Alice da grande, come perdersi e ritrovarsi a piazza Re di Roma

Un viaggio tortuoso e turbolento nel caos della vita, per riscoprire il sogno autentico di essere sé stessi.

Ci si può perdere a piazza Re di Roma? Una piazza circolare, nel cuore della capitale, da cui si diramano strade come raggi, tutti simili, tutti ingannevolmente uguali. Certo che ci si può perdere, soprattutto se non si è pratici: basta imboccare la via sbagliata, la somigliante a quella giusta. A Re di Roma, in un attimo ci si può ritrovare sulla tangenziale, senza volerlo. E tornare indietro, fra traffico, clacson, macchine in doppia fila e ambulanze, non è per nulla semplice. Si finisce così per percorrere strade che non erano nei piani. Ci si adatta, si pensa “è destino”, si cercano alternative. Ma la vita riporta sempre lì, in quella piazza circolare, a ricominciare da capo.
Si riparte per ritrovare la strada giusta, quella cercata fin dall’inizio, quella che ci permette di essere autentici, senza maschere. Ma l’esistenza umana impone limiti, confonde, devia e ci rimette in quella piazza, ancora una volta. La vita è circolare, dove tutto torna, finché non ritroviamo il nostro percorso originario, quello che il caos del mondo ci ha fatto smarrire.

Alice da grande è la proiezione della piccola Alice nel Paese delle Meraviglie catapultata nel mondo adulto, in equilibrio tra sogno, fantasia e realtà. Bruna Mandolino racconta questa transizione con una narrazione ricca di ironia e immaginazione, mescolando palcoscenico reale e proiezioni digitali. Con grande maestria, realizza un video di sovrapposizioni: immagini di sobborghi urbani e personaggi umani resi digitali, sfumati, simili a cartoni animati. Un’idea originalissima e tecnicamente raffinata che sostiene e amplifica la sua performance dal vivo.

La ricerca di sé di Alice adulta attraversa le criticità dell’esistenza: il lavoro precario, il licenziamento, la mancanza di una casa. E ancora, il sogno artistico che si allontana, perché – almeno in Italia – con l’arte spesso non si riesce a vivere. Alice si perde tra le vie di piazza Re di Roma, si perde nelle scelte di vita che l’hanno portata lontano da sé, tanto da non riconoscersi più. Una situazione che può capitare a chiunque, quando il bisogno di sopravvivere o il peso dei pregiudizi ci allontanano dal nostro autentico desiderio.

E allora? E allora la vita ci riporta a piazza Re di Roma, per ripartire, per ritrovare quella bambina che voleva solo essere sé stessa.
Per essere sé stessi, bisogna eliminare ciò che non si è, suggerisce la protagonista. Se non è medico, né avvocato, né insegnante, né manager… allora chi è? È un’artista. Alice vuole essere un’artista, a costo della povertà, della solitudine, dei giudizi. Ritrova la strada e la imbocca.

Il momento in cui Alice indossa il vestito rosso segna simbolicamente la sua rinascita. È un gesto semplice, ma potentissimo: quel colore acceso diventa manifesto di un’identità ritrovata, di una vocazione finalmente accolta senza più compromessi. Il rosso – colore del teatro, del sangue che pulsa, della passione e del coraggio – racconta in un solo colpo d’occhio tutto ciò che Alice ha faticosamente conquistato: la libertà di essere sé stessa, artista e donna, oltre i limiti imposti dalla realtà. Alice trova il coraggio di indossare quel vestito. Perché lei è così. È un’artista che vuole comunicare, parlare al pubblico, esistere sulla scena della vita. 

Un monologo surreale, ben interpretato, ironico, a tratti clownesco, accompagnato dal pianoforte dal vivo, suonato da Maurizio Ponziani. Un tempo prezioso di ascolto e riflessione, in cui riconoscere le nostre stesse deviazioni, i nostri smarrimenti e forse, ritrovare il coraggio di essere finalmente noi stessi.

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Alice da Grande – Scritto e interpretato da Bruna Mandolino – Regia di Paolo Ricchi – Musica originale: Maurizio Ponziani – Opere pittoriche: Mariarosa Stigliano – Opere lignee: Bruno Smocovich – Videomaker: Bruna Mandolino – Produzione: Open Art – Teatro Tor Bella Monaca, 17-19 aprile 2025

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