“Fino alla fine”, il nuovo destabilizzante film di Muccino

Un film d’azione che poteva e doveva essere ancora più credibile

“Fino alla fine” di Gabriele Muccino è uscito nelle sale il 31 ottobre 2024 dopo la presentazione nella sezione Grand Public alla Festa del Cinema di Roma. La protagonista è Sophie, una giovane americana che fa un viaggio di quarantotto ore in Sicilia con la sorella Rachel, interessata al patrimonio artistico del territorio, lei invece si sente costretta ad accompagnarla nella gita ma vorrebbe solo divertirsi, motivo per cui si allontana dalla spiaggia per tuffarsi in alto mare. L’istante di caduta nell’abisso si rivela essere la metafora del salto nel vuoto che starà per accingersi a compiere inconsapevolmente nella sua vita. 

Sulla cima dello strapiombo, avviene l’incontro con un ragazzo, Giulio, e nel giro di pochi minuti entrano in sintonia tanto da darsi il primo bacio nella grotta dei Sospiri. Da lì la loro amicizia si trasforma in una relazione basata sulla voglia reciproca di lasciarsi andare e dimenticarsi del mondo attorno. Una generazione Z, che è pronta a ogni cosa pur di avere dei complici. Il film prende le sembianze di un dramma adolescenziale visto che la razionalità viene completamente annullata dall’esemplificazione di una conoscenza priva di tappe intermedie, entrambi sembrano un pò dei bambini che non si fanno domande. Delle domande Sophie avrebbe dovuto porsele visto che per “amore” si ritrova di notte nelle strade di Mondello assieme a quattro sconosciuti intuitivamente misteriosi. Da tali premesse il legame infantile fra Sophie e Giulio sarà messo alla prova, fino a toccare il culmine con un’azione fatale; una rapina, che finalmente da un taglio netto alla pellicola.

Soltanto nello svolgimento, la storia si trasforma in un buona forma di racconto dell’abbandono della morale quando il gruppo si confronta con circostanze avverse, realizzando il loro scopo in un contesto estremamente pericoloso. L’evoluzione della protagonista è esemplare nel permetterci di riflettere su come le scelte che facciamo ci plasmino e ci rendano ciò che siamo. Mettendo in conto il peso dell’influenza che chi si ha intorno esercita su di noi nelle fasi di smarrimento interiore. Questa sensazione è ricorrente nella sceneggiatura e fa tenerezza a coloro che a differenza di Sophie hanno la tendenza di prendere le decisioni con lucidità. 

Muccino, approfondisce temi seri con uno stile caratteristico, volgendo lo sguardo verso la leggerezza. Il film però è controverso e non arriva mai al dunque, ci si chiede se l’idea alla base del pensiero da donare a chi lo vede, sia lo schierarsi dalla parte del rischio o della salvaguardia. La nota positiva è il modo in cui si esplorano le relazioni interpersonali, riuscendo a creare un ritratto vivido delle figure che sfuggono dall’inseguimento della polizia, in una corsa mossa dall’ansia e dalla ricerca di identità, spicca Lorenzo Richelmy nei panni del Komandante per la giusta irruenza. Assumono grande importanza le immagini, i paesaggi diventano quasi un’estensione delle psicologie dei personaggi, infatti essi scoprono il conforto e il dialogo nei momenti in cui si immergono nella natura incontaminata. Inoltre, gli effetti speciali curati da Federico GnoliSheida Shahbaz funzionano molto e arricchiscono la fotografia rendendola inusuale e espressiva, gli spari, le maschere sui volti e gli abiti di abiti di scena ne raccolgono l’impatto visivo in continuo movimento.

La conclusione provoca incomprensione e incertezza. È chiaro che buttarsi a capofitto nelle situazioni a volte può essere utile per metterci a contatto con lati della nostra personalità che altrimenti non verrebbero fuori. Comunque, in un lasso di tempo così breve, la coppia al centro della trama scopre tutte le emozioni vivibili nell’intero arco dell’esistenza umana, troppe da potere immagazzinare con cura nell’animo. Sophie rimane segnata dal dolore, avendo conosciuto il sapore meraviglioso della libertà e… della morte, mentre Rachel trascorre una giornata in perfetta tranquillità visitando la cattedrale di Santa Maria Nuova, all’oscuro di ciò che le stesse accadendo. L’ambivalenza mette in discussione il senso di appartenenza dello spettatore che si interroga inevitabilmente su quale delle due esperienze avrebbe voluto sperimentare. La velocità esagerata della narrazione ci porta a non avere gli strumenti cognitivi per empatizzare con la visione. Di pari passo, l’attrice Elena Kampouris e l’attore Saul Nanni nei panni dei protagonisti potevano raggiungere interpretazioni migliori approfondendo i loro ruoli, oltre allo stare spesso sulle nuvole.

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Fino alla fine – Regia di Gabriele Muccino – Sceneggiatura: Paolo Costella, Gabriele Muccino – Con: Elena Kampouris (Sophie Ristuccia) – Saul Nanni (Giulio) – Lorenzo Richelmy, (Komandante) – Yan Tua (Yuri) – Francesco Garilli (Sprizz) – Enrico Inserra (Samba) – Ruby Kammer, (Rachel Ristuccia) – Syama Rayner (Liz) – Mitch Salm, (Brian) – Samuel Kay (Stefan) – Grace Ambrose (Stefania) – Scenografia: Massimiliano Sturiale e Ilaria Fallacara – Montaggio: Claudio Di Mauro Produzione: Lotus Production, Andrea Leone, Raffaella Leone – Nei cinema dal 31 ottobre 2024