Il genio visionario di Zemeckis è “Here”!

Dal 9 gennaio nelle sale l’ultimo film diretto dal regista di Forrest Gump che racconta eventi chiave del XX e XXI secolo ma anche l’inedito trio Ficarra, Picone, Servillo diretti da Roberto Andò

Los Angeles brucia, ma Hollywood alla faccia di chi facendo finta di conoscerla da “remoto “, ne profetizza la chiusura!

Ed è il più futurista dei suoi autori che manovra il cinema del futuro per trasportarci a ritroso nel tempo come già fece con Ritorno al futuro, ovvero Robert Zemeckis, premio Oscar non a caso, geniale regista di capolavori come Forrest Gump e di Chi ha incastrato Roger Rabbitt, nelle sale dalla scorsa settimana con una storia tratta dalla graphic novel di Richard Mc Guire e interpretato dal suo attore feticcio Tom Hanks di nuovo accanto a Robin Wright.  Here (Qui) che nei giudizi sta dividendo l’America distratta dagli incendi dolosi in California, dove ancora una volta, Zemeckis utilizza la sua maestria tecnologica e narrativa per raccontare una storia senza tempo, senza mai spostare le riprese dagli interni di un salotto, raccontando un dramma familiare ambientato nel New Jersey. Il film esplora le vite di una coppia attraverso diverse fasi, utilizzando una singola stanza come punto focale per raccontare storie che attraversano generazioni e varia umanità. Da un’arcigna coppia colpita da un lutto a causa di un’epidemia della febbre spagnola, alla vita di un eccentrico inventore sposato con una modella. Poi le vicende di un ex soldato americano della seconda guerra mondiale diventato al suo ritorno commesso viaggiatore, fino a una famiglia di ricchi neri con domestica messicana, vittime del Covid. Tutto senza un attimo di respiro e senza un attimo di tregua, in compagnia della coppia Hanks/Wright invecchiata e ringiovanita grazie al largo utilizzo dell’intelligenza artificiale.

Here è un frullatore irresistibile di invenzioni, tecnologia e fantasia avanzata che ci riporta avanti e indietro nel tempo con lo stesso pathos che Zemeckis (ma siamo sicuri che sia umano?), ci regalò con Ritorno al futuro nel 1985. Questa volta (e non vi diciamo di più), a scoprire che cosa c’era in quella casa e chi in quel pezzo di terra americana prima e dopo New York, passando per ere glaciali, per i nativi americani, scoprendo fra l’altro che davanti a quella casa quando non avevano ancora inventato il cinema ed Hollywood, c’era la villa coloniale di un certo William Franklin, figliastro schiavista di quel Benjamin Franklin, padre fondatore degli Stati Uniti d’America, con il risultato che sarete tutti rapiti ancora una volta (compreso il sottoscritto ) e non sarà  l’ultima, dalla magia per cui da duecento anni(per buona pace di terremoti ed incendi), vive e sopravvive il cinema!

E a proposito di nuovi film in uscita, così come accadde con il capolavoro di Mario Monicelli La grande guerra, una pietra miliare del cinema italiano e uno dei film più iconici sul tema della guerra che vinse il Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia conquistando il pubblico e la critica, prodotto da Dino De Laurentiis con Alberto Sordi e Vittorio Gassman nel ruolo di due lavativi dell’esercito italiano in lotta contro l’Austria, che muoiono da eroi rifiutando di tradire il proprio Paese.

Anche ne L’abbaglio di Roberto Andò, la cronaca di un diversivo, finalizzato a distrarre l’esercito borbonico mentre Giuseppe Garibaldi entrava a Palermo, che non è un film storico sulla spedizione dei mille; anche se come precisa Il Dizionario Mereghetti ci sono le sia le camice rosse che Garibaldi, il duo Ficarra e Picone ricorda gli sfaticati Sordi e Gassman, aiutati a sopravvivere da Tony Servillo nel ruolo del generale Vincenzo Giordano Orsini, responsabile in quel 1870 dell’arruolamento dei famosi mille sbarcati a Quarto in Sicilia contro l’esercito borbonico per l’unità d’Italia.

Garibaldini per forza come la maggior parte di quei mille raccolti fra storpi, impostori e persino bambini confusi fra svariati dialetti, rappresentano l’ostacolo principale di un esercito disincantato dalla stessa storia come Domenico Tricò(Salvatore Ficarra) che si sforza di insegnare a una truppa eterogenea come si devono costruire i proiettili per le carabine, costretto alla guerra solo per ritrovare in Sicilia la fidanzata, e come Rosario Spitale(Valentino Picone), palermitano espatriato in Veneto dal quale è costretto a fuggire per non essere arrestato come baro.

Ed ecco che i due non eroi non solo “abbattono” l’eroismo dei mille, ma ubbidendo alla sceneggiatura di Andò, Ugo Chiti e Massimo Gaudioso, restituiscono coraggio, dignità e vittoria ai più disperati e poveri diventando eroi e non per caso! Come Ficarra e Picone e si anche Gassman e Sordi coinvolti nei rispettivi film nell’impresa i primi, dell’unità d’Italia e nella difesa contro l’Austria di Francesco Giuseppe i secondi,  di un Paese agli albori della democrazia!