Dalle ombre di Gerard Depardieu alla standing ovation per De Niro, il Festival si apre tra riflessioni politiche e il trionfo del cinema d’autore
Non è stato facile inaugurare la 78ª edizione del Festival di Cannes, soprattutto con la notizia che ha dominato i giornali di tutto il mondo: Gerard Depardieu, una delle figure più celebri del cinema francese, è stato condannato a 18 mesi di carcere con la condizionale per aggressione sessuale. Un colpo pesante, che ha gettato un’ombra su quella che avrebbe dovuto essere una serata di celebrazione della settima arte.
Fortunatamente, a restituire entusiasmo e gioia al pubblico presente alla Sala Lumière ci ha pensato un emozionato Robert De Niro, che ha ricevuto la Palma d’Oro Speciale alla Carriera dalle mani del collega e amico Leonardo DiCaprio. La standing ovation che ha accolto l’attore statunitense di 82 anni ha segnato il momento culminante della serata, rendendo omaggio a uno dei più grandi talenti cinematografici ancora in attività. De Niro, tra i protagonisti di capolavori come Taxi Driver, Toro Scatenato, Mission, Il Cacciatore, C’era una volta in America e Gli Intoccabili, non ha esitato a dire la sua sulla situazione politica e sociale americana, criticando aspramente il Presidente Donald Trump e la crescente ondata di autocrazia e fascismo che minaccia la democrazia del suo Paese. Ha anche denunciato una nuova tassa sui film prodotti al di fuori degli Stati Uniti, un provvedimento che colpisce duramente il cinema indipendente e che De Niro ha definito “inaccettabile”.
Prima di De Niro, a prendere la parola era stata la Presidente della Giuria, Juliette Binoche, che, elegante in total white e con un copricapo che le conferiva un fascino orientale, ha citato Fatima Hassouna, la giovane fotoreporter morta sotto le bombe israeliane a Gaza. Binoche ha ricordato l’orrore della guerra e le sofferenze dei più deboli, dei migranti e delle vittime dei conflitti e gli ostaggi del 7 ottobre, affermando che il dolore di oggi sembra trascinare via quelli che sono più vulnerabili. Parole, intense e piene di emozione che non sono passate inosservate.
La tensione è però diminuita con un siparietto che ha rallegrato i presenti e ha segnato un momento di puro intrattenimento, quando Quentin Tarantino con il faccione “psyco” (impossibile non amarlo) , e con il suo solito entusiasmo, ha preso il microfono, urlando come un imbonitore da circo e, con un gesto teatrale, ha fatto cadere il microfono a terra, scatenando un fragoroso applauso e dando ufficialmente il via al Festival. La serata è stata inaugurata con la proiezione di Partir un jour della regista francese Amélie Bonnin, una commedia musicale che, purtroppo, non ha entusiasmato i critici, risultando un po’ lontana dai capolavori che Cannes solitamente celebra. Il film racconta la storia di una giovane cuoca che tra sogni, depressioni provinciali e amori complicati, sogna di aprire un ristorante gourmet a Parigi.
Tra le stelle del red carpet, sarà Tom Cruise a dominare la scena, presentando l’ultimo capitolo di Mission: Impossible – The Final Reckoning, dopo l’indimenticabile successo di Top Gun: Maverick del 2022 di Joseph Kosinski e il primo Mission Impossible del 1996 firmato da Brian de Palma. Nel nuovo film, Cruise torna nei panni di Ethan Hunt, affrontando acrobazie mozzafiato in luoghi estremi, come i ghiacciai artici delle Svalbard, incredibilmente, aggrappato all’ala di un biplano, sfidando il congelamento a 40 gradi sottozero. Nonostante i suoi 62 anni, Cruise ha dimostrato di non voler rinunciare al ruolo di supereroe del cinema d’azione, senza mai ricorrere a controfigure. Il film, ricco di effetti speciali, racconta la lotta di Hunt contro una minaccia globale proveniente dall’intelligenza artificiale nelle mani dei cattivi.
Paolo Meneghetti, decano dei critici cinematografici, ha sottolineato che Hollywood sembra attraversare una fase difficile. Nonostante l’operazione marketing di Mission Impossible, mancano all’appello film che dominano le prime pagine dei giornali, mentre il cinema indipendente, rappresentato da autori come Richard Linklater, Kelly Reichardte Wes Anderson, continua a dominare il panorama della 78ª edizione. A spiccare è anche Alpha, il nuovo film della regista francese Julia Ducournau (già Palma d’Oro nel 2021 con Titane), prodotto dalla major indipendente A24.
La cinematografia francese resta ancora la protagonista di Cannes, con film e registi in lizza per la Palma più ambita. Tra questi, i fratelli Dardenne, Dominique Moll con il suo atteso La Notte del 12, e il dissidente regista iraniano Jafar Panahi, con il suo nuovo lavoro Un semplice incidente e la già citata Julia Ducornau.
Questa edizione di Cannes si preannuncia ricca di sorprese, e le attese sono alte per i registi francesi e i talenti emergenti del cinema mondiale. Resta da vedere se qualcuno di questi riuscirà a fare il colpo grosso e portare a casa la Palma d’Oro, in un’edizione che, tra stelle hollywoodiane e cinema indipendente, promette di essere indimenticabile.