La stagione teatrale 2024/2025 del Teatro Giuditta Pasta
28 Settembre 2024 @ 20:30 – 11 Aprile 2025 @ 20:30 CEST
TEATRO GIUDITTA PASTA | SARONNO
STAGIONE TEATRALE 2024- 25
| programma settembre 2024 – maggio 2025
IMMAGINAZIONE
Direzione artistica Andrea Chiodi
ANTONIO LATELLA | SONIA BERGAMASCO|GIORGIO GALLIONE | CORRADO NUZZO | MARIA DI BIASE |RAPHAEL TOBIA VOGEL | FAUSTO CABRA SARA LAZZARO | REMO GIRONE | PETER STEIN | EDOARDO ERBA | GIOELE DIX | MASSIMO DAPPORTO | FABIO TROIANO |LUCA DE FUSCO
GALATA RANZI | MARIA PAIATO | MARIANGELA GRANELLI | GABRIELE VACIS | ARIANNA SCOMMEGNA | TINDARO GRANATA |FRANCESCA CECALA MIRIAM GOTTI |BARBARA MENEGARDO | SVEVA SCHNEIDER | ILARIA PEZZERA | MANUELA KUSTERMAN | GIOVANNI TESTORI | SANDRO LOMBARDIANNA DELLA ROSA | LUISA BORINI | COMPAGNIA EGRIBIANCODANZA | RAPHAEL BIANCO |MARTA CIAPPINA | VIOLA SCAGLIONE
SIMONA BERTOZZI | ZAPPALÀ DANZA | I POMERIGGI MUSICALI |I LEGNANESI | LUCA BIZZARRI | GIORGIA FUMO | ANDREA VITALI | THE CHARLESTON GOSPEL CHOIR |GIUSEPPE GIACOBAZZI | ABBA DREAM |ANDREA CHIODI | MICHELE CAFAGGI | EMANUELA DALL’AGLIO | MANUELRENGA| NADIA MILANI | CLAUDIO MILANI | DARIO DE FALCO | PAOLO GIORGIO | GIULIA PROVASOLI | LAC LUGANO ARTE E CULTURA | CTB | STIVALACCIO TEATRO ATIR | NIDO DI RAGNO |TIEFFE TEATRO MILANO| TEATRO FRANCO PARENTI| AGIDI | TEATRO BIONDO PALERMO | TEATRO STABILE DI CATANIA UTIM | PRODUZIONI PROXIMA RES | CORO HEBEL LICEO LEGNANI |FONDAZIONE ERT TEATRO NAZIONALE| COMPAGNIA LOBARDI TIEZZI | ASSOCIAZIONE GIOVANNI TESTORI | FONDAZIONE EGRI PER LA DANZA| BALLETTO DEL TEATRO DI TORINO | | FONDAZIONE AIDA CENTRO SERVIZI CULTURALI SANTA CHIARA| TEATRO STABILE DI INNOVAZIONE FVG| STUDIO TA-DAA!| TEATRO DEL BURATTO | TPO PRATO ACCADEMIA PERDUTA ROMAGNA TEATRI | TEATRO TELAIO | TEATRO DEL PICCIONE | DREAM WALKERS COSTRUTTORI DI FUTURI SOGNATI
«Immaginazioni:
“Libere e astratte riproduzione o elaborazione di dati sperimentali o fantastici”.
Così definiva l’Ariosto la riproduzione della realtà. Ed ecco che l’immaginazione si declina, per la nostra stagione – la mia seconda da Direttore Artistico al Giuditta Pasta – al plurale. Al plurale perché tante sono le visioni della realtà che il teatro ci permette di immaginare.
Spettacoli che diventano libere e astratte riproduzioni o elaborazioni di testi, storie, pensieri, drammi, vite, sorrisi, corpi e voci.
Un percorso di conoscenza, capace di farci immaginare possibili nuove risposte ed aprirci a nuove domande. Un percorso, quello della stagione che verrà, che vuole il teatro come polo culturale della città, dove le immaginazioni possano viaggiare per dare spunti di riflessione a tutti, dai bambini ai più adulti, dagli amanti della comicità a chi invece ama la danza o il teatro, la musica o la prosa.
