In coproduzione con Alice nella Città, una masterclass indirizzata principalmente a studenti e studentesse
Francis Ford Coppola è il protagonista assoluto della pre-apertura della Festa del Cinema di Roma 2024. Il giorno dopo la proiezione della sua ultima fatica, Megalopolis, avvenuta in data 14 ottobre, il regista ha tenuto una masterclass, a qualche ora dalla cerimonia d’apertura. A condurre quest’ultima sarà Lino Guanciale, prima della proiezione del film inaugurale, Berlinguer. La grande ambizione di Andrea Segre.
“Questa non è una masterclass, ma un incontro studente a studente.”
Esordisce così Francis Ford Coppola, salutando una sala Sinopoli gremita di discepoli pronti ad ascoltare uno dei figli prediletti del Dio Cinema. Ma il protagonista in questione è di un altro avviso. Innanzitutto, il suo interesse è per gli studenti, e a loro si rivolge direttamente. Un anziano capostipite che intende lasciare ai successori la sua eredità, in un modo ben definito.
Il padre di una delle trilogie più importanti della storia del cinema ha chiaro come vuole condurre quelle due ore a disposizione e lo fa ponendo il focus su alcuni punti. Quando parla di cinema parla di arte, nel senso più creativo e sentimentale del termine, e non di industria. Per la settima di tutte sono fondamentali solo due settori: la scrittura e la recitazione. Egli sostiene che i migliori registi della storia del cinema fossero stati prima degli attori.
Coppola interagisce così con la platea; vuole sapere quante persone tra le presenti studiano recitazione e, ormai nella seconda metà dell’incontro, ne chiama alcune sul palco insieme a lui. Per una decina di minuti la sala assiste a quella che sembrerebbe una delle classiche lezioni di recitazione in qualsiasi accademia. Quelle lezioni iniziali dove, tutti in cerchio, ci si scambia una palla immaginaria o si fanno altri esercizi per costruire una connessione gruppale.
Così, in pochi minuti, un gigante del cinema diventa l’insegnante di un gruppo di studenti che nel frattempo sta vivendo, si immagina, un sogno. E così Francis Ford Coppola racconta di quanto sia fondamentale per lui la fase delle prove. Quella stessa situazione ricreata era quanto proponeva agli attori prima di iniziare a girare un film. Il gioco e l’assenza di gerarchie tra le persone sono le uniche due regole di quella fase fondamentale di creazione del prodotto artistico.
Nel frattempo però le domande in sala faticano a trovare un loro spazio. Oltre a qualche consiglio per superare il famoso blocco dello scrittore, chiesto da una mano tra le prime file, si passa a qualche informazione in più su Megalopolis. Emerge così un altro dei punti su cui il regista ha insistito: l’arte non può prescindere dal rischio. Il suo ultimo film rappresenta proprio questo. Spiega Coppola, che ogni suo prodotto ha sempre seguito un certo binario. Il Padrino rispetta una struttura molto classica ed è per lui un successo inaspettato; Apocalypse Now è un film dall’impronta più wild; altri invece sono di derivazione spiccatamente teatrale. In ogni caso lui ha sempre avuto chiaro come girarli.
Megalopolis rappresenta invece il grande rischio della sua carriera. Il film stesso suggeriva a un regista disorientato cosa dovesse fare. L’investimento è stato grande per Francis Ford Coppola, non solo dal punto di vista economico, ma anche e soprattutto di tempo. E’ un film pensato tanti anni fa ma che parla ai giovani d’oggi e guarda al futuro. “L’ho fatto per me stesso” risponde quando gli viene chiesto a chi fosse indirizzato il film. L’impressione è però che quest’ultimo rappresenti il ruolo di Coppola stesso su quel palco. Una persona che rappresenta un passato segnato dalla sua arte, che è ora interessata a lasciare al presente i mezzi per proteggere un futuro dai presagi distopici. Per certi versi però, il retrogusto che emerge ha il sapore di uno scollamento dalla realtà presente, in favore di un ideale troppo condizionato da malinconia e buoni auspici.
Francis Ford Coppola, come in maniera minore Martin Scorsese ed estremizzando anche Roman Polański con il suo ultimo film, sembrerebbero aver prima perso i freni inibitori, che gli permettono di osare come mai, forti del grande nome che si sono costruiti. Poi, soprattutto, appaiono sullo sfondo come entità consapevoli del loro progressivo affievolimento, e per questo desiderose di lasciare il più possibile un’eredità. Un segno, che appaghi il ragionevole senso di colpa di non aver fatto abbastanza per salvare ciò su cui hanno investito in vita, e che allevii le responsabilità che carriere di questo spessore comportano.
Francis Ford Coppola è uno di quei nomi che ha scritto la storia del cinema e su questo non ci sono dubbi. Avere la fortuna di incontrare persone che rappresentano un simbolo carico di ideali superiori si porta dietro il rischio di una delusione derivante dalla conseguente umanizzazione dello stesso. Perché un simbolo non può dare nulla più di questo, esso stesso, sminuito ancora dalle aspettative. Al termine dell’incontro, tantissime domande sono rimaste in sospeso, in un tempo trascorso troppo rapidamente.
Foto di copertina: Francis Ford Coppola