Miró, il pittore surrealista che non muore mai

Quando essere surrealisti significa essere sognatori

La mostra dedicata a Joan Miró Il costruttore di sogni al Museo della Fanteria di Roma è un evento pensato per chi ama il surrealismo proiettato sulle tele del celebre maestro catalano, considerato uno dei maggiori esponenti della corrente, nata negli anni ’20 a Parigi. L’esposizione è il punto di incontro di più di 100 opere provenienti da collezioni private, eseguite fra 1924 1981, ed è visitabile dal 14 settembre 2024 al 23 febbraio 2025.

Il Carnevale di Arlecchino, olio su tela, 1924-1925

Miró suscita un’imprevedibilità artistica anti convenzionale per i disegni apparentemente destrutturati. Nei quadri si vedono dei tratti neri che volteggiano compatti nel vuoto alla ricerca di un soggetto su cui poggiarsi, che però non sempre trovano. Tale frammentazione visiva, prima dritta e poi curvilinea, corrisponde a uno stile ben preciso, privo di significati intuitivi. Non è da tutti e tutte accorgersi di quanta fantasia e spensieratezza si voglia comunicare. I colori primari rimangono spesso gli unici protagonisti dei lavori: il rosso, il giallo e il blu, all’occhio subito riconoscibili.

Le sezioni presenti nelle stanze, curate dai critici Achille Bonito Oliva, Maïthé Vallès-Bled e Vincenzo Sanfo, sono; Litografie, Poesia, Pittura, Ceramica, Derrier le Miroir, Manifesti, Miró e i suoi amici. Il visitatore può osservare estratti del pensiero di Miró, attraverso le sue annotazioni e gli schizzi che precedono la realizzazione finale delle opere. Grande approvazione la riceve “Il carnevale di Arlecchino”, che rimane impressa per la sua essenza giocosa, carica di una tempra elastica e naturalissima .

Lo stesso vale per le tavole litografiche con raffigurati in serie i versi del componimento poetico “Parler Seul” del poeta dadaista Tristan Tzara (1950). Le poesie sono trascritte in lingua francese. I caratteri neri di piccole dimensioni affianco a un cerchio scuro circondato da stelle stilografiche, arricchiscono l’esperienza di allusioni ermetiche oltre che di pennellate. Indistinguibile è l’impegno attitudinale destinato al materiale preparatorio per la prima teatrale dello spettacolo L’Uccello Luce” (1981) di Silvano Bussotti, si tratta di fogli con protagonista un simpatico pupazzo verde animato nei panni di una giovane entità antropomorfa.

L’allestimento è predisposto in maniera tale che il bianco degli sfondi collocati dentro le cornici, crei un’ala di caducità miscelandosi alle pareti, anch’esse bianche, distensive. L’osservazione ci rivela come un banale segno possa trasformarsi in opere d’arte che non hanno età ne si identificano con figure che non siano più precisamente dei concetti. L’importante è saperle interpretare superando il visibile per non ridurle a esemplificazioni del bello solo perché sono asimmetriche. 

Parler seul, 1948 – 1950

Durante il percorso si evince la forte passione per la poesia, la musica e il teatro, arti che assieme alla pittura portano a interrompere la stasi emotiva prodotta da un’esistenza sprecata a causa dalla noia. L’artista era vicino alla devozione verso le cose semplici; i fiori, la luna o le rocce di “Personnage dans la nuit” III, amando restituirgli sfumature nuove e un posto nel mondo dell’arte in aggiunta a quello nel quotidiano. I bozzetti e le lettere di Miró, rendono chiare le diverse fasi della creatività. Si evidenzia come egli volesse mettere in ordine l’eccesso di oggetti tangibili e opinioni appartenenti alla vita comune, proiettato all’individuazione dell’essenziale. Questo lo contraddistingue rendendolo oggi un eterno bambino. 

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Miró Il costruttore di sogni – Produzione: Navigare Srl con il patrocinio di Ambasciata di Spagna in Italia; Instituto Cervantes di Roma; Regione Lazio e di Città di Roma, e a cura di Achille Bonito Oliva, Maïthé Vallès-Bled e Vincenzo Sanfo – Museo della Fanteria dal 14 settembre 2024 al 23 febbraio 2025.