Un viaggio nell’arte Makonde tra Shetani, magia e modernità alla Black Art Gallery di Roma
La mostra Shetani, spirits and other stories: George Lilanga, the return of a forgotten genius, attualmente aperta presso la Black Liquid Art Gallery e curata da Antonella Pisilli, è dedicata a George Lilanga celebre artista tanzaniano, ed offre un’immersione straordinaria nell’universo vibrante della cultura Makonde. Con le sue opere, Lilanga ha saputo tradurre in pittura e scultura le tradizioni e il folclore del suo popolo, creando un linguaggio visivo unico e immediatamente riconoscibile.
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Entrando in galleria, lo spettatore è accolto da un tripudio di colori accesi, linee sinuose e personaggi stilizzati che sembrano danzare sulla tela; nel centro della sala le figure lignee in ebano, coloratissime che traducono in tridimensionale quanto realizzato da Lilanga in bidimensionale. Le opere dell’artista africano, scomparso nel 2005, fortemente influenzate dall’arte Makonde, si caratterizzano per figure grottesche ed espressive, spesso immerse in scenari affollati e vivaci. L’uso di tonalità brillanti e contrasti forti non è solo un elemento estetico, ma un vero e proprio codice narrativo che racconta la quotidianità, le credenze e le storie della società tanzaniana. Il dinamismo e la ripetizione delle figure nelle sue opere possono creare un parallelo con lo stile di Keith Haring, con la sua iconografia essenziale e il forte impatto visivo.
Un elemento distintivo dell’arte di Lilanga è la rappresentazione degli Shetani, spiriti mitologici della tradizione Makonde. Queste figure, spesso grottesche e antropomorfe, incarnano forze magiche e sovrannaturali che popolano l’immaginario culturale tanzaniano. Lilanga, con la sua abilità stilistica, dona vita agli Shetani con forme sinuose e colori accesi, trasformandoli in simboli di un universo fantastico e surreale. Queste creature, pur avendo radici nella tradizione spirituale, vengono reinterpretate dall’artista in chiave moderna, creando un ponte tra il mito e la realtà contemporanea. Il loro carattere ibrido, a metà tra uomo e spirito, suggerisce una profonda riflessione sul rapporto tra il mondo visibile e quello invisibile, tra la cultura ancestrale e le trasformazioni della società moderna.
Uno degli aspetti più affascinanti del lavoro di Lilanga è la sua capacità di fondere elementi tradizionali con una sensibilità artistica contemporanea. Le sue sculture in ebano, derivanti dalla tradizione Makonde, prendono vita attraverso forme stilizzate che evocano l’energia e la spiritualità del suo popolo. Allo stesso tempo, i suoi dipinti rivelano un’influenza della pop art, con la ripetizione di motivi e l’uso di colori accesi che richiamano artisti come Basquiat, Dubuffet e Haring. La connessione con Haring è particolarmente evidente nella semplificazione delle figure e nella loro capacità di trasmettere movimento ed espressività con poche linee essenziali.
Oltre all’aspetto estetico, le opere di Lilanga trasmettono un profondo messaggio sociale. Le sue rappresentazioni ironiche e talvolta caricaturali della società tanzaniana offrono una riflessione sulle dinamiche sociali, le contraddizioni e le sfide della vita moderna. I personaggi raffigurati, spesso deformati e con espressioni esagerate, diventano metafore visive per raccontare storie di speranza, sofferenza e resistenza.
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La mostra di George Lilanga è un’esperienza immersiva che permette di entrare in contatto con una delle voci più originali dell’arte africana contemporanea. Attraverso la sua fusione di tradizione e modernità, ironia e spiritualità, Lilanga non solo celebra la cultura Makonde, ma invita il pubblico a riflettere sul rapporto tra arte e società. Il confronto con artisti come Keith Haring rafforza il valore universale della sua opera, rendendo questa esposizione un appuntamento imperdibile per chiunque voglia scoprire l’anima pulsante dell’arte africana.
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Shetani, spirits and other stories: George Lilanga, the return of a forgotten genius – a cura di Antonella Pisilli – Black Liquid Art Roma dal 15 febbraio al 15 marzo 2025
Foto di ©Grazia Menna