L’arte è a misura (solo) d’uomo, ma non è per tuttә

Riflessioni, considerazioni e uno sguardo che vanno oltre la storia dell’arte: questa è la “Storiә dell’artә” di Giosuè Prezioso

Il libro di Giosuè Prezioso fa la differenza. All’equazione diretta, drammaticamente vera: “arte nelle nostre teste = uomini + potenzialmente bianchi + occidentali + pittori e/o scultori + nonché del passato”, egli risponde con la differenza, la diseguaglianza, il contrario di quanto racchiuso in quelle incognite. Ad una costante secolare, contrappone la disparità, il divario, la discordanza.

@josh_praecious

Lo si capisce sin dalle prime pagine di Storiә dell’artә, il nuovo libro, edito da Kalós Edizioni, del più giovane direttore degli Studi Unicollege di TorinoForbes l’ha nominato personalità “30 Under 30 – 2023”, la selezione dei cento innovatori Under 30 per la categoria Education.

Il mondo dell’arte, oggi così come nel passato, ricalca e rispecchia l’equazione virgolettata: questo testo costringe a rendersene conto, obbliga gli occhi a inaspettate viste, con piccoli ed efficaci esercizi, ragionamenti sul mondo dell’arte, ma non solo.

Di matematico c’è il perpetuarsi di schemi e di visioni comuni, generali che vedono il primato di tutte le incognite citate: la nostra storia dell’arte e l’arte, in senso generale, è quella realizzata da uomini bianchi, di una precisa parte del mondo, per lo più pittori, non viventi (Michelangelo, Leonardo, Raffaello…per citare i primi che, inevitabilmente, pensiamo). Un’eredità tramandata dall’opera letteraria di Giorgio Vasari, l’inconsapevole inventore di un’equazione che dura da secoli.

Giosuè Prezioso, con abilità stilistica e precisione, conduce a scoprire come l’arte sia anche ben altro: c’è un mondo inesplorato, lasciato da parte, frangenti che ci appartengono ma che nemmeno vediamo, nascosti dal pregiudizio, dalla dominanza, dalla supremazia dell’esistente assunto a esclusiva verità, assodato riferimento.

È l’incolpevolezza a regnare: non ci rendiamo conto che l’arte che apprezziamo, che visitiamo (io compresa) è solamente quella realizzata da una fetta dell’umanità intera. Manca tutto il resto, mancano pezzi fondamentali, da troppo tempo. Siamo vittime di bias, dell’incapacità di togliere i macigni culturali esistenti, non sentiamo la necessità di liberarci dalle catene, per uscire dalla caverna, e ci accontentiamo delle ombre, perché pensiamo rappresentino la sola, unica realtà.

L’arte, però, non è fatta e non deve essere più rappresentata dai canoni tradizionali, importanti e fondamentali sì, ma non esclusivi e onnipresenti. L’arte vive di artisti, artiste, artistә, donne, giovanә, di altra provenienza (diversa dall’Occidente), del mondo della disabilità e delle comunità LGBTQIA+, di persone vive e non appartenenti a tempi lontani. L’arte non è solo pittura, scultura, architettura. Si parla di arti (o meglio di artә) pluralә, personalә, viventә, creatricә.

Lo sguardo di Prezioso, nella disamina, si allarga e va a scovare angoli nascosti, luoghi di discriminazione, chiusura, di perdita: la tecnologia, la domotica, l’università, la scuola, il lavoro. Ogni ambito soffre e si trova mancante, di fatto soffoca. Vive e perpetua la sua presenza chi rappresenta la cosiddetta “normalità”, la tradizionalità. Dai nomi femminili degli assistenti virtuali al pregiudizio sull’età (il stra risentito “è giovane ed è anche bravo”), dalle fatiche vissute in ambito accademico al lavoro, dall’Intelligenza Artificiale (che rispecchia, esattamente, l’equazione iniziale) a tutta la strumentazione (dalle macchine ai telefoni) concepita e fatta per essere adoperata solo dal maschio. Perfino le scoperte e le innovazioni digitali rischiano e, spesso, sono di fatto inaccessibili.

Siamo circondanti da un mondo e da un’arte a misura (solo) d’uomo, ma non per tuttә. In questo sta incasellata la nostra esperienza, il nostro tempo.

Questa considerazione va a braccetto con un altro spunto molto interessante proposto da Prezioso. L’io, che trova il suo innesco nell’Umanesimo e nel Rinascimento, motiva la necessità e l’attenzione di veder rappresentati solo i soggetti umani, sottolineando la difficoltà (l’impossibilità?) di cogliere l’arte astratta, priva dell’elemento antropico. Senza l’uomo dipinto, a livello macro e generale, non capiamo più niente. Torna, dunque, la predominanza dell’Occidente, la classificazione segnata dal Vasari.

Questa tendenza io-centrata, però, potrebbe tradursi in risvolti opposti: l’io autorizzato a commentare, esprimere, sentendosi il protagonista potrebbe andare incontro ad un’inversione, addirittura al silenzio e al nascondimento, all’anonimato. Anche in questo senso, l’arte attuale potrebbe segnare il percorso…

L’excursus di questo libro fa riflettere e pone davanti la realtà dei fatti e dell’evidenza: viviamo in scompartimenti, in categorie già precostituite di cui difficilmente prendiamo coscienza, uguali, perpetue dove l’equivalenza e la somiglianza scalzano il circostante, che non riusciamo mai a vedere. Lo sguardo critico di questo giovane professore e ricercatore va a sondare le regole precostituite, le discriminazioni, i paradossi che continuano ad esistere: è sconcertante venirne a conoscenza.

Storiә dell’artә fa quel passo coraggioso e poco scontato di provare a vederlo davvero l’oltre, che è sempre stato lì. Come? Attraverso la differenza, il contrasto, con dati e studi alla mano. E uno spirito di sottofondo che sa di fiducia e speranza verso il futuro.

@osservatorioculturalavoro.com

L’utilizzo della schwa “ә” a volte rende la lettura impegnativa dal punto di vista visivo, per chi non è abituato a scorrere le parole senza la classica distinzione maschile/femminile ma è una scelta che ben si adatta agli obiettivi contenuti nelle pagine: bisogna per forza provare disagio, quasi fastidio leggendo, rendersi conto che quello all’interno è il nostro mondo, la nostra quotidianità. Si può e si deve fare di più.

Il contrario di un’equazione, ben confezionata e costante, è la disuguaglianza, elementi diversi che rompono i legami di uguaglianza fissi, statici: il risultato è questa Storiә dell’artә di tuttә, di una pluralità che non ha più classificazioni, scompartimenti e limiti. Arte/realtà = io + tu + noi + loro + …+…

Immagine in evidenza/di copertina: @edizionikalos.com