Ma tutta l’attenzione è rivolta ai novant’anni di Brigitte Bardot e a una mostra che omaggia l’arte di Hugo Pratt
Quello di Trevignano Romano, elegante borgo antico sulle rive del Lago di Bracciano è probabilmente il Festival del Cinema più breve e più piccolo del mondo. Diretto con amore cinematografico e grande competenza dal critico e saggista Fabio Ferzetti (attualmente critico cinematografico a L’Espresso e per decenni critico al Messaggero di Roma), dotato di un dna di celluloide, nipote di Gabriele Ferzetti, stupendo interprete del grande cinema italiano degli anni d’oro e figlio di Fausto, top manager dello star system.
Il Trevignano FilmFest, coordinato da Corrado Giustiniani ha inaugurato ieri pomeriggio nello storico cinema Palma, fiore all’occhiello della cittadina alle porte di Roma, la sua tredicesima edizione. Quattro giorni serrati tra proiezioni, riflessioni e dibattiti che avra come testimonial le attrici Jasmine Trinca e la siriana Bayan Layla. Lo stesso dove Michelangelo Antonioni decise nel 2002 di festeggiare i suoi 90 anni. Tema di questa edizione la speranza con il titolo Riveder le stelle, il cinema racconta il sogno di un mondo diverso.
Undici film, molti dei quali diretti da donne con opere come il bel docufilm Tempo d’attesa che Paola Brignone dedica alle emozioni e ai timori di una decina di donne in gravidanza che si rifugiano nell’esperienza di un’anziana ostetrica napoletana o come il film di Daniela Porto che con Cristiano Bortone ha diretto Il mio posto è qui, dedicato alla storia di una donna coraggiosa nella Calabria degli anni quaranta che si ribella a un matrimonio combinato, grazie all’aiuto di un sacrestano omossessuale!
Ospiti del Festival anche Elaha della regista armena Milena Aboyan, un film sulle antiche diatribe sulla verginità legate al matrimonio e la marocchina Maryam Touzani con Il caftano blu e ancora Prima donna della regista Marta Savina ispirato alla storia vera di Franca Viola dove una ragazza di 17 anni rifiutò negli anni ‘60 il tipico matrimonio riparatore, portando il proprio violentatore in tribunale.
Jasmine Trinca a Trevignano presenterà domani sera alle 21,30 il film Maria Montessori la nouvelle femmenel ruolo della grande pedagogista diretta da Lea Todorov.
Chiudo questo spazio dedicato al cinema con un omaggio a un grande artista a cui il cinema si è più volte ispirato; parlo del grande Hugo Pratt che ho avuto la fortuna di conoscere nel corso delle tante edizioni della Mostra del cinema di Venezia che ho avuto la fortuna e il piacere di seguire. Abitando sull’isola del Lido a Malamocco, veniva spesso a salutare il suo amico Vincenzo Mollica e a curiosare i film in concorso. Di quegli incontri mi resta in casa un prezioso disegno di Corto Maltese con dedica. Oggi il mondo lo ricorda attraverso un viaggio nel suo universo di storie disegnate con i suoi personaggi iconici a cominciare da Corto Maltese, con quaranta tavole esposte nelle sale di Palazzo Besso in Largo di Torre Argentina a Roma dal titolo La biblioteca geografica di Hugo Pratt scoprendo cosa ha legato la creatività del maestro a Thomas Moore o William Shakespeare. Un viaggio emozionante fino all’africa di Kipkling durante le sue avventure, un evento da non perdere in corso fino al 20 dicembre attraverso mari, sogni, suggestioni e citazioni come quelle che ci raccontava seduto vicino la moviola dei nostri reportage: «Ho sempre detto che in fondo tutto è stato scritto che possiamo solo riscrivere».
E chiudiamo a proposito di grandi artisti del ‘900 con gli auguri per i 90 anni (domani 28 settembre), di Brigitte Bardot, animalista da sempre, ultima icona del cinema, lontana dal glamour delle passerelle legate ai suoi film che la resero immortale grazie alla sua bellezza; protetta dal suo terzo marito Bernard d’Ormale nella bella villa La Mandrague a Saint Tropez in Costa Azzurra, a pochi chilometri da Cannes che gli fece costruire nel 1966 il secondo marito il miliardario Gunter Sachs ( il primo fu il regista Roger Vadim che la scoprì a 15 anni). Brigitte Bardot è sempre rimasta fedele a sè stessa; star a tutto tondo, lontanissima dai cliché delle dive, dalle mode dei bisturi, eccentrica e viziata come ricorda Stefano Montefiori, quando nel 1973 al culmine del successo abbandonò all’improvviso le scene, accusata di essere una sociopatica che amava più le capre e gli asinelli degli esseri umani. Oggi Brigitte Bardot la più rappresentativa Marianne di Francia ha detto che non gli importa della vecchiaia, anzi non l’ha neanche vista arrivare. «Ed escludendo a priori l’eventuale mia sepoltura nel Pantheon, dichiaro fin da adesso che voglio restare in campagna come il mio grande amico Alain Delon. Lui con i suoi cani e io con le mie capre».