Una proposta ampia che cerca percorsi al suo interno per soffermarsi a riflettere sui grandi temi che da sempre interrogano il cuore e il pensiero dell’uomo.
Ho pensato così ad una stagione divisa in sei sezioni:
Prosa, Contemporanea, Musica, Danza, Show e Teatro per famiglie.
GIOVEDÌ 31 OTTOBRE 2024 | ore 20.45
LA LOCANDIERA
di Carlo Goldoni
regia Antonio Latella
con Sonia Bergamasco, Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Gabriele Pestilli, Marta Pizzigallo, Valentino Villa
dramaturg Linda Dalisi
scene Annelisa Zaccheria
costumi Graziella Pepe
musiche e suono Franco Visioli
luci Simone De Angelis
assistente alla regia Marco Corsucci
assistente alla regia volontario Giammarco Pignatiello
produzione Teatro Stabile dell’Umbria
Penso a Café Müller di Pina Bausch. Penso ad una donna nata e cresciuta nella Locanda. Un luogo-mondo che accoglie infiniti mondi. Nel testo goldoniano il tema dell’eredità è il punto cardine di tutto. Mirandolina seduta sul letto di morte del padre riceve in eredità la Locanda, ma anche l’ordine di sposarsi con Fabrizio, il primo servitore della Locanda. In questo credo che ci sia una inconsapevole identificazione del padre con il servo, come erede virtuale in quanto maschio. Più che un uomo per la figlia, il padre sceglie un uomo per la Locanda, un uomo pronto a tutto pur di proteggere la Locanda.
Credo che Goldoni con questo testo abbia fatto un gesto artistico potente ed estremo, un gesto di sconvolgente contemporaneità: innanzitutto siamo davanti al primo testo italiano con protagonista una donna, ma Goldoni va oltre, scardina ogni tipo di meccanismo, eleva una donna formalmente a servizio dei suoi clienti a donna capace di sconfiggere tutto l’universo maschile, soprattutto una donna che annienta con la sua abilità tutta l’aristocrazia. Di fatto Mirandolina riesce in un solo colpo a sbarazzarsi di un cavaliere, di un conte e di un marchese. Scegliendo alla fine il suo servitore come marito fa una scelta politica, mette a capo di tutto la servitù, nobilita i commercianti e gli artisti, facendo diventare la Locanda il luogo da dove tutta la storia teatrale del nostro paese si riscriverà, la storia che in qualche modo ci riguarda tutti. Goldoni fa anche un lavoro sulla lingua, accentuando un italiano toscano. Per essere Mirandolina bisogna essere capaci di mettersi al servizio dell’opera, ma anche non fare del proprio essere femminile una figura scontata e terribilmente civettuola, cosa che spesso abbiamo visto sui nostri palcoscenici. Spesso noi registi abbiamo sminuito il lavoro artistico culturale che il grande Goldoni ha fatto con questa opera, la abbiamo ridimensionata, cadendo nell’ovvio e riportando il femminile a ciò che gli uomini vogliono vedere: il gioco della seduzione. Goldoni, invece, ha fatto con questo suo testamento, una grande operazione civile e culturale. Siamo davanti a un manifesto teatrale che dà inizio al teatro contemporaneo, mentre per una assurda cecità noi teatranti lo abbiamo banalizzato e reso innocente. La nostra mediocrità non è mai stata all’altezza dell’opera di Goldoni e, molto probabilmente, non lo sarò nemmeno io. Spero, però, di rendere omaggio a un maestro che proprio con Goldoni ha saputo riscrivere parte della storia teatrale italiana: parlo di Massimo Castri.
