Uberto Pasolini porta alla Festa del Cinema un racconto profondo e inedito del ritorno di Ulisse a Itaca. E non è tutto rose e fiori.
Virgilio, Dante, Joyce, D’Annunzio, Kubrick, Miyazaki e chi più ne ha più ne metta. Ogni forma d’arte e d’artista si è cimentato con l’Odissea dandone una lettura sempre diversa. Questa volta Uberto Pasolini, produttore e regista pronipote di Luchino Visconti, ha dato la sua versione del celeberrimo ritorno di Ulisse a Itaca.
Per il suo Ulisse, Pasolini ha scelto di riunire una coppia vincente che più vincente non si può: Ralph Fiennes e Juliette Binoche. Dopo i 9 Oscar de Il Paziente Inglese, i due tornano insieme nei panni di Ulisse e Penelope. La scelta di Fiennes, interprete villain per eccellenza, non può essere casuale. Un Ulisse così recondito, spietato, riflessivo, depresso, deve avere la natura bipolare che un attore come Fiennes sa concretizzare. E poi c’è Juliette Binoche. Penelope regina prigioniera, madre straziata, moglie devota ma stanca di tutto quel sangue versato.
Ma forse la narrazione più inedita è quella su Antinoo. Non è il più spaccone dei proci, non è il più bello né il più forte. E’ senza dubbio il più astuto dei proci, quello con più potere a Itaca e colui che ha versato più sangue. Ma è anche l’unico veramente innamorato di Penelope. Non così diverso da Ulisse insomma. Su questa similitudine si gioca il finale, a suo modo sorprendente.
Quello di Pasolini risulta essere una specie di spin-off su una delle vicende certamente più famose, ma trattate con l’evidenza del lieto fine. La felicità dell’eroe salvatore della patria, della moglie e del figlio ha surclassato la storia. Ha accecato lo spettatore e otturato le orecchie dell’uditore, che per tutta l’epopea omerica ha visto e sentito per lo più tristezza e morte. Gli sembrava, al pubblico, di aver trovato il barlume della speranza che sì, prima o poi, Ulisse sarebbe tornato e avrebbe ristabilito in poco tempo la tanto agognata pace.
A che prezzo però? E’ questo il concetto che Pasolini voleva imprimere su pellicola. E quindi ha resettato la narrazione tipica che tutti noi, almeno a scuola, abbiamo appreso. Ulisse è tornato a Itaca svuotato di energie, privo della verve ingegnosa che lo ha reso famoso. Svilisce il suo cavallo di legno, è dilaniato dal senso di colpa di esser tornato solo, senza più nessuno dei suoi uomini. Quel senso di colpevolizzazione d’esser sopravvissuti di cui parlava Primo Levi. Ma ciò che più lo svuota dentro è la scia di morti che si porta dietro. Le mani sporche del sangue di tutti quei troiani.
La riflessione sul presente è obbligatoria. E se anche Ulisse, un eroe fondativo della nostra cultura, avesse commesso stupri, violenze e quelli che ora chiamiamo crimini di guerra? Il tempo degli onori è presto finito per gli eroi militari, così come la mitizzazione della guerra stessa. Non facciamo che anche Telemaco, simbolo di gioventù, cada nel fascino bellico perché si sa che la guerra è bella, anche se fa male. Non facciamo che un altro ragazzo parta per il fronte per tornare da uomo stravolto e straziato. O peggio ancora con due monete sugli occhi o avvolto in una bandiera. Insomma, o morto o morto dentro poca è la differenza.
Voto 7
The Return è un film del 2024 diretto da Uberto Pasolini. Italia, Regno Unito, 2024. Con Ralph Fiennes, Juliette Binoche, Claudio Santamaria. Uscita nelle sale 30 Gennaio 2025. 01 Distribution.