Nelle sale italiane dallo scorso 9 gennaio “Emilia Perez” di Jacques Audiard, film criticato e amato e ora candidato a tredici nomination, tra cui miglior film, ai prossimi Oscar.
Presentato in anteprima al Festival di Cannes 2024 aveva fatto scalpore, forse perché Emilia Perez è già qualcosa che vuole essere dal principio diverso: musical non musical, critica sociale ma non troppo, un dualismo tutt’altro che scontato.
Messico, l’avvocata talentuosa ma mal considerata Rita ( Zoe Saldana ) riceve un’allettante e segreta offerta di lavoro da parte del famoso narcotrafficante Manitas ( Karla Sofia Gascon ), il suo desiderio? Quello di voler diventare donna. A Rita il compito di trovargli la clinica adatta per lo scopo e, una volta eseguita la transizione, gestire la situazione dopo la falsa morte del boss così che ogni sua traccia possa sparire per sempre per lasciare spazio alla sua nuova identità. Un’ identità di cui la moglie Jessi ( Selena Gomez ) e i due figli piccoli non dovranno mai sapere niente credendo il marito e padre morto e perso per sempre.
Quattro anni dopo, l’incontro di Rita con Emilia Perez ( Karla Sofia Gascon) che altro non è che Manitas ormai divenuto donna, stravolgerà gli eventi: la donna sente la mancanza di moglie e figli e vuole con loro ricongiungersi pur mai svelando la sua identità.
Con non poche difficoltà Rita riuscirà a far rientrare Jessi e figli dalla Svizzera in Messico presso la casa della signora Perez, qui nei panni di una lontana cugina del defunto Manitas. Ed è qui che ha inizio la vera trama, una trama che parla di puro cambiamento, il cambiamento di un uomo che ribalta tutta la sua identità proprio in virtù di poter essere veramente se stesso o meglio se stessa. Emilia Perez è una donna gentile, fortemente determinata ad essere tutto il contrario del suo passato. Vuole essere di aiuto agli altri e per farlo fonda insieme a Rita un’ associazione non-profit per la ricerca dei desaparecidos, fenomeno fortemente sentito in Messico e in tutta l’America Latina e di cui Emilia, dal passato sporco di sangue, conosce bene i meccanismi.
Emilia veste i panni della zia dei propri figli e sembra anche trovare l’amore, quello di Epifania ( Adriana Paz ), amore semplice e vero a cui la donna si abbandona completamente. Vive un’esistenza dove fare del bene è per lei primaria importanza e sembra quasi riuscirci oltre che volerlo con tutta se stessa. Per lei Manitas e il suo passato sono realmente morti e non vi è nulla che possa riportarli indietro.
Nella pellicola del regista Jacques Audiard il tema del cambiamento è tutto. Per Manitas questo parte dall’essere l’opposto del suo genere, vera espressione per essere finalmente se stessa. Manitas necessita di cambiare identità esattamente come Rita necessita di cambiare vita. L’incontro iniziale tra i due personaggi porta inevitabilmente allo stravolgimento, quello di due persone che lentamente trovano insieme un nuovo scopo.
Il dualismo, è presente in tutto e in tutti i personaggi, che sembrano avere due parti opposte che combattono tra loro: succede con il boss Manitas che decide di rinunciare a quella mascolinità bruta, quel ruolo tossico che ha dovuto giocare per sopravvivere in un ambiente che non gli è mai appartenuto. Lo è Rita, avvocata di principi apparentemente chiari e altrettanto chiaramente spazzati via alla prima valida occasione; infine lo è Jessi, giovane donna sposata ad un potente boss di cui sembrava essere succube ma che ad un certo punto mostra di avere un’ abile intraprendenza e voglia di libertà.
Lo stesso concetto di amore qui è duplice, l’amore per se stessi e la volontà di cambiamento che in questa storia non riesce a coincidere con le persone che ami, in questo caso la famiglia di Manitas, vittima a suo modo di decisioni non sue. L’amore di Manitas e Jessi, quello un po’ malato e costrittivo che non ha niente a che vedere con la purezza del sentimento tra Emilia ed Epifania, simbolo anche dell’evoluzione della stessa protagonista.
La duplicità di Emilia Perez sta anche nel suo stesso essere: una storia tragica e al contempo tenera, con momenti dove si piange, si ride e si ha anche paura. Il musical qui non è definibile come propriamente tale, le canzoni sono di impatto ma non lunghe, somiglianti più ad dialogo cantato e che passano dalle note sconcertanti e per nulla banali di La Vaginoplastia al grido di rabbia di Jessi con la sua Bienvenida, per non dimenticare El Mal, canzone vincitrice agli scorsi Golden Globe.
Di certo la pellicola non è esente da importanti riconoscimenti tra cui il premio della giuria e alla colonna sonora a Cannes, miglior film commedia o musicale agli scorsi Golden Globes e candidatura a miglior film e miglior film internazionale ai prossimi Oscar oltre alle altre dodici statuette in ballo.
Zoe Saldana spicca con tutta la sua potenza tra recitato, ballato e cantato che porta con estrema eleganza e grinta, vincendo il Golden Globe come migliore attrice non protagonista e candidata agli Oscar con l’omonimo premio.
Non esente da riconoscimenti Laura Sofia Gascon, l’attrice transgender in italiano doppiata da Vladimir Luxuria, vincitrice della Prix d’interpretation feminine a Cannes e ora candidata agli Oscar come miglior attrice protagonista.
Come i riconoscimenti non poche anche le critiche, soprattutto da parte del popolo messicano in merito ad uno spagnolo non parlato adeguatamente e un cast principalmente non messicano, se non per l’attrice Adriana Paz nel ruolo di Epifania. Anche l’accenno al fenomeno dei desaparecidos, tema trattato solo superficialmente dalla pellicola ha creato non poche polemiche per un argomento attualmente molto doloroso.
Critiche a parte si spera che questo film riesca ad avere rilievo ed essere ricordato per quello che è e vuole dire: un film sul cambiamento, non solo fisico ma totale. Un cambiamento che è nuova vita, nuova definizione, nuovo essere; l’autentica volontà e diritto di poter essere migliori.
Emilia Perez. Regia di Jacques Audiard. Soggetto dal romanzo Ecoute di Boris Razon. Sceneggiatura di Jacques Audiard e Thomas Bidegain. Con Karla Sofia Gascòn, Zoe Saldana, Selena Gomez, Edgar Ramirez, Adriana Paz, Mark Ivanir. Musica di Clèment Ducol e Camille; fotografia di Paul Guilhaume; montaggio di Juliette Welfling. Produttore Pascal Caucheteux; casa di produzione Why Not Productions, Saint Laurent Productions, Pathè, France 2 Cinema, Pimienta Films; distribuzione italiana Lucky Red. Dal 9 gennaio 2025 nei cinema.
Foto e copertina: Lucky Red