Luca Marinelli nei panni di Benito Mussolini per parlarci dell’oggi. E che paura.
M – Il figlio del secolo è arrivato a metà delle sue otto puntate e già possiamo constatare che non basterà lo spazio di una recensione per racchiudere cos’è e cosa rappresenta questo prodotto. Ogni parte della serie tv Sky si intreccia con la perfezione dell’altra, realizzando senza dubbio quella che fu la migliore uscita da Venezia 81 e che probabilmente rimarrà al vertice del 2025.
Sappiamo che il rischio che si è presa M – Il figlio del secolo di Joe Wright è stato grande sin dalle premesse. Tanto scetticismo e preoccupazioni estesi anche ad Antonio Scurati, autore del romanzo storico a cui si ispira lo sceneggiato televisivo. Collaborando alla stesura della sceneggiatura insieme a Stefano Bises e Davide Serino, egli si trovò disallineato con la visione propostagli per la serie, salvo poi esprimere la sua approvazione per la resa finale.
Perché nonostante il tema sia uno dei punti più controversi e stratificati del tessuto storico culturale italiano. E di tentativi di portarlo su schermo (non molto riusciti) ne abbiamo diversi. Noi avevamo proprio bisogno di un prodotto del genere.
Perché M – Il figlio del secolo si insinua nella mente dello spettatore e, come un ospite subdolo e indesiderato, pone uno a uno una serie di questioni. Riflessioni, domande, risposte, bellezza e dolore. Rintraccia la genesi del fascismo, racconta la Storia, smonta e rimonta il pensiero individuale, fascista e antifascista.
Luca Marinelli ci regala la migliore interpretazione della sua carriera, così ben riuscita da rischiare di spazzare via tutto il resto. Ma la serie è tanto curata da permettere a ogni parte della stessa di emergere a turno nella sua eccellenza. I colori richiamano quell’atmosfera dai toni ocra di un altro gioiello di Wright, L’ora più buia. L’aggiunta di un bianco e nero strategico e così preciso e ritmato concorre nel tenere il pubblico incollato allo schermo.
La regia di Joe Wright emerge prepotentemente nel quadro generale della serie. C’è un aspetto però che rappresenta il punto di scissione dal romanzo e probabilmente si tratta dell’azzardo che rende così incredibilmente riuscita questa serie. Ed è quella Dark comedy inglese, quel sottostrato di tragi-comicità che accompagna la narrazione in queste prime quattro puntate.
L’utilizzo sapiente di questo genere permette di andare a scavare alla radice di una delle tante personalità fondamentali del personaggio Mussolini. E questo accade facendo sì che sia lui a narrare la sua stessa storia. Rompere continuamente la quarta parete chiama lo spettatore in prima persona. Mussolini si smaschera da solo rendendo il pubblico la sua coscienza, permettendogli di dialogare e scoprirne gli angoli più lugubri. Un espediente narrativo che, condito con un dark humour intelligente, funziona (Chi ha amato Fleabag non potrà non sentirne un nostalgico richiamo).
Quella che ci viene mostrata è una contrapposizione continua tra ciò che egli dice e ciò che fa. Tra ciò che mostra e ciò che invece è. Realmente. Profondamente. M – Il figlio del secolo restituisce una visione dei fatti che racconta di una danza continua tra un Mussolini manipolatore e stratega, che rende visibilmente stupidi i suoi seguaci. Un mussolini che la Gen Z oggi direbbe aver attuato la tecnica vincente del fake it until you make it. E un Mussolini che si rivela ancora più stupido di quelli che per lui vogliono fare la rivoluzione. Un passarsi la palla tra persone che riescono nel loro obiettivo per unica responsabilità di un governo debole, che sottovaluta la pericolosità della situazione, e di un Re inetto e stanco, non all’altezza del suo ruolo. Ma forse la versione che emerge più prepotentemente è il Mussolini traditore. Che traditore è fin dal principio.
Sono una bestia coerente. Cosa importa se ho tradito tutti, tradisco anche me stesso.
Nella prima puntata, con uno degli incipit più belli ed efficaci mai visti, Mussolini guarda in camera e afferma: “Per 20 anni mi avete adorato e temuto come una divinità, e poi mi avete odiato. Mi avete ridicolizzato. Scempiato i miei resti perché di quel folle amore avevate paura. Ma ditemi a che cosa è servito. Guardatevi intorno. Siamo ancora tra voi.”
M – Il figlio del secolo non è (solo) Storia. Chiama l’oggi per parlare dell’oggi, e fa davvero paura. Ci sbatte in faccia la realtà. Ci porta a riflettere sull’assetto politico mondiale, sui populismi, sull’ascesa di Berlusconi in Italia, sulla retorica trumpiana, sulla formazione e il ruolo che ricopre oggi Meloni, sulla strategia del caos. È lui che crea il caos da cui, così dice, proteggerà il suo popolo. È lui che vuole rendere di nuovo grande l’Italia, il paese che ama.
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M Il figlio del secolo – Regia di Joe Wright – Soggetto: Antonio Scurati – Sceneggiatura: Stefano Bises, Davide Serino, Antonio Scurati – Con: Luca Marinelli (Benito Mussolini), Francesco Russo (Cesare Rossi), Barbara Chichiarelli (Margherita Sarfatti), Benedetta Cimatti (Rachele Mussolini), Claudio Bigagli (Guglielmo Pecori Giraldi), Gabriele Falsetta (Roberto Farinacci), Federico Majorana (Amerigo Dumini), Federico Mainardi (Albino Volpi), Paolo Pierobon (Gabriele D’Annunzio), Daniele Trombetti (Cesare Forni), Cosima Centurioni (Bianca Ceccato), Lorenzo Zurzolo (Italo Balbo), Gaetano Bruno (Giacomo Matteotti), Vincenzo Nemolato (Vittorio Emanuele III), Fulvio Falzarano (Giovanni Giolitti) – Scenografia: Mauro Vanzati – Musiche:Tom Rowlands – Costumi: Massimo Cantini Parrini – Trucco: Aldo Signoretti – Produzione: Sky Studios, The Apartmente Pictures, Small Forward Production e Pathé – In onda su Sky dal 10 gennaio 2025