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L’albero: la lost generation degli anni ’20… del Duemila

Sara Petraglia debutta alla regia con un film su due ragazze perse tra droga e incertezze

L’albero è un film di Sara Petraglia, presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione del concorso Progressive Cinema. Tecla Insolia e Carlotta Gamba sono le protagoniste di un dramma giovanile, fatto di cocaina e una profonda, apparentemente inspiegabile, tristezza. Al centro, davvero, nella narrazione, una Gen Z persa e incompresa, che srotola in questi novantadue minuti tutte le delusioni e le conquiste raggiunte.

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Carlotta Gamba e Tecla Insolia

Bianca proviene da una famiglia benestante romana, che la vorrebbe vedere impegnata con l’università. Angelica è originaria di un paesino modesto di provincia e si trova decisamente più al verde dell’amica. Le due ragazze si trasferiscono insieme in una casa nella zona Pigneto. Dalla finestra del loro salotto ruba la scena un maestoso albero, da cui Bianca è inesorabilmente attratta.

Le due protagoniste, accompagnate saltuariamente dalla presenza di qualche amica e amico, passano le loro giornate facendo uso di cocaina. Il loro rapporto si intensifica e, esattamente come gli effetti della sostanza, si stabilizza in un costante up and down, che le separa bruscamente e le riavvicina, come calamite.

Il racconto rappresenta uno spaccato di vita di due adolescenti. Un racconto che parla della e alla Generazione Z sotto molteplici aspetti. Il primo è quello di aver la sensazione, durante la visione del film, di trovarsi di fronte, semplicemente, a delle persone. Le protagoniste non vengono definite né in relazione alla loro identità di genere né al loro orientamento sessuale, così come non viene mai definitivamente chiarito il loro rapporto. O almeno non nel modo classico che qualcuno si aspetterebbe. La narrazione, da questo punto di vista, scorre molto fluida.

Nel film si parla sicuramente di dipendenza, degli effetti e dell’alienazione che causa, del cambiamento interiore e dell’impotenza di fronte a certe sensazioni. Soprattutto però, ci si concentra su quella tristezza apparentemente inspiegabile che divora le protagoniste. Una tristezza che, in modi diversi per ciascuno, è in realtà il risultato di molto altro.

Anche per questo L’albero parla della e alla Generazione Z. Individui che hanno acquisito gli strumenti per capire di portasi dietro un bagaglio di traumi generazionali, senza avere ancora però quelli totalmente adatti sapere come gestirli. Si tratta della generazione che affronta la perdita di certezze, il cambio della struttura portante del mondo. Per questo tematiche come salute mentale, ansia, tristezza, depressione, sembrano risuonarci morbosamente in testa.

Le giovani de L’albero, o ad esempio il protagonista de La casa degli sguardi, presentato sempre alla Festa del Cinema, sono accomunati dal senso di smarrimento, che devono colmare con una sostanza eccitante e al tempo stesso annichilente, che gli permetta di dare una causa all’impotenza che sentono di avere sulla loro vita.