ANTONIO LATELLA
“Non capisco come alcune signore, che ho l’onore di conoscere” – dice Goldoni nei suoi Mémoires – “possano sopportarmi e mi lascino prender le carte nelle loro partite; ciò dipende senza dubbio dalla loro cortesia, e anche dal fatto che conosco ogni sorta di gioco, non ricuso mai la partita, non mi spavento del gioco grosso, non mi annoio del piccolo, non gioco male: in una parola sarei una perla in
queste cose, se non fossi pieno di difetti”. Il gioco faceva parte della vita dell’epoca, ma questa frase fa emergere anche la natura di Goldoni, la combinazione di azzardo e controllo, il suo rapporto con la vita ma anche con la creazione; c’è un attento dosaggio di ingredienti, di desiderio di sperimentazione e rottura delle regole, senza mai perdere il contatto diretto con la realtà. Al tempo di Goldoni ogni compagnia teatrale segue la regola di una gerarchia: gli attori giocano ruoli prefissati ma Goldoni – che amava gli attori – teneva conto anche delle caratteristiche personali e dell’unicità della persona-attore e spesso ne traeva ispirazione. Il Teatro, specchio del mondo, così contiene, in filigrana, il Mondo del teatro. Goldoni opera delle graduali sperimentazioni, fino a sovvertire completamente la regola gerarchica ne La locandiera: la prima attrice si ammala, le recite previste saltano e in breve tempo bisogna inventare qualcosa.
Goldoni ha pronta la soluzione, e l’attrice che di norma fa la servetta – che il pubblico riconosce come Corallina – viene innalzata al ruolo di protagonista. Sembra un evento fortuito, improvvisato, ma è qualcosa che cuoce da tempo nella pentola dell’autore, nella strategia della sua radicale “riforma”.
La drammaturgia è drammaturgia d’attore, dove il testo non è solo scritto “per” l’attore ma anche “da”, in un metodo di lavoro strutturato in continuo movimento di ruoli, alternanza, e spostamenti. Chi fu a trasformare sul palco Corallina in Prima attrice?
Francesco Bartoli nel suo “Notizie istoriche de’ comici italiani”, usa queste parole per descrivere Maddalena Raffi Marliani, la Mirandolina di Goldoni: “Nelle commedie all’improvviso riuscì spiritosa, e gran parlatrice aggiustata e concettosa.
Motteggiatrice vivace qual era ogni comico la temeva restar seco perdente nell’aringo delle scene. Bravissima recitante delle scene studiate riuscì poi”. Il giudizio non è viziato dai Mémoires – pubblicati successivamente – in cui il drammaturgo definisce la sua Marliani (ex acrobata e moglie del Brighella della compagnia): “giovane veneziana molto bella, molto amabile, piena di vivacità e ingegno”. Arricchisce il ritratto Antonio Piazza, nel suo romanzo
Il teatro, ovvero fatti di una veneziana che lo fanno conoscere: “Tra tutte le femmine da me conosciute finora, non ho trovato mai chi sapesse meglio di lei dire la bugia con aria di verità. Provveduta dalla natura d’una loquacità incantatrice, ingegnosa come un bravo avvocato per difendere la sua causa, padrona del pianto e del riso e del mutar di colore, forte e vibrata nelle invettive tenera negli affetti, nelle lodi fiorita, bisognava o non ascoltarla o darle ragione”. Sembra quasi che si stia parlando di Mirandolina: identificazione col personaggio – che vale anche per tutti gli altri attori – o gioco di specchi con chi quel personaggio lo ha creato?
Si capisce, così, come sia diventato non solo un testo cardine della riforma, ma, nel corso della sua fortuna, sia stata una grande prova d’attrice per la protagonista.
Nella messa in scena di oggi il gioco d’azzardo che fanno i personaggi della Locandiera, passa attraverso l’intelligenza, la parola, il calcolo, ma anche attraverso i sensi. Sulla scena c’è una cucina con una pentola rossa, pare il cuore del mistero di questa locanda così magica, dove tutti gli avventori giocano più partite e lo scopo del gioco è la conquista di una libertà (affrancamento dalla povertà, dal sesso, dalle origini sociali, dalla paura dell’altro, dal padrone). In questo spazio di confine, in cui convergono storie per poi divergere e sparire – sottile metafora del teatro -, si muovono liberamente esseri “stranieri”, per cui le mura sono casa temporanea, dove governa colei che della casa è diventata padrona. E mentre si gioca, qualcosa bolle in pentola.
