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About Luis: il bullismo è uno dei figli del capitalismo?

Lucia Chiarla smaschera un sistema fallimentare alla Festa del Cinema di Roma

About Luis (Es geht um Luis) è un film di Lucia Chiarla presentato alla Festa del Cinema di Roma nel concorso Progressive Cinema. Uno spaccato di vita vera, di gestione del rapporto di coppia e della genitorialità. Una riflessione sul bullismo e su un sistema sociale fallimentare, volto ad autoproteggersi invece di tutelare gli individui. I più piccoli soprattutto.

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Constanze (Natalia Rudziewicz) e Jens (Max Riemelt) sono una coppia, sono i genitori di un bambino di dieci anni, Luis, e sono grandi lavoratori. Lui, un autista di Taxi, lei un’architetta, tra turni di notte e straordinari nel weekend, fanno del loro meglio per garantire una stabilità economica alla loro famiglia. Dalla macchina da presa posizionata principalmente nel veicolo, seguiamo le loro vicende giornaliere, tra passaggi dopo il lavoro e a scuola. Del bambino però sentiamo solo la voce. E vediamo il suo zaino, con le paillettes viola e un unicorno. La causa per cui Costanze riceve una telefonata dal preside e apprende che il figlio è vittima di bullismo.

Nonostante la sinossi presenti un film sull’inflazionato tema del bullismo, quello che troviamo è un prodotto che vuole comunicare molto di più. Apparentemente riguarda Luis. In realtà, mostra uno spaccato di vita di una coppia. Parla della difficoltà nel gestire i problemi quotidiani, tra lavoro e famiglia. I punti di vista differenti, i confitti e i compromessi. Parla del fallimento di un sistema che spinge le vittime a sottostare ai loro carnefici, a conformarsi, e perpetra la cura di un terreno che favorisce chi, quello stesso sistema, lo vuole aggirare.

Chiarla comunica tutto ciò attraverso la figura del padre, Jens. Egli combatte contro i taxi abusivi che non pagano le tasse e danneggiano l’operato del suo lavoro onesto. Combatte anche contro il preside della scuola e la scuola stessa, procedendo verso una denuncia dell’istituto piuttosto che un trasferimento del figlio o il più semplice cambio di zaino. Opzione, quest’ultima, che adottò in primis Constanze, contro il dispiacere del figlio. Il punto di vista preponderante è infatti quello di Jens. Un padre atipico rispetto alla narrazione steotipica a cui siamo abituati. Un padre sensibile, attento, con cui il figlio si confida e più aperto, rispetto alla moglie, alla libera espressione di Luis senza l’eventuale appartenenza forzata alle identità sociali imposte.

Quella in questione, è una generazione che ha superato (si spera) il tabù sugli orientamenti sessuali e le identità di genere, ma pur sempre frutto di una certa cultura. E quindi, quando si tratta di educare i figli, si è davvero scevri da stereotipi e barriere emotive che eliminano il pensiero razionale? Quando un figlio di dieci anni sostiene di volere il suo zaino con le paillettes e l’unicorno, vorrà dire automaticamente che è gay? Eventualmente, come mi farebbe sentire questa cosa? E soprattutto, se per quello stesso zaino subisce atti di bullismo è più giusto farglielo cambiare, fargli cambiare scuola, o farlo resistere perché non è lui a dover cambiare?

Alla fine di tutto però, anche per due genitori pieni di amore per il figlio come questa coppia, il vero problema è un altro, anch’esso generazionale: il tempo. Tutto ciò di cui sembra aver bisogno Luis è il tempo da passare con loro. Una stabilità e una ritualità che il lavoro non gli permette. E quindi si torna a un discorso di scelte e priorità. A volte, per garantire una sicurezza economica maggiore e un ventaglio più ampio di possibilità, ci si perde quello di cui i figli, soprattutto in età infantile, hanno bisogno: la presenza dei genitori.

Questo concetto viene fatto comunicare dal terzo personaggio della storia, la nonna. A questo si riallaccia un concetto molto interessante: la correlazione tra il bullismo e il capitalismo. Una società volta al conformismo, alla performance e alla spesa compulsiva, non si nutre di persone felici e appagate. La tristezza e la frustrazione sono ciò che spinge un individuo ad ambire sempre di più. A lavorare di più, ad avere più soldi, a comprare le ultime cose alla moda così da essere accettato da tutti gli altri, a fare shopping terapeutico e via dicendo. Non c’è spazio per chi si ribella. Non c’è spazio per chi pensa con la propria testa. Non c’è spazio per il diverso. Perché il diverso è imprevedibile e questo fa paura. La paura porta alla difesa e la difesa porta, con quell’educazione, alla violenza.

Max Riemelt

About Luis è un film dalle premesse piuttosto scontate. Le tematiche sono trattate e ritrattate e, a parte qualche soluzione tecnica interessante, il prodotto è piuttosto semplice e lineare. Ma la semplicità, se realizzata con passione e serietà, paga. Perché ciò che funziona di questa pellicola è il suo essere così realistica da sembrare quasi un documentario, in cui, prima o dopo nello scorrere dei fatti, ogni spettatore ci si riconosce. Questo è un film che fa riflettere. Che grazie all’immedesimazione lascia il pubblico intento a trovare una soluzione insieme ai personaggi, cercando una direzione in questa realtà annebbiata. 

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About Luis – Regia e sceneggiatura Lucia Chiarla – Con: Adele Fuhrmann, Anna Badorf, Aziz Capkurt, Elisabeth Wasserscheid, Franziska Troegner, Fritz Röhl, Katja Preuß, Mahigir Naser, Max Riemelt, Natalia Rudziewicz, Ruben Dietze, Wili Sellmann, Yun Huang – Musiche Mario Weise – Fotografia Christoph Iwanov – Produzione East End Film, Ostilicht Filmproduktion – Germania 2024