Ritorna l’esigenza di provocare lo spettatore con una presa di posizione non facile
È da pochissimo passata la notte più paurosa dell’anno, quella del 31 ottobre. Halloween è la festa di origine celtica che celebra i defunti e l’orrido, ormai celebrata in Italia con divertimento. La giornata può diventare una valida occasione per rimanere in tema guardando il film horror “Immaculate – La prescelta“ del 2024, diretto da Michael Mohan. Il lavoro presenta una narrazione dissociata della realtà nell’esplorare argomenti comunemente accolti positivamente dai religiosi fedeli vicini al professare i buoni costumi quali la fede, la verginità, la moralità e la redenzione. Tragicamente, tali attitudini vengono ribaltate appropriandosi dell’oscenità. L’ambientazione si installa in un convento religioso, in cui il dramma psicologico apre solchi fra la logica di passaggi tesi e contraddittori.
Il focus della trama prende il sopravvento con la notizia della gravidanza di Suor Cecilia, un fatto inverosimile considerando che nessun uomo l’ha toccata. Inverosimile in quanto seppur sia un caso unico al mondo, per i credenti la Vergine Maria è l’unica a potersi definire la prediletta in grado di aver cambiato le sorti del creato. L’affinità in chiave distopica con il contenuto dei testi sacri porta con sé dei sospetti. Si scopre ben presto che la futura madre è vittima di un esperimento di Padre Tal Tedeschi, l’esimio Álvaro Morte. Egli desidera dar vita a un nuovo Gesù in laboratorio, affidandolo a una delle sorelle. La precarietà della riuscita dello scopo è pertinente alla dose di inquietudine palpabile. Il merito è anche della scrittura di Andrew Lobel, il quale amplifica l’ansia sviluppatasi dall’assistere alla ricerca di presa del controllo, quando il controllo sembra possederlo sempre l’ira.
La sceneggiatura propone uno schema di significato provocatorio nel mostrare la sofferenza disumana di un soggetto a cui viene tolta la facoltà di decidere del proprio corpo. Una trasposizione che ci ricorda le donne abusate sessualmente, così si resta perplessi nel chiamare Cecilia “Beata” a detta del carnefice. La pericolosità di un verdetto sul rifiuto del bambino da parte della sua genitrice è probabilmente sinonimo di peccato, un’idea nevralgica ricorrente nel cinema; che stavolta traina con se una scossa di confusa convinzione di giudizio rispetto a ciò che si vede.
Le inquadrature attraversano la camera con movimenti bruschi e spargimenti di sangue relativi al dolore delle contrazioni per il parto del nascituro, legati presumibilmente a una creatura portatrice di morte e torture inflitte a colei che lo tiene in grembo. Le parole pronunciate da un prete del confessionale difatti sono “…se questa non è la volontà di Dio, allora perché Dio non ci ferma?” Una domanda che funziona meglio dei restanti dialoghi, meno fantasiosi nello stare al passo delle immagini destabilizzanti e forti.
I momenti di buio assoluto della fotografia perennemente scurissima rendono difficile mantenere l’attenzione inalterata senza aumentare invano la luminosità del pc. Una carta vincente per fronteggiare un genere conturbante ma le sole candele che cercano di illuminare i volti dei personaggi, provocano insoddisfazione visiva. Tanto da dover aspettare qualche secondo prima di capire chi ci si ha davanti gli occhi, nonostante sia riconoscibile l’espressività di Sydney Sweeney nei panni di Suor Cecilia, concludente nell’immedesimarsi in un ruolo duro e disagevole. Al fianco, Bendetta Porcaroli è Suor Gnew, emblematica nel ribellarsi alle regole vigenti nella casa del Signore, raggirate con fare alternativo. Il debutto per l’attrice romana in un set americano si riduce a un’interpretazione in antitesi con tutte le altre figure, diversamente misteriose.
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Immaculate – La Prescelta – Regia: Michael Mohan – Sceneggiatura: Andrew Lobel – Con: Sydney Sweeney, Sister Cecilia – Álvaro Morte, Father Sal Tedeschi – Dora Romano, Mother Superior – Benedetta Porcaroli, Sister Gwen – Giorgio Colangeli, Cardinal Franco Merola – Simona Tabasco, Sister Mary – Giulia Heathfield Di Renzi, Sister Isabelle – Giampiero Judica, Doctor Gallo – Giuseppe Lo Piccolo, Deacon Enzo Musiche: Will Bates – Montaggio: Christian Masini – Fotografia: Elisha Cristian – Produzione: David Bernad, Sydney Sweeney, Jonathan Davin, Teddy Schwarzman, Michael Heimler – Distribuzione in italiano: Adler Entertainment, Leone Film Group