Sarà poi così casuale che l’attrice che fu la prima Mirandolina si dilettasse, insieme al marito, nello studio della cabala e dell’alchimia, come una arguta Circe? Fattucchierie. Intingoletti preziosi. Vivande. Formule per brindisi. Arte sopraffina. Ammaliamenti. Incanti. Incatenamenti.
Goldoni è stato un grande alchimista, in fusione col suo processo creativo: ha sbucciato i canoni cristallizzati, ha disposto i caratteri nel tegame, alternandone i colori, ha scelto il condimento ora con la spezia del talento ora con quella dello studio e dell’osservazione, avendo a disposizione il ricettario fondamentale diviso in due volumi, Mondo e Teatro, fino a portare sulla tavola del teatro un sublime intingoletto fatto con le sue mani, e con quelle dei suoi amati attori. LINDA DALISI
Personaggi e interpreti:
Il Cavaliere di Ripafratta, Ludovico Fededegni
Il Marchese di Forlipopoli, Giovanni Franzoni
Il Conte di Albafiorita, Francesco Manetti
Mirandolina, locandiera, Sonia Bergamasco
Ortensia, comica, Marta Cortellazzo Wiel
Dejanira, comica, Marta Pizzigallo
Fabrizio, cameriere di locanda, Valentino Villa
Servitore, Gabriele Pestilli
GIOVEDÌ 21 NOVEMBRE 2024 |ore 20.45
DELIRIO A DUE
di Eugène Ionesco
con Corrado Nuzzo e Maria Di Biase
traduzione di Gian Renzo Morteo
produzione AGIDI e Coop CMC/Nidodiragno
scene e disegno luci NICOLAS BOVEY
costumi FRANCESCA MARSELLA
regia di GIORGIO GALLIONE
La commedia DELIRIO A DUE di EUGÈNE IONESCO è rappresentata in Italia dall’Agenzia D’Arborio – Roma
“Delirio a due” è un piccolo capolavoro del Teatro dell’Assurdo, un irresistibile scherzo teatrale tipico del miglior Ionesco, dove la cornice comica e beffarda e il funambolismo verbale fanno comunque trasparire una società che affoga nella tragedia quotidiana e nella sconcertante gratuità dei comportamenti, e dove il linguaggio, invece di essere strumento di comunicazione, è un ostacolo che allontana e divide. Nella commedia domina il paradosso e il grottesco e la perenne, futile, incessante lite tra Lui e Lei, ridicole marionette umane imprigionate nella ragnatela di un ménage familiare annoiato e ripetitivo.
Il tema del contendere è sempre e solo un pretesto: la chiocciola e la tartaruga sono o non sono la stessa bestia? Un grimaldello assurdo (ma che i due vivono come fondamentale) che fa da trampolino a un dialogo sempre più serrato, funambolico e bellicoso che presto raggiunge le vette di un nonsense da comica finale, di un tragicomico Helzapoppin domestico. E tutto ciò mentre all’esterno della casa infuria una misteriosa guerra civile che i due, sordi e ciechi alla realtà, quasi non percepiscono, impermeabili alle bombe che esplodono, alle sparatorie che echeggiano nella via, alle stragi, ai muri e ai soffitti che crollano. La potenza comica ed eversiva di Ionesco arriva in questa pièce a risultati geniali e tragicomici, e la naturalezza surreale con la quale l’autore costruisce dialoghi e situazioni di questo cinico gioco al massacro diventa a poco a poco un formidabile strumento di analisi e critica di una società ottusa e urlante, troppo spesso incapace di afferrare il senso di ciò che le accade intorno, addirittura compiaciuta dalla propria grettezza. In scena Corrado Nuzzo e Maria Di Biase prestano a “Delirio a due” la loro naturale bizzarria, il loro talento imprevedibile e mai convenzionale, il loro gusto per il capovolgimento improvviso che disegna una situazione che è la perfetta, amara metafora dell’oggi, dove riso e sorriso evidenziano ancor più la banalità quotidiana, il conformismo, le paure di una società inaridita e patologicamente insoddisfatta di sé.
