Da “Il grande Gatsby” alla leggendaria amicizia spezzata tra García Márquez e Vargas Llosa, fino al ritorno a Broadway del “Buena Vista Social Club“
Francis Scott Fitzgerald viene ricordato in questi giorni con la ristampa de Il grande Gatsby, uno dei suoi romanzi più iconici, da cui Hollywood ha tratto due film di grande successo: quello del 1974 con Robert Redford, diretto da Jack Clayton, e quello del 2013 con Leonardo Di Caprio, diretto da Baz Luhrmann.

Come ricorda Francesca Bolino su Repubblica, Fitzgerald non è stato solo un grande scrittore, ma la voce di un’intera generazione. Con il suo stile lucido e visionario ha raccontato l’ambivalenza del sogno americano, il fascino e la decadenza degli anni ruggenti tra proibizionismo, scandali e malaffari. Il grande Gatsby, a cent’anni dalla sua prima pubblicazione, resta un ritratto sorprendentemente attuale di un’epoca e delle sue contraddizioni.
Come ci hanno insegnato due straordinari premi Nobel, Gabriel García Márquez e Mario Vargas Llosa – quest’ultimo scomparso poco più di una settimana fa – la vera lezione di stile e di scrittura nasce dal lavoro incessante, non da uno stile preconfezionato.
Gabo, arrivò persino a fondare una scuola gratuita di giornalismo nella sua Cartagena de Indias, in Colombia, convinto che scrivere fosse soprattutto un mestiere da esercitare con disciplina.
I due futuri Nobel, un tempo amici nella vivace Città del Messico, erano uniti da letteratura e avventure sentimentali, ma divisi, in seguito, da profonde divergenze politiche. Amati, ammirati e chiacchierati nei salotti culturali dell’epoca, la loro amicizia si interruppe bruscamente con un celebre pugno che segnò la fine di un legame profondo.
Una storia che potrebbe diventare la sceneggiatura di un film. L’episodio accadde nel febbraio del 1976 in un cinema di Città del Messico nel buio di una sala del cinema, Vargas Llosa sferrò un poderoso cazzotto sul volto dell’inseparabile amico procurandogli un vistoso occhio nero e una profonda contusione al naso.
Per oltre trent’anni i dettagli di quella colluttazione avvolta nel mistero e oggetto di numerose speculazioni non furono mai chiarite, se non solo nella primavera del 2007 quando a svelare la storia, fu la pubblicazione di due foto in bianco e nero accompagnata da una didascalia che fece luce sull’episodio tenuto nascosto dall’entourage di entrambi. Quel pugno fu sferrato da Vargas per un improvviso attacco di gelosia per colpa di un’avvenente signora amata da entrambi. A rendere pubblico quell’episodio contribuì lo stesso Gabo, che a distanza di dieci giorni da quella lite si presentò nello studio dell’amico e fotografo di fiducia il messicano Rodrigo Moya, testimone oculare di quel litigio, che scattò le foto che ritraevano un sorridente Garcia Marquez con un vistoso occhio nero, perché ritenne necessario documentare con quelle immagini la fine di quell’amicizia. Gabo fu evasivo e attribuì l’aggressione a differenze già incolmabili, dato che l’autore de La guerra alla fine del mondo stava aderendo al pensiero di destra , mentre lo scrittore colombiano che dieci anni dopo avrebbe ricevuto il Premio Nobel, rimaneva fedele alle cause di sinistra.
E sempre Marquez insieme al regista Fernando Birri, entrambi innamorati della rivoluzione di Fidel, di cinema, di letteratura e di donne fondarono negli anni ‘60 la famosa Scuola Internazionale di Cinema e Televisione di San Antonio de los Baños, tuttora la più importante di tutta l’America Latina.
Nel frattempo a Broadway ha debuttato pochi giorni fa il musical Buena Vista Social Club,ispirato all’omonimo album nato dall’intuizione del talentuoso e visionario discografico britannico Nick Gold. Direttore dell’etichetta britannica World Circuit riuscì, aiutato da Juan de Marcos Gonzales nel 1977 in una impresa che all’epoca sembrava impossibile: radunare sotto la supervisione del chitarrista Ry Cooder, un gruppo di straordinari musicisti ultra ottantenni per lo più dimenticati, custodi del ritmo afro cubano, convincendoli a registrare in un vecchio studio dell’Avana un album con alcune hit degli anni cinquanta e sessanta diventate immortali come Dos gardenias para ti cantata da Compay Segundo o De Camino a La Vereda cantata da Ibrahim Ferrer. Cosi nacque Buena Vista Social Club!

Buena Vista Social Club non è stato solo un album: è stato un fenomeno culturale globale. Da quel disco nacque il meraviglioso progetto cinematografico firmato da Wim Wenders, entrato nell’immaginario collettivo e candidato all’Oscar nel 2000 come miglior documentario. Oggi quell’album, quel film, quegli artisti e quella musica rivivono a teatro, sul palcoscenico del Gerald Schoenfeld Theatre di Broadway. Certo, non ci sono più Compay Segundo, Ibrahim Ferrer e Rubén González, “scritturati in paradiso” poco dopo aver conosciuto il successo planetario con tournée e applausi in ogni angolo del mondo. Ma della leggendaria band restano figure simbolo come Eliades Ochoa, Juan De Marcos González e l’iconica Omara Portuondo, indimenticabile stella del celebre Tropicana. Con questo musical, la straordinaria avventura musicale del Buena Vista Social Club torna prepotentemente alla ribalta, tra ritmo, storia e stile, sospesa tra favola, leggenda e rivoluzione — sulle note travolgenti di salsa, merengue, bolero e cha cha cha.