Debutta in prima nazionale e in occasione del progetto Le città possibili, giunto alla sua terza edizione, “Quattro minuti e dodici secondi”. Per la prima volta in Italia, il testo di James Fritz calca le scene sul palco del Teatro del Lido.
«Mio figlio è sempre stato bravissimo»: è su queste parole che le luci della ribalta si spengono. Parole cariche di sofferenza, disillusione, amarezza, spaesamento. Sono le parole di una madre che in suo figlio ha riposto le più alte aspettative; le proprie speranze e desideri. Ma, quante volte accade che un genitore finisce per proiettare sui figli le proprie aspettative, costruendo un’immagine ideale che rischia poi di essere infranta? Questo, il destino di David (Claudio Vanni) e Diana (Chiara Becchimanzi), due genitori che presto si dovranno confrontare con questa dura realtà quando un evento scioccante li costringerà a rivedere completamente l’idea che si erano fatti di loro figlio. Un video compromettente, diffuso online, coinvolge il ragazzo (grande assente in questa rappresentazione, proprio come le migliori proiezioni ideali) e pone un interrogativo ancora più inquietante: potrebbe essere lui il responsabile.
E ora che ne sarà della sua reputazione? Del suo destino? E di quello dell’intera famiglia? Così, tra dubbi etici e bugie, la vicenda si infittisce sempre più. Un testo drammaturgico, quello di James Fritz, di profonda attualità e che scuote le coscienze dell’oggi. La violenza di genere è certamente uno dei temi centrali degli ultimi tempi; ma non è l’unico affrontato in questi 90 minuti di rappresentazione, che sollevano una serie di interrogativi a cui – forse – non riusciamo a dare risposta. Che la sessualità forse sia stata sdoganata a tal punto da diventare vittima di mercificazione e oggettificazione? Oppure siamo “semplicemente” vittime – e perché no, carnefici – di un’era digitale in cui tutto è legittimato? Prigionieri di una società che cerca incessantemente approvazione e appagamento? Di una condivisione estenuante che ci lascia senza un vero posto nel mondo? E fino a che punto l’apparenza può superare l’etica e la giustizia, pur di mantenere o acquisire uno status quo? Forse è troppo doloroso ammettere che la propria vita potrebbe essere stata solo una vana illusione. In fin dei conti, Quattro minuti e dodici secondi bastano per sconvolgere un destino e ritrovarsi sull’orlo del crollo.
Al suo debutto nazionale, la pièce pertanto si rivela un vero e proprio thriller, in cui la profonda drammaticità emerge con forza, alternandosi con sagace freschezza a momenti ironici e sarcastici. Grazie a un cast di alto livello (anche nella presenza di giovani talenti) che dimostra grande abilità interpretativa, il ritmo incalzante del testo è mantenuto con intensità costante. Il tessuto drammaturgico – curato da Giancarlo Nicoletti – spicca inoltre per eleganza e coerenza, rispecchiata anche nelle scelte scenografiche e illuminotecniche: quasi tutta l’azione scenica si svolge all’interno di una cornice dagli elementi domestici essenziali; mentre pochi topoi drammaturgici si sviluppano sul proscenio, sovvertendo le sorti dei protagonisti. Lo studio illuminotecnico, perfettamente integrato alla struttura drammaturgica, amplifica con precisione tensioni e contrasti narrativi. Il risultato ne è quindi uno spettacolo coinvolgente, capace di intrattenere e far riflettere, lasciando il pubblico con una sensazione di profonda soddisfazione.
Quattro minuti e dodici secondi. Di James Fritz. Regia, Giancarlo Nicoletti. Con Chiara Becchimanzi, Claudio Vanni, Flavia Lorusso e Samuele Ghiani. Scene, Alessandro Chiti. 27 e 28 settembre, Teatro del Lido di Ostia
Immagine di copertina: Claudio Vanni e Chiara Becchimanzi