Corrado Nuzzo e Maria Di Biase sono molto amati e conosciuti dal pubblico per la loro attività televisiva, cinematografica e radiofonica particolarmente intense negli ultimi anni, sia in coppia che singolarmente (da Zelig a Lol2 in tv, da Numeri Uni su Radio Due al cinema con Aldo Giovanni e Giacomo e Ficarra e Picone).
Con “Delirio a due” il pubblico sarà curioso di vederli alla prova con il loro primo amore, il teatro, ma in una veste inedita come interpreti di un grande classico del Teatro dell’Assurdo.
GIOVEDÌ 21 DICEMBRE 2024 |ore 20.45
ARLECCHINO MUTO PER SPAVENTO
con (in ordine alfabetico)
interpreti / personaggi
Sara Allevi / Violetta
Marie Coutance / Flamminia
Matteo Cremon / Lelio
Anna De Franceschi / Stramonia Lanternani
Michele Mori / Mario Lanternani
Stefano Rota / Pantalone de’ Bisognosi, Bargello
Pierdomenico Simone / Trappola
Maria Luisa Zaltron / Silvia
Marco Zoppello / Arlecchino
soggetto originale e regia Marco Zoppello
scenografia Alberto Nonnato
costumi Licia Lucchese
disegno luci Matteo Pozzobon e Paolo Pollo Rodighiero
maschere Stefano Perocco di Meduna
duelli Massimiliano Cutrera
consulenza musicale Ilaria Fantin
trucco e parrucco Carolina Cubria
assistente alla regia Francesca Botti
assistente mascheraia Tullia Dalle Carbonare
costumi realizzati da Francesca Parisi, Sonia Marianni e Caterina Volpato con particolare attenzione al riutilizzo di stoffe e materiali a basso impatto ambientale
scene realizzate nella Bottega di Stivalaccio Teatro da Roberto Maria Macchi e Matteo Pozzobon
foto e video Serena Pea
progetto grafico Massimo Penzo – renovatio design
responsabile di produzione e distribuzione Federico Corona
amministrazione e organizzazione Ilaria Meda e Massimo Molin
produzione Stivalaccio Teatro / Teatro Stabile del Veneto / Teatro Stabile di Bolzano / Teatro Stabile di Verona
con il sostegno della Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza e della Fondazione Teatro Civico di Schio
Uno dei canovacci più rappresentati nella Parigi dei primi del ‘700, qui riproposto per la prima volta in epoca moderna, Il muto per spavento rappresenta un grande omaggio alla Commedia dell’Arte e all’abilità tutta italiana del fare di necessità virtù.
1716. Dopo circa quindici anni di esilio forzato i Comici Italiani tornano finalmente ad essere protagonisti del teatro parigino e lo fanno con una compagnia di tutto rispetto. Luigi Riccoboni in arte Lelio, capocomico della troupe, si circonda dei migliori interpreti dello stivale tra cui, per la prima volta in Francia, l’Arlecchino vicentino Tommaso Visentini (nomen omen), pronto a sostituire lo scomparso e amato Evaristo Gherardi. Ma il Visentini non parlava la lingua francese, deficit imperdonabile per il pubblico della capitale. Ed è qui che emerge il genio di Riccoboni nell’inventare un originale canovaccio dove il servo bergamasco diviene muto…per spavento!
