Inaugurata la stagione “Follie” 2024/2025 del Teatro Nazionale di Genova.
Lo spettacolo Il giro di vite andato in scena nei rinnovati spazi del Teatro Ivo Chiesa, con la regia di Davide Livermore, rappresenta un’elegante e sofisticata rilettura del celebre racconto gotico di Henry James, in cui il confine tra realtà e fantasia si fa sempre più sottile, avvolgendo il pubblico in un’atmosfera di costante ambiguità. Livermore, noto per il suo stile visionario e la capacità di creare messe in scena altamente suggestive, ha saputo combinare l’inquietudine psicologica del testo originale con una regia che punta molto sul visivo, rendendo l’esperienza teatrale un vero e proprio viaggio sensoriale.
Uno dei punti di forza indiscutibili della produzione è il lavoro attoriale. Linda Gennari, nel ruolo dell’istitutrice, riesce a trasmettere con grande maestria la lenta discesa del suo personaggio nella paranoia. Gennari regala una performance calibrata, ricca di sfumature emotive, in cui il controllo iniziale della giovane donna, mossa dal desiderio di proteggere i bambini che le sono stati affidati, si trasforma in un’ossessione che la consuma progressivamente. Il pubblico viene così trascinato in un vortice di incertezza e sospetto, fino a non distinguere più cosa sia reale e cosa frutto della sua mente. Insieme a lei, Gaia Aprea, nel ruolo della governante, offre una performance che arricchisce ulteriormente la narrazione. La sua capacità di esprimere il conflitto interno del personaggio, tra protezione e angoscia, è notevole. Ogni gesto e parola trasmettono vulnerabilità e tensione, contribuendo a intensificare l’atmosfera di suspense dello spettacolo.
Accanto a loro, Aleph Viola si distingue nel ruolo del misterioso Peter Quint, una figura sinistra che incarna il male in modo sottile e sfuggente. Viola porta in scena un Quint enigmatico, il cui fascino oscuro è carico di minacce velate. Il suo personaggio aleggia come una presenza invisibile ma costante, destabilizzando il già precario equilibrio mentale della protagonista e rafforzando l’atmosfera opprimente della casa. Viola utilizza un gioco attento di sguardi e movimenti per sottolineare il carattere ambiguo del suo personaggio, facendo emergere la tensione tra attrazione e repulsione che definisce la sua relazione con l’istitutrice.
I giovani Luigi Bignone e Ludovica Iannetti, nei panni dei due bambini Miles e Flora, offrono interpretazioni impeccabili. Nonostante la loro giovane età, i due attori dimostrano un’eccezionale maturità artistica, riuscendo a bilanciare l’innocenza dei loro personaggi con una sottile inquietudine. I loro ruoli, così fondamentali per l’evolversi della trama, sono interpretati con precisione, contribuendo in modo significativo alla creazione di quella sensazione di malessere e ambiguità che permea l’intero spettacolo.
Se il lavoro degli attori è stato impattante, altrettanto si può dire per il comparto tecnico dello spettacolo. Le scene di Manuel Zuriaga funzionano come un elemento narrativo autonomo. Le pareti mobili si muovono in modo ipnotico, creando un ambiente in continua trasformazione che riflette il disorientamento della protagonista. I loro movimenti, fluidi e rigidi, rispondono alle emozioni dei personaggi, amplificando la claustrofobia dell’opera. Questo continuo cambiamento dello spazio scenico, simile a un labirinto, sottolinea la perdita di controllo della realtà da parte dell’istitutrice, intrappolata in una casa-prigione.
Il disegno luci, a cura di Antonio Castro, è altrettanto impressionante. Il gioco di luci e ombre crea un’atmosfera gotica e carica di tensione, trasformandosi in uno strumento narrativo fondamentale per accentuare l’ambiguità della vicenda. Ombre lunghe e fasci di luce che tagliano la scena trasmettono la presenza di forze oscure, amplificando la suspense. Castro evoca, con tocchi potenti, la sensazione di essere osservati da qualcosa di invisibile, catturando l’essenza del racconto di James.
La regia di Davide Livermore si distingue per la sua capacità di combinare differenti forme artistiche. L’integrazione della musica con la prosa teatrale aggiunge uno strato ulteriore di profondità emotiva, arricchendo la narrazione con un tappeto sonoro che amplifica le emozioni dei personaggi e la tensione che si respira in scena. Livermore dimostra ancora una volta la sua maestria nel gestire la fusione tra linguaggi differenti, riuscendo a bilanciare l’intensità drammatica del testo con momenti musicali che contribuiscono a creare un crescendo emotivo. Livermore ha saputo scavare nei lati più oscuri dell’animo umano, tirando fuori dall’istitutrice di Gennari una complessità che va oltre la semplice paranoia. La sua lettura del testo è ricca di sfumature, e la scelta di mantenere volutamente ambigua la natura delle apparizioni soprannaturali lascia lo spettatore sospeso fino alla fine, in bilico tra l’empatia verso la protagonista e il dubbio sulla sua sanità mentale.
Il “Giro di vite” di Livermore apre così le danze a una nuova ricchissima stagione proposta dal Teatro Nazionale, accolto dal pubblico con grandi applausi, tutti catturati da un’esperienza teatrale lascia una traccia profonda.
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di Henry James
traduzione e adattamento Carlo Sciaccaluga
regia Davide Livermore
personaggi e interpreti
Istitutrice Linda Gennari
Mrs Grose Gaia Aprea
Peter Quint Aleph Viola
Miss Jessel Virginia Campolucci
Miles Luigi Bignone
Flora Ludovica Iannetti
Il Prologo Davide Livermore
scene Manuel Zuriaga
costumi Mariana Fracasso
musiche Giua
disegno sonoro Edoardo Ambrosio
luci Antonio Castro
regista assistente Mercedes Martini
assistente alla regia Milo Prunotto
assistente volontaria alla regia Irena Carera
direttore di scena Fabrizio Montalto
fonico Edoardo Ambrosio
nuova produzione del Teatro Nazionale di Genova in collaborazione con la Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova