Echi di morte: oltre il silenzio dell’indifferenza

La personale dedicata all’artista iraniano Bardia Haddad 

di Elisa De Ros

Dal 17 al 23 Gennaio 2025 Medina Art Gallery di Roma, nella sede di via Merulana 220, ospita la mostra personale di Bardia Haddad Mortuary Echoes a cura di Alice Ziglia. Nei pressi della basilica di San Giovanni in Laterano entriamo in uno spazio bianco e incontaminato, una sorta di white cube, sulle cui pareti sono appese le opere in pastelli ad olio. L’allestimento crea l’occasione di vivere un’esperienza intima e racchiusa, Palma Costabile, Medina Roma Executive, ha deciso di ospitare le opere di questo artista con il fine di creare uno spazio di riflessione intorno al tema della violenza e della sofferenza. Bardia Haddad nasce in Galles nel 1998 da genitori di origine iraniana per poi crescere a Mashhad in Iran. All’età di 25 anni si trasferisce in Italia per frequentare il corso di Storia dell’Arte presso un ateneo romano. L’artista attraverso il suo lavoro è stato capace di riportare una storia di dolore e sofferenza che è riuscito a tradurre con un linguaggio universale. 

Affiancato sin dall’età di 13 anni da un artista contemporaneo di Mashhad il suo stile cresce e matura negli anni volendo esprimere il sentimento della morte e della sofferenza. Haddad sviluppa un legame intimo con l’opera, motivo per cui preferisce l’uso dei pastelli ad olio, con cui sente di annullare la distanza dal foglio, creando un’estensione della mano che riesce a toccare quasi fisicamente l’opera. Lavorando quasi esclusivamente sul ritratto, mostra dei volti che non sono mai reali ma verosimili. La verosimiglianza dei volti è un aspetto chiave poiché l’artista non vuole rendere i soggetti riconoscibili ma cerca piuttosto di soffermarsi sull’espressione, quasi a voler estrarre dal patimento umano l’essenza pura di sofferenza. Questa bellezza “terribile” che si percepisce osservando un letto di ospedale, brandelli di carne o un cappio al collo, porta lo spettatore ad una esperienza non solo estetica ma introspettiva; sperimentando un eccesso di violenza che oltrepassa i confini del corpo e arriva a scuotere direttamente la coscienza.

La narrazione di Haddad crea un legame con i grandi maestri del Rinascimento occidentale nel tono di patetismo dei volti che rimanda alle immagini dei personaggi sofferenti di Mantegna e Masaccio. Possiamo vedere riemergere un richiamo alla tradizione, offrendo, come intendevano gli artisti del passato, un sentimento di pathos che vuole portare alla comprensione della sofferenza altrui. Questo sentimento, in gran parte scomparso dall’estetica contemporanea, ritorna ora in una ricerca di empatia con lo spettatore. L’arte di Haddad esprime una volontà di maggiore comunicazione per far soffermare l’attenzione di chi osserva su una tematica che riguarda ognuno di noi, la morte. 

In Iran il panorama dell’arte contemporanea ebbe una svolta nel 1977 con l’apertura a Teheran del primo museo di arte contemporanea iraniana e occidentale. In seguito alla rivoluzione islamica del 1979 e alla guerra tra Iran e Iraq che ebbe termine nel 1988, molti artisti si dedicarono alla rappresentazione degli orrori della guerra. Negli ultimi tempi il panorama dell’arte contemporanea iraniana è caratterizzato da una moltitudine di narrazioni, tra queste c’è chi preferisce guardare alla grande tradizione artistica del passato e chi preferisce trovare un linguaggio artistico che sia riconoscibile a livello globale. Tra questi ultimi si inserisce l’arte di Haddad che con la sua prima esposizione internazionale mostra di saper creare un percorso riflessivo globale sulla storia presente, al fine di creare una consapevolezza nell’animo di chi osserva. 

La comprensione dell’arte è solitamente mediata dal proprio vissuto personale e dalla propria estrazione sociale e culturale. Lo scopo che intende raggiungere l’artista è di permettere ad ognuno di cogliere il senso di ciò che sta guardando. Le opere esposte contengono un messaggio universale di lotta contro l’indifferenza: attraverso i volti delle vittime anonime e delle loro morti sconosciute l’artista vuole esprimere una volontà di mobilitazione delle coscienze. In un presente segnato dalla violenza e dalla morte, Haddad ha fiducia di riuscire a trasmettere la sua testimonianza e portare un cambiamento attraverso l’arte. 

La speranza che porta con sé questo lavoro deriva dalla spiritualità dell’artista. Credere in Dio e maturare un percorso di fede negli anni lo ha portato a confidare fortemente nella possibilità di un cambiamento. Il cambiamento che l’arte è in grado di veicolare, come il vento che ha la potenza di diffondere la scintilla della speranza nella pace. 

Da uno stile che ha già raggiunto una maturità sicuro del messaggio che vuole trasmettere ci si può chiedere cosa provocherà nell’arte di Haddad l’incontro con la città di Roma, “sicuramente avrà una grande influenza” sostiene l’artista. La mia speranza è che l’influenza di questa città su Haddad si concretizzi in uno scambio reciproco, facendo in modo che la sua testimonianza non resti nell’indifferenza come le vittime delle sue opere.

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