Presentata lo scorso mercoledì, la stagione 2024/2025 del Teatro Arcobaleno
Ultima conferenza stampa in ordine di tempo per il Teatro Arcobaleno, che anche quest’anno riserva al suo affezionato pubblico un cartellone all’insegna della tradizione attraverso un viaggio nel mondo classico, il pensiero, le opere e gli uomini che lo hanno abitato, ma aperto anche a visioni e periodi storici diversi e a esperienze di drammaturgia contemporanea, sapientemente costruito dal direttore Vincenzo Zingaro. Un teatro che a dispetto delle “mode” del momento (ormai troppo lungo), continua fieramente ad affidarsi a compagnie ed artisti di grande valore come testimoniano la presenza in stagione di Giuseppe Pambieri, Ennio Coltorti, Edoardo Siravo e Patrizia La Fonte.
L’incipit scelto dal direttore Zingaro per caratterizzare la nuova stagione del Teatro Arcobaleno è: “Il teatro svela l’invisibile”. Un concetto che incarna una visione del teatro non solo come intrattenimento, ma come uno spazio privilegiato in cui tutte le arti si fondono, diventando un mezzo per esplorare le parti più nascoste dell’animo umano. Il teatro, inteso come compendio di tutte le forme artistiche, diviene quindi un luogo in cui si può tentare di comprendere meglio noi stessi e di riflettere sui grandi misteri della vita.
Un viaggio introspettivo e universale, che non si limita a mettere in scena storie o personaggi, ma aspira a svelare ciò che spesso rimane nascosto: i moti interiori, le emozioni più profonde, e le verità universali che riguardano l’esistenza umana. Con questa apertura, la nuova stagione del Teatro Arcobaleno si pone l’ambizioso obiettivo di offrire al pubblico un’esperienza che va oltre la mera rappresentazione, divenendo uno strumento di ricerca e scoperta.
Apertura di stagione con Antonello Avallone con Io, Ettore Petrolini, con un testo scritto da Giovanni Antonucci, che va ben oltre le apparenze e i pregiudizi che talvolta hanno accompagnato la figura di Petrolini ancora oggi apprezzato per la modernità della sua irridente verve comica. Una rivalutazione tout court del personaggio nella sua interezza, celebrandone il talento, e la sua capacità di grande innovatore del linguaggio teatrale. (17/20 ottobre)
Dal 7 al 10 novembre, Ennio Coltorti affiancato da Laura Lena Forgia dopo Shylock torna all’Arcobaleno con Pirandello segreto di Maricla Boggio che va a scandagliare una delle vicende più affascinanti ed enigmatiche del panorama teatrale italiano, caratterizzata da un intreccio complesso tra vita privata e arte. Il rapporto tra il più grande drammaturgo del ’900 e la sua musa ispiratrice Marta Abba. L’intrigante e profondo legame tra i due diede origine a una serie di opere che, pur trattando temi universali, riflettono inevitabilmente la complessità di questo rapporto, trasformandolo in un simbolo del dramma di un amore potente, ma mai pienamente realizzato.
Patrizia La Fonte e Maurizio Palladino sono invece i protagonisti di La morte della Pizia di Dürrenmatt con la regia di Giuseppe Marini dal 15 al 24 novembre, al suo secondo anno di rappresentazione. Un testo caustico e provocatorio, che acquisisce una rilevanza particolarmente forte nel contesto dei tempi che stiamo vivendo dove le figure mitologiche di Pizia, la sacerdotessa di Apollo e Tiresia, rispettivamente l’oracolo di Delfi e il veggente cieco, vengono “raccontate” come gli influencer del mondo antico, paragonabili a quelli contemporanei. Nel loro ruolo, impongono “verità” e interpretazioni spesso ambigue e manipolative, tanto da essere considerate vere e proprie fake news ante litteram.
Un ritorno (10/19 gennaio) all’Arcobaleno anche per Edoardo Siravo che al fianco di Francesca Bianco sarà in scena con Il Volpone di Ben Jonson nella trasposizione di Larry Gelbart, diretti da Carlo Emilio Lerici. Un classico del teatro inglese con un parallelo non casuale. Personaggi che si muovono in un mondo in cui il valore del denaro diventa il principale metro di misura delle relazioni umane, e le menzogne si trasformano in strumenti di manipolazione e inganno. Non è solo divertimento, ma anche una forte critica sociale.
Dal 30 gennaio al 2 febbraio un’accoppiata artistica che l’anno scorso all’Arcobaleno ha avuto grande successo con la figura di Artemia Gentileschi è quella tra Debora Caprioglio e Roberto D’Alessandro in veste di regista e autore di Callas d’incanto. Il racconto di Bruna, la fedele governante della Divina ci accompagnerà in un viaggio intimo nelle pieghe della vita di una donna che va oltre il mito, dove la gloria si intreccia con una profonda sofferenza personale segnata da una tragica ricerca d’amore tra dolore e solitudine.
Gradito ritorno anche per Micol Pambieri, reduce dal successo della scorsa stagione di Edipo a Colono insieme al papà Giuseppe, dal 14 al 23 marzo diretta da un veterano della tragedia greca Giuseppe Argirò vestirà i panni di Elettra di Sofocle, uno dei personaggi più tormentati del mondo classico. Personaggio archetipico che attraversa i secoli, incarnando conflitti che rimangono universali e attuali. La sua tragedia nasce dalla dinamica familiare e si estende ben oltre il mito greco, toccando temi di identità, psicoanalisi e memoria collettiva. In particolare, la figura di Elettra rappresenta un dramma profondo legato alla ricerca dell’io e all’ossessione, espressione di un desiderio di possesso e appropriazione dell’identità che affonda le sue radici nella famiglia e nel legame con la madre e il padre. Nel cast Roberto Baldassarri, Elisabetta Arosio, Melania Fiore e Vincio Argirò.
Per rimanere nel solco della commedia classica dal 28 marzo al 6 aprile toccherà a I Cavalieri di Aristofane nell’adattamento e regia di Cinzia Maccagnano. Una satira feroce e tagliente sulla corruzione della classe politica ateniese che assume una dimensione universale, esplorando dinamiche di potere, ambizione e moralità che sono parte integrante della politica in ogni epoca. Uno specchio del presente che rivela con amara ironia come certi meccanismi di potere e corruzione sfruttano la propria posizione per arricchirsi a discapito del bene comune. In scena oltre la Maccagnano anche Luna Marongiu, protagonista l’altra sera di un divertente siparietto, Raffaele Gangale, Cristina Putignano, Maria Chiara Pellitteri e Marta Cirello.
Chiude la stagione l’Adelchi, la celebre tragedia scritta da Alessandro Manzoni, vecchio sogno di Vincenzo Zingaro che sarà in scena con Giuseppe Pambieri dal 9 al 18 maggio per raccontare un periodo cruciale per l’Italia: l’anno 772, durante l’invasione dei Longobardi e il conflitto con i Franchi. La trama si sviluppa in un contesto storico turbolento, dominato da scontri politici e bellici, con la figura centrale di Adelchi, figlio di Re Desiderio, re dei Longobardi, e la discesa in Italia di Re Carlo dal Papa per intervenire nel conflitto. Da una parte, Re Desiderio, che vuole la guerra a tutti i costi, e dall’altra Adelchi, un giovane guerriero diviso tra il dovere verso il padre e il desiderio di evitare la distruzione e la violenza.
Per la stagione completa consultare il sito https://www.teatroarcobaleno.it/la-stagione-2024-2025/