Su Prime Video, il film tratto dall’ omonimo romanzo del premio Pulitzer di Colson Whitehead affronta la segregazione razziale in modo totalmente originale.
Florida, anni Sessanta, nel pieno della segregazione razziale Il giovane e promettente studente afroamericano Elwood ( Ethan Herisse ) sogna un futuro diverso. Mentre si reca presso il collage accetta un passaggio su un auto che si scopre poi rubata. Dato subito per complice il ragazzo viene condotto al riformatorio Nickel Academy dove, pagando per un reato mai commesso, incontrerà Turner ( Brandon Wilson ).

Tra i due nasce subito un forte rapporto di amicizia e supporto per affrontare il riformatorio, dove sevizie, abusi e crimini nei confronti dei ragazzi sono all’ordine del giorno.
Tratto dall’omonimo romanzo del vincitore del premio Pulitzer Colson WhiteHead, Nickel Boys non tratta una storia vera ma ha di vero la reale vicenda del riformatorio Florida School for Boys, un riformatorio aperto in Florida dal 1900 al 2011 dove sono stati scoperti crimini e abusi nel confronti di ragazzi di colore.
Pur non lasciando indifferenti per la forte denuncia sociale che questo film, come il romanzo, esprime riguardo la condizione sociale afroamericana di quegli anni, quello che più colpisce è l’originalità con cui questa storia viene raccontata.
Con la regia di RaMell Ross assistiamo ad una ripresa totalmente soggettiva dove tutto è visto letteralmente dai due ragazzi. All’inizio c’è tutto il vissuto di Elwood; di lui vediamo l’infanzia, l’amore della nonna Hattie ( Aunjanue Ellis ), la vita e i sogni. Il suo volto lo intravediamo solo se allo specchio o su una fotografia in bianco e nero. Dopo l’incontro con Turner la ripresa lascia spazio anche allo sguardo di quest’ultimo, intervallandosi tra i due ragazzi e facendo vivere la storia da parte di entrambi i protagonisti.
Qui sono Elwood e Turner a “vedere” gli altri e le azioni brutali che li circondano, non c’è spazio per l’oggettività in quanto tutto accade e vive dallo sguardo alternato dei due protagonisti. Una violenza che non vediamo mai esplicitata ma che percepiamo esattamente come Elwood e Turner, come se fossimo lì con loro in quei momenti.
Ecco allora che visi, proprie ed altrui mani, oggetti sostenuti e tutto quello che rientra nel campo visivo sottostante o frontale del personaggio diviene altro elemento protagonista e fondamentale alla messa in scena.
Mani che si afferrano o stringono nervosamente un oggetto diventano protagoniste per quella emozione e determinato stato d’animo. Piccole azioni che comunicano più di quanto possa fare un dialogo esplicito. Ed è forse proprio questa la potenza e l’originalità, la capacità di far che siano proprio questi elementi ad arricchire la trama e dettarne i contorni.
La scelta di girare tutto in soggettiva permette di mettersi a pieno nei panni dei due ragazzi e viverne con loro le ingiustizie e paure. Gli stessi personaggi con cui i protagonisti interagiscono, come la nonna Hattie, sembrano quasi siano in costante monologo con loro stessi mentre parlano verso un interlocutore che si percepisce ma non si vede.
Candidato ai recenti Oscar 2025 per la categoria miglior film e miglior sceneggiatura non originale Nickel Boys non porta a casa le ambite statuette vinte da Anora per il miglior film e da Conclave per la sceneggiatura, ma imprime forte importanza ed originalità per la scelta di rappresentare un tema sociale in modo così impattante e diverso.

Nickel Boys riapre le ferite di un razzismo che non è mai sembrato lontano nella società americana passata ed attuale e lascia che siano oggetti, mani e visi a parlare. Perché a volte, troppe parole non servono.
________________________________
Nickel Boys. Regia di RaMell Ross, soggetto Nikel Boys di Colson WhiteHead, sceneggiatura di RaMell Ross e Joslyn Barnes. Con Ethan Herisse, Brandon Wilson, e Aunjanue Ellis. Produzione Joslyn Barnes. Casa di produzione Orion Pictures e Plan B Entertainment. Distribuzione in italiano Prime Video – Dal 27 febbraio
Foto ed immagine copertina: Amazon MGM Studio.