La tumultuosa vita artistica di Pollock con Lee Krasner
Di fronte all’orrore della Seconda Guerra Mondiale, con il colpo di coda scandito dai due bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki nell’estate del 1945 o dalla caccia alle streghe del Maccartismo, come può l’arte rimanere inerte di fronte alla Storia e agli errori umani?
Lo spettacolo Bianco, debuttato al Teatrosophia lo scorso 23 gennaio, racchiude una cifra metaforica ben precisa: il bianco della tela, colore dell’indecisione dell’artista e del suo attimo precedente alla composizione stessa, il richiamo alla purezza e al pallore dell’America, l’enorme Moby Dick ferita da una politica interna complicata e lacerante. Tutto questo Jackson Pollock lo percepisce e lo riporta nella sua art painting, attività convulsa, rabbiosa e ipnotica con cui compone le sue opere.
Difficile descrivere le opere pittoriche a teatro, poiché l’arte è puramente visiva, come il teatro, che non ha bisogno di essere raccontata, ma possibile è stato narrare la difficoltà comunicativa nella relazione tra Pollock e la sua compagna di una vita Lee Krasner, rapporto contrappuntato da movimenti di teatro danza alternati da narrazioni fuori campo che descrivono la loro complessa storia d’amore.
Tra movimenti scenici, vocalismi e monologhi dai tratti contemporanei, i due attori di scena, vestiti e dipinti in volto di bianco, come avvolti da una grande metamorfosi, diventano improvvisamente due opere d’arte che si lasciano impregnare da ogni tonalità di colore trasmessa dal proiettore lungo la scena.
Oltre alla tormentata vita quotidiana con la Krasner, Pollock subisce una morbosa competizione con il collega Pablo Picasso, per la sua impotenza nel raccontare con i suoi occhi e con la sua visione artistica e moderna l’incubo della guerra come nel Guernica. Inoltre, come tutti gli artisti, soffre del mal de siècle: si sente estraneo agli altri pittori contemporanei e si rifugia nell’arte ottocentesca di Van Gogh e degli Impressionisti, quasi a rifiutare il suo presente. Woody Allen ci aveva visto lungo nel film Midnight in Paris in cui ogni singolo personaggio, come ad effetto domino, manifesta la propria insofferenza nel vivere il presente tanto da sognare un glorioso periodo storico preciso.
Gianni De Feo e Serena Borelli sono due performer di alto livello che non hanno paura di sperimentarsi e di sperimentare nuove forme sceniche da trasporre nell’involucro teatrale. Il collaudo è sicuramente ben riuscito anche grazie alla drammaturgia incisiva e impegnativa di Marco Buzzi Maresca, alle coreografie di Maria Concetta Borgese, al componimento musicale di Theo Allegretti, alle scenografiche geometriche e ai costumi di Roberto Rinaldi, tutti elementi che hanno sicuramente aiutato nell’espressione interpretativa e nella rappresentazione visionaria dell’arte contemporanea di Pollock.
Uno spettacolo immersivo e coinvolgente che avvicina i più appassionati di storia dell’arte e i meno conoscitori di Jackson Pollock e Lee Krasner.
“Bianco – il volto di Jackson Pollock e Lee Krasner” – di Marco Buzzi Maresca – con Serena Borelli e Gianni De Feo – regia di Gianni De Feo – coreografie e aiuto regia Maria Concetta Borgese – musiche originali Theo Allegretti – drammaturgia musicale Gianni De Feo e Roberto Rinaldi – scene e costumi Roberto Rinaldi – fotografie Manuela Giusto – produzione Teatrosophia – dal 23 gennaio al 02 febbraio al Teatrosophia.
Foto di ©Manuela Giusto