La trama è quella “classica” della Commedia dell’Arte, con un amore contrastato e i lazzi e le improvvisazioni lasciate ai personaggi e alle maschere che portano in scena. Qui il giovane Lelio, lasciata Venezia e giunto a Milano, pretende sia fatta giustizia. Nella sua patria si è follemente innamorato di Flamminia, figlia di Pantalone De’ Bisognosi, ampiamente ricambiato. Ma il padre della giovane l’ha già promessa in sposa a Mario, figlio di Stramonia Lanternani, mercantessa di stoffe, anche se il timido Mario ama Silvia, giovane risoluta e determinata. Ecco il motivo della venuta di Lelio a Milano: ricondurre alla ragione Mario e la madre Stramonia o, alla peggio, sfidare il giovane a duello. La notizia avrebbe dovuto rimanere nascosta, ma Arlecchino, servitore di Lelio, appena giunto in città la diffonde ad ogni anima viva incontrata. Per ridurlo al silenzio il suo padrone gli gioca un tranello: finge che un demonio sia imprigionato nel proprio anello e, se Arlecchino parlerà, il demonio glielo rivelerà ed il servitore sarà decapitato. Arlecchino decide dunque di chiudersi in un religioso silenzio, diventando muto… per spavento!
Nonostante sia stato privato della parola, Arlecchino riesce ad innamorarsi della servetta di Stramonia, Violetta, a fare baruffa con Trappola, anche lui innamorato della giovinetta e a combinare un sacco di guai, il tutto mentre le due coppie di innamorati cercano una giusta risoluzione ai loro intrighi, ostacolati da Pantalone e da Stramonia.
Questo Arlecchino, sicuramente originale per la scelta del canovaccio inedito e per la volontà di riportare alla ribalta dopo almeno 20 anni di silenzio la Commedia dell’Arte con il suo “repertorio” di strumenti del mestiere come la recitazione, il canto, la danza, il combattimento scenico, i lazzi e l’improvvisazione, testimonia la scelta di voler fare un “teatro d’arte per tutti”, come la vera e profonda vocazione di Stivalaccio Teatro.
Un teatro popolare, ma ricco di spunti, in cui la tradizione della Commedia dell’Arte viene smontata e rimontata con gli strumenti di interpretazione e di lettura del XXI secolo, uno spettacolo in cui gioco, invenzione, amore, paura e dramma si mescolano, celati dalle smorfie inamovibili delle maschere e dall’abilità degli interpreti. Un canovaccio moderno, per utilizzare le parole di Eugenio Allegri, a cui è dedicato questo debutto, che va “alla ricerca della propria origine, della propria storia, del proprio presente per ritrovare la ‘memoria attiva’ di un discorso sul teatro e, attraverso il teatro, di un discorso sulla società”. Una trama in cui gli intrecci si ingarbugliano sugli equivoci, ma lentamente si dipanano tra le gesta dei personaggi. E se queste esili vicende, ambientate in un mondo surreale e fantastico, echi dello splendore teatrale italiano di tempi lontani riescono ancora a strappare un sorriso, forse in quel preciso istante potrà rinascere la poesia del teatro, per troppo tempo silenziata e muta.
GIOVEDÌ16 DICEMBRE 2025| ore 20.45
SCENE DA UN MATRIMONIO
di Ingmar Bergman
traduzione Piero Monaci
con Fausto Cabra e Sara Lazzaro
regia Raphael Tobia Vogel
scene Nicolas Bovey | luci Oscar Frosio musica Matteo Ceccarini
costumi Nicoletta Ceccolini
contenuti video Luca Condorelli
adattamento teatrale Alessandro D’Alatri
In accordo con Arcadia & Ricono Ltd
per gentile concessione di Joseph Weinberger Limited, Londra,
per conto della Ingmar Bergman Foundation
© Josef Weinberger Ltd, www.josef-weinberger.com
In Scene da un matrimonio, Raphael Tobia Vogel esplora il tema dei sentimenti familiari e delle dinamiche che caratterizzano la relazione di coppia.
Lo spettacolo trae ispirazione dal celebre capolavoro di Ingmar Bergman, proposto come miniserie televisiva cinquant’anni fa successivamente trasformata in lungometraggio. Un’opera capace di lasciare un segno indelebile, non solo nella storia del cinema.
