Una delle attiviste politiche più importanti della lotta indigena in Ecuador
Il 12 settembre prossimo alle ore 17,00 presso la Sede del Consolato dell’Ecuador, a Roma, Via Nomentana, 257 -secondo piano, int. 5 – verrà consegnato il Premio Tránsito Amaguaña a due personalità del mondo femminile, una italiana e una ecuadoriana, che si sono distinte nel campo dell’impegno sociale e umanitario. L’evento, che si terrà alla presenza del Vicecónsul del Ecuador en Roma S.E. Sara Lucía Oña, sarà presentato dalla poetessa ecuadoriana Veronica Paredes, con l’accompagnamento musicale della polistrumentista Oscar Bonelli.
Il Premio è dedicato a Rosa Elena Tránsito Amaguaña Alba, nota come Tránsito Amaguaña, che è stata una attivista indigena ecuadoriana.
Questa donna, circa a metà del secolo scorso, ha guidato il primo sciopero operaio a Olmedo, insieme a un’altra donna eccezionale (28 anni più grande di lei) conosciuta come “mamá Doloreyuki” o “mamá Dulu”, Dolores Cacuango, fondatrice nel 1944, con l’aiuto del Partito Comunista, della Federazione degli Indiani dell’Ecuador (FEI) e due anni dopo la prima scuola bilingue quechua-spagnolo.
Tránsito Amaguaña, nota anche come mamá Tránsito, era nata a Pesillo (un piccolo villaggio nella zona di Quito e del Vulcano Pichinca, situato proprio ai piedi del vulcano Cayambe), il 10 settembre del 1909 ed era morta nello stesso luogo, ormai centenaria il 10 di maggio de 2009.
Sono passati ben 125 anni dalla sua nascita e vogliamo ricordala per le sue gesta e il suo coraggio.
Quest’anno il Premio viene assegnato a due donne differenti, una italiana e un’altra di origine indigena ecuadoriana.
La prima è Luisa Morgantini, attivista, per anni è stata sindacalista, prima donna eletta nel sindacato dei metalmeccanici, un impegno attivo contro ogni sopraffazione ed ingiustizia sociale, si è battuta contro l’apartheid in Sudafrica, nelle lotte di liberazione nazionale dall’Algeria all’Angola, dal Vietnam al Nicaragua, in difesa del popolo curdo, contro la guerra nella ex Jugoslavia, nelle donne contro la mafia, dal 1982 si occupa di questioni riguardanti il Medio Oriente, in particolare del colonialismo di insediamento Israeliano e dei diritti negati al popolo palestinese ed è Presidente di AssoPacePalestina, è stata portavoce dell’Associazione per la Pace ed è tra le fondatrici delle Donne in Nero in Italia e della rete internazionale di Donne contro la guerra. Dalle Donne in nero israeliane è stata premiata per la costruzione di relazioni tra donne israeliane e palestinesi, è stata candidata al premio Nobel per la Pace insieme a mille altre donne nel mondo. È stata eletta per due volte a Strasburgo, è stata vicepresidente del Parlamento europeo. Il Premio le viene attribuito con questa motivazione “per il suo impegno sociale a favore dei diritti delle donne e della parità di genere, per il suo lavoro umanitario contro la guerra e la violenza e in difesa dei diritti dei popoli”.
La seconda è Gladys Alexandra Tercero Benavides, di origine indigena ecuadoriana, nata nel 1983 a Salcedo, nella regione montuosa vulcanica del Cotopaxi, mediatore interculturale, operatrice sociale, che ha contribuito, attraverso la Associazione Culturale AYLLU APS di cui è Fondatrice e Presidente e con la quale realizza la promozione socio/culturale in ambito di integrazione ed inclusione dei migranti, a far conoscere la cultura e l’arte indigena. Il Premio le viene attribuito con questa motivazione “per il suo impegno in favore delle attività culturali e artistiche degli indigeni dell’Ecuador”.
Ma tornando alla nostra attivista Tránsito Amaguaña, perché questa donna decise di guidare la lotta degli indigeni?
