diventa l’unico legame autentico nella vita girovaga e aspra del circo. In questa relazione di tenerezza e protezione reciproca, Vignati sa trovare sfumature di straordinaria umanità, rendendo l’orsa un personaggio vivo e palpitante, specchio delle emozioni del protagonista. l’intercalare di Vignati, passa con semplicità dal dialetto stretto della Val di Taro, al francese, tedesco, inglese a marcare le tante nazioni attraversate dal circo e finanche ad una messa in latino a benedizione degli animali.
La potenza dello spettacolo sta tutta nella prova attoriale di Vignati: ogni personaggio – umano o animale – prende forma grazie alla sua straordinaria abilità mimetica e alla precisione di un gesto, di una voce, di un respiro. Il suo monologo fisico e forsennato si fa racconto corale, capace di evocare atmosfere e sentimenti di un’epoca remota ma ancora viva nella memoria. Con l’uso sapiente delle luci e dei suoni, Vignati costruisce un mondo sospeso tra realtà e sogno, in cui il dolore e la poesia si intrecciano senza sosta.

Orsante non è solo uno spettacolo: è un viaggio emotivo che attraversa la geografia umana di una storia fatta di sacrifici e legami profondi, di solitudini e speranze. Una prima romana di altissimo valore che conferma come Inventaria – La Festa del Teatro Off – riesca a scoprire e valorizzare talenti puri, portando in scena voci capaci di emozionare e di lasciare un segno indelebile. Uno spettacolo bellissimo, che rende omaggio alla grande tradizione del teatro e al cuore pulsante di chi lo abita.
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Orsante – di e con Matteo Vignati, Inventaria 2025 La Festa del Teatro Off, XV edizione, Teatro Trastevere 28 maggio 2025
Foto di ©Grazia Menna