È la storia di una coppia che cerca un modo per rimanere unita e apparire felice, pur vivendo un rapporto segnato da crepe e insoddisfazioni, rabbia, risentimento e tensioni accumulati negli anni. Lo spettacolo esplora temi universali quali il matrimonio, la famiglia borghese e le convenzioni sociali, e sottolinea il peso delle maschere che impediscono la vera conoscenza e una relazione autentica.
Protagonisti dello spettacolo, Sara Lazzaro e Fausto Cabra. Sara Lazzaro, formatasi al Drama Centre di Londra, è volto noto al grande pubblico televisivo per la sua partecipazione a DOC e The Young Pope. È stata diretta in cinema tra gli altri da Andrea Segre e Paolo Virzì e in teatro da regi sti come Giorgio Sangati, Marco Tullio Giordana e Cristina Comencini.
Fausto Cabra è un pluripremiato attore e regista tra i più apprezzati e preparati della sua genera zione. È stato tra i protagonisti di Lehman Trilogy di Luca Ronconi e ha al suo attivo importanti esperienze teatrali con grandi registi, da Declan Donnellan a Carlo Cecchi, da Mario Martone a Valerio Binasco.
La capacità di Raphael Tobia Vogel di perlustrare la natura dei sentimenti nelle relazioni di coppia e familiari, emerge già chiaramente nei suoi la vori precedenti (Per strada, Buon anno ragazzi, Mutuo soccorso, di Francesco Brandi e Marjorie Prime, di Jordan Harrison).
Ma è soprattutto nella sua ultima regia Costella zioni di Nick Payne, che Vogel – come ha riconosciuto il pubblico con il tutto esaurito delle repliche al Parenti e come ha sentenziato la critica – fa un salto di maturità e sensibilità registica, raccontando con una limpidezza esemplare la geometria dei sentimenti della coppia protagonista del testo.
NOTE DI REGIA
Giovanni e Marianna sono sposati da dieci anni, hanno due figlie piccole e una vita apparentemente ideale. Si avvertono solo delle piccole crepe nell’adempiere alle pesanti responsabilità sociali e familiari che la vita borghese impone loro. Desiderano rompere quella gabbia di doveri e di obblighi imposti dalla società. Malgrado la loro età adulta ci appaiono come due bambini. E come tali, finiranno per scagliarsi uno contro l’altra. Troppi il risentimento e l’odio coltivati negli anni, ma tenuti ben nascosti. Il loro amore però, seppur imperfetto, violento, fatto anche di dipendenza e patologia, non muore mai del tutto: anche quando il tumulto della passione e quello della vendetta saranno tramontati, Giovanni e Marianna non riusciranno mai a stare l’uno senza l’altra. E una volta superati e abbandonati i concetti di matrimonio e di famiglia, torneranno a un affetto più dolce, docile ma anche più profondo. Si saranno fatti la guerra, ne saranno usciti entrambi sconfitti e potranno finalmente deporre le armi.
Ma la vera guerra avviene dentro loro stessi: i nostri protagonisti si scontrano con un profondo senso di vuoto e di confusione nel non riuscire ad afferrare il senso della loro vita. Si annoiano a vivere la monotonia della ripetizione. Qualcosa è morto in loro quando la quotidianità ha preso il sopravvento sulla sorpresa.
Trovano nell’altro quegli stessi demoni che vorrebbero annientare in loro stessi.
Dopo una vita intera con addosso maschere, una vita passata a “nascondere la spazzatura sotto il tappeto”, i loro spiriti devastatori emergono portando tanto dolore, ma finalmente anche verità. Osserviamo da vicino e ininterrottamente il dimenarsi di due esseri umani complessi e contraddittori, come fossero sotto una gigantesca lente
di ingrandimento che mette a fuoco ciò che è più doloroso. Bergman ci dice che la vita dei sentimenti è così complicata che, forse, solo attraverso le lenti della finzione riusciamo a vedere tutto ciò che nella nostra vita quotidiana fa troppo male e a volte non vogliamo vedere. Vorrei che questo spettacolo fosse anche un campanello di allarme per tutti noi. Soprattutto in una epoca in cui l’evasione dai problemi, l’autodistruzione e, in particolare, la violenza coniugale sono tristemente molto attuali.