Come afferma il Vicecónsul S.E. Sara Lucía Oña:
«Questa Mamita si è sempre dedicata agli altri, soprattutto alle classi sociali più povere e, sebbene fosse una mujer senza istruzione, è stata un vero punto di riferimento della sinistra ecuadoriana e del femminismo del primo Novecento. Ma come iniziò la sua attività? I suoi genitori lavoravano in una vasta tenuta feudale appartenente a un padrone, el gamonal, occupandosi di un piccolo appezzamento di terra, un huasipungo, e avevano a lungo subito abusi, maltrattamenti, sfruttamento, da parte dei loro datori di lavoro e, a fronte di tutta la fatica fatta, venivano compensati solo con alimenti come patate, orzo e grano. La piccola Tránsito crebbe in questo ambiente e a solo 7 anni fu messa a svolgere lavori domestici, come lavare, spazzare, portare l’erba, passare il cibo ai braccianti, ecc., a 14 anni dovette sposare un uomo di 25 anni, dal quale ebbe 4 figli. Poiché il marito era un alcolista che abusava di lei e non sosteneva gli indigeni, lei divorziò e iniziò il suo attivismo attraverso i suoi legami col Partito socialista ecuadoriano e, poi, effettuando le marce indigene, con le quali si chiedevano diritti sulla terra e sul lavoro».
Veronica Paredes, a cui il Consolato ha affidato la presentazione dell’evento, confessa:
«Quando mi hanno chiesto di occuparmi di questo evento, mi sono emozionata. Questa Mamita mi ricorda mia nonna e le altre donne indie che vedevo quando andavo sulla montagna con mio padre e mia nonna. Noi avevamo già ottenuto qualche diritto, ma mi ha riempito di soddisfazione lo spirito indomito di questa abuelita. Piccola piccola, con una vocina quasi da fatina del bosco, con quel viso solcato dal tempo, con quei suoi occhi vividi, era una trascinatrice di popolo. L’ho amata subito, era una donna, indigena, analfabeta, povera, maltrattata, ma ha fatto la storia del sindacalismo indigeno. È stata capace di ottenere la fine del sistema di sfruttamento domestico delle “huasicamías a servizio” e di richiedere il rispetto del Codice del Lavoro. È stata una delle promotrici della cooperativa agraria esigendo che lo Stato consegnasse la terra alle popolazioni indigene, perché secondo lei la giustizia e i diritti dovevano essere uguali per tutti».
Luisa Morgantini che ha trascorso tutta la vita a cercare giustizia e a difendere i diritti dei popoli, accoglie questo Premio con titubanza e commozione:
«Ringrazio davvero il Consolato dell’Ecuador che ha pensato di assegnarmi questo Premio che non sono sicura di meritare, ma che mi onora e sento una profonda commozione a condividere il Premio con Alexandra Tercero e ad essere associata alla vita di Tránsito Amaguaña, una donna all’insegna della ribellione e della lotta per i diritti, che è riuscita a liberarsi dal dominio maschile, che nel Dopoguerra (1946) ha contribuito alla fondazione della Federazione Ecuadoriana degli Indios per promuovere la distribuzione delle terre e che negli anni Cinquanta ha promosso la fondazione di scuole bilingui, in spagnolo e kichwa ecuadoriano. La sua vita è un esempio per tutte noi in cerca di libertà/liberazione».
Sappiamo che mamá Tránsito è anche stata accusata di traffico di armi e che ha dovuto trascorrere quattro mesi in carcere per la sua attività sindacale, ma la sua natura selvaggia non si è piegata e ha continuato a dedicarsi alla lotta e alla difesa dei più deboli per tutta l’esistenza.
Nel 1962 è stata scelta per rappresentare gli indigeni ecuadoriani a Cuba e in Unione Sovietica al Congresso del Partito Comunista dell’URSS.
Alexandra Tercero che col suo lavoro ha fatto conoscere la cultura indigena dell’Ecuador in Italia afferma: «Occuparmi della cultura del mio paese, in particolare della gente indigena come me, è come se mi avesse consentito di portare in Italia un pezzo della mia terra, le abitudini, la cultura. Ogni pittore che ho conosciuto, ogni evento dedicato alle nostre consuetudini, ha consentito di trascorrere il mio tempo in Italia, ricca e piena anche del mio passato. E questo Premio è un bel regalo a coronamento di tutto il mio percorso. Sono così emozionata di essere premiata in onore di Tránsito, ma ancor di più di essere premiata insieme a un personaggio della caratura dell’On. Morgantini che rappresenta un faro per il suo Paese».
Mi piace terminare questo articolo sulla manifestazione in onore di Tránsito Amaguaña con una delle sue più celebri frasi:
«Yo me he envejecido en esta lucha, y ahora lo menos he de morir comunista».
«Sono invecchiata in questa lotta e adesso lasciatemi per lo meno morire comunista».
Manuel Humberto Cholango Tipanluis, contadino, dirigente indigeno, presidente della organizzazione Ecuarunari, alla morte di Tránsito, avvenuta a ben 99 anni, ha sottolineato: «la dipartita di mamá Tránsito lascia, per il movimento indigeno, un’enorme perdita e un grande vuoto».
P.S. Ci giunge ora notizia che l’evento è stato rinviato per cause di forza maggiore a data e luogo da destinarsi.