E se ci fosse una parte di storia del dopoguerra che nessuno ci ha mai raccontato?
Il treno dei bambini è un film di Cristina Comencini, tratto dall’omonimo libro di Viola Ardone. Racconta una parte inedita di Storia che colpisce dritto al cuore del paese. Una vicenda che coinvolge le donne, i bambini, il partito comunista e i collettivi femministi. Una vicenda che riguarda il Nord e il Sud, uniti per la ricostruzione dell’Italia. La Festa del Cinema di Roma lo presenta alla sua quarta giornata, concedendo alcune repliche successive. Le proiezioni si sono concluse con un lungo applauso commosso.
Nel 1946, all’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale, l’associazione Unione donne in Italia, sostenuta dal Partito Comunista Italiano, decise di organizzare dei treni per portare i bambini dai paesi del Sud a quelli del Nord. Dopo la distruzione provocata dai bombardamenti, soprattutto nella parte meridionale del paese, i più giovani in particolare morivano di fame o per malattie. La povertà dilaniava la popolazione, portata alla disperazione. E la sfiducia e la diffidenza verso tutti, in primis verso lo Stato, erano totalizzanti. Così, molte madri decisero di fidarsi di questa iniziativa affidando i loro bambini per qualche mese a delle famiglie benestanti del nord, cosicché potessero ricevere cure, nutrimento e istruzione.
Amerigo Speranza, figlio di Antonietta (Serena Rossi), viene affidato, a Derna (Barbara Ronchi), suo malgrado. Quest’ultima, molto attiva all’interno del partito e parte dell’organizzazione, vive da sola e non si sente adatta a svolgere questo compito. Con l’aiuto del fratello, dei tre nipotini maschi e col passare delle settimane, Derna e Amerigo instaurano un rapporto che (forse) cambierà le sorti delle loro vite.
Questa operazione eroica, riguardante principalmente donne e bambini, rappresenta una parte invisibile di Storia. Parlando invece delle sorti della ricostruzione del nostro paese, la vicenda è di imprescindibile importanza. Sono stati gli unici due anni di pace, quelli in cui il treno dei bambini percorreva la spina dorsale dell’Italia, su e giù, ininterrottamente, dando ai più piccoli l’opportunità di sopravvivere. Nord e Sud del paese si sono uniti per ripartire, conoscendosi davvero forse per la prima volta. Parlavano lingue diverse, mangiavano cibi diversi, sembravano appartenere a due stati diversi.
Questa esperienza permise alle famiglie di conoscersi, di imparare le une le culture delle altre. La fiducia in questa operazione costruì un tessuto connettivo dei territori che garantì l’unico vero periodo di pace interna, di cui successivamente la memoria si è sbiadita, piano piano, sempre di più.
Il film approfondisce il lato più umano e sentimentale della vicenda, andando a indagare le emozioni delle singole persone. La restituzione positiva è aiutata soprattutto dall’ottima interpretazioni sia delle attrici protagoniste sia di Christian Cervone, Amerigo. Tutti i bambini nel film hanno svolto un lavoro straordinario, contribuendo in maniera cospicua a trasmettere il senso del film. Sono loro il vero ritratto di quell’Italia. Sono loro che l’hanno successivamente ricostruita.
Il treno dei bambini è un film commovente e inaspettato. Non solo riesce a scovare l’anima dei personaggi nella loro profondità. Personaggi reduci di guerra, in una fase post traumatica fondamentale di passaggio. Ma porta in superficie una parte di Storia rimasta nell’ombra, che ora più che mai è giusto riscoprire, per poter scrivere un futuro che tenga davvero conto di un passato più sfaccettato di quello che credevamo.
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Il treno dei bambini – Regia di Cristina Comencini – Sceneggiatura Furio Andreotti, Giulia Calenda, Cristina Comencini, Camille Dugay – Scenografia Maurizio Leonardi – Costumi Chiara Ferrantini – Montaggio Edoardo Aleandri – Musiche Nicola Piovani – Produzione Palomar