Al teatro Tor Bella Monaca di Roma è andato in scena dal 10 al 14 dicembre, uno spettacolo di Brian Watkins, con due promettenti attrici che hanno dimostrato impegno e talento.
Due giovani artiste, Federica Carruba Toscano e Arianna Cremona, ci offrono un’occasione di riflessione su una macabra vicenda familiare. Tratto dalla drammaturgia di Brian Watkins, il loro racconto si dipana tra le pieghe di un’esistenza segnata dalla prigionia emotiva.
Le due attrici portano in scena una storia familiare, vittime di una madre malata che pretende di essere costantemente servita, sottraendo alle figlie la possibilità di costruirsi un futuro. La madre riversa tutto il suo amore su una pecora, Vicky, un ricordo del marito defunto che le aveva regalato in passato. Le sorelle Sarah e Hannah non si parlano mai direttamente, ma ciascuna racconta al pubblico il proprio vissuto attraverso monologhi che si alternano e si intrecciano con ritmo serrato. Un’interpretazione intensa, densa di emozioni, in cui il dolore e i desideri si manifestano in modo diretto e toccante.
Le due sorelle, tanto diverse tra loro, sono accomunate dal destino di prigionia: una è completamente devota alla madre, dedita a prendersene cura con ossessiva attenzione; l’altra è più ribelle, lavora in un bar e sogna una via di fuga. Entrambe, però, desiderano ardentemente lasciarsi alle spalle quella vita, prigioniera della sconfinata prateria che circonda la loro casa, per cercare una strada diversa, una possibilità di dare forma e spazio ai propri sogni. Ma entrambe sono incapaci di realizzare questo obiettivo, bloccate dal potere narcisistico della madre. Le sorelle sono cariche di rancore, che reprimono e tengono a bada. Un rancore che, a un certo punto, esplode in un atto imprevisto e aggressivo, diretto contro la pecora Vicky. Quest’ultimo gesto, simbolico e tragico, diventa l’espressione di un dolore mai elaborato, di una rabbia soffocata, una sofferenza mai veramente riconosciuta, mai detta esplicitamente. Vicky, la pecora, diventa il capro espiatorio del rancore represso, simbolo della perdita del padre, della fattoria, di un’intera vita che le sorelle non hanno mai potuto vivere. La violenza scaturita non ha un volto, una dimensione di genere: è semplicemente un fatto umano, asessuato. L’incapacità di riconoscere il dolore o di vedere un diritto negato si trasforma in violenza, senza distinzioni di sesso o di razza.
Il palco è arricchito da oggetti simbolici che riflettono il vissuto delle due sorelle. La piccola casa in cui vivono, rappresentata da una struttura al centro del palco, sopra un tavolo, e le ombre dietro un velo, creano un’atmosfera claustrofobica. Oggetti di uso quotidiano, come pezzi di legno e giornali, evocano il lavoro rutinario e la crudeltà sulla pecora Vicky diventa un rituale espiatorio di un male che pervade entrambe le protagoniste. I costumi di colore grigio, una tuta da lavoro per l’una e un semplice vestito per l’altra, riflettono perfettamente lo stato di prigionia in cui si trovano. Non sono recluse solo dalla madre, ma anche da loro stesse, dall’incapacità di esprimere i propri bisogni. Quando si è vittime di abusi psicologici, la comunicazione diventa difficile, e da questa impossibilità nascono atti di violenza inaspettati. E se le sorelle avessero avuto il coraggio di esprimere il loro malessere alla madre? Cosa sarebbe successo? Non lo sapremo mai. È proprio per questo che il racconto di scena è così potente: solleva una domanda, stimola una riflessione sul finale tragico, un finale che resta sospeso, inquietante e doloroso.
Un applauso va alle giovani interpreti che, con grande empatia e credibilità, hanno restituito l’intensità di un dramma familiare. Federica Carruba Toscano e Arianna Cremona hanno dato vita a un’esperienza teatrale di grande valore, trattando un tema poco esplorato ma che tocca la vita di tutti noi: le dinamiche familiari e le loro drammatiche, a volte inaspettate, conseguenze.
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Il nostro martello è in mano a mia figlia di Brian Watkins – traduzione di Enrico Luttman – Regia Martina Glenda – Con Federica Carruba Toscano e Arianna Cremona – scene, Sara Palmieri – Disegno luci, Sebastiano Cautiero – Costumi Nunzia Russo – Produzione La Contrada – Progetto semifinalista Biennale College Teatro 2022 – Osservatorio Campania Teatro Festival 2023 – Teatro Tor Bella Monca dal 10 al 14 dicembre 2024