Vorrei che il pubblico sentisse di essere seduto in prima fila a testimoniare segretamente, a sbirciare dentro l’intimità di questa coppia e di questa casa che, peraltro, è come una sorta di terzo personaggio. Per questo ho voluto una scena che trasmettesse una sensazione di claustrofobia, simile a quella vissuta dai personaggi. Come i nostri due protagonisti, anche la casa vive una trasformazione nel tempo. Al principio contemporanea, claustrofobica, specifica e piena di oggetti, progressivamente subirà uno sventramento che la porterà a essere senza tempo, ariosa e universale. Una sorta di casa delle memorie e dei ricordi, piena di ferite e detriti del loro rapporto. RAPHAEL TOBIA VOGEL
LUNEDÌ 27 GENNAIO 2025| ore 20.45
IL CACCIATORE DI NAZISTI
con Remo Girone
basato sugli scritti di Simon Wiesenthal
testo e regia Giorgio Gallione
scene e costumi Guido Fiorato
luci Aldo Mantovani
progetto artistico Giorgio Gallione e Gianluca Ramazzotti
“Non voglio che le persone pensino che è stato possibile che i nazisti abbiano ucciso milioni di persone e poi l’abbiano fatta franca. Ma io voglio giustizia, non vendetta.” Simon Wiesenthal
A cavallo tra un avvincente thriller di spionaggio e l’indagine storica, rivissuta con umana partecipazione e un tocco di caustico umorismo ebraico, Il cacciatore di nazisti racconta la storia di Simon Wiesenthal, che dopo essere sopravvissuto a cinque diversi campi di sterminio dedica il resto della sua esistenza a dare la caccia ai responsabili dell’Olocausto.
Lo spettacolo si apre nel 2003, in quello che idealmente è l’ultimo giorno di lavoro di Wiesenthal al Centro di documentazione ebraica da lui fondato: prima di andare in pensione, l’uomo ripercorre per ellissi ed episodi emblematici 58 anni di inseguimento dei criminali di guerra nazisti, responsabili della morte di più di 11 milioni di persone, di cui 6 milioni di ebrei.
La vita di Wiesenthal, ironicamente apostrofato come “il James Bond ebreo”, ha dell’incredibile: con il suo lavoro di ricerca e investigazione è riuscito a consegnare alla giustizia circa 1.100 criminali nazisti, tra cui Karl Silberbauer, il sottoufficiale della Gestapo responsabile dell’arresto di Anna Frank, Franz Stangl, comandante dei campi di Treblinka e Sobibor, e Adolf Eichmann, l’uomo che pianificò quella che Hitler amava definire “la soluzione finale”.
Lo spettacolo di Giorgio Gallione, basato sui libri dello stesso Wiesenthal e affidato all’interpretazione di Remo Girone, si interroga non solo sulla feroce banalità del male quanto sulla sua genesi. Un modo per reagire a quella che Simon Wiesenthal ricorda come la più cinica delle armi psicologiche utilizzate dalle SS contro i prigionieri dei Lager: “Il mondo non vi crederà. Se anche qualche prova dovesse rimanere, e qualcuno di voi sopravvivere, la gente dirà che i fatti che voi raccontate sono troppo mostruosi per essere creduti”.
Così Il cacciatore di nazisti diventa un tentativo epico e civile per combattere la rimozione e l’oblio. “Non dimenticate mai, mi fido di voi!” è l’esortazione che Wiesenthal scopre nel messaggio lasciato dalla piccola Sara, protagonista di una delle tante vicende narrate nello spettacolo, e che lui stesso rivolgerà al pubblico a fine spettacolo.
GIOVEDÌ13 FEBBRAIO 20 25| ore 20.45
CRISI DI NERVI – TRE ATTI UNICI
regia Peter Stein
produzione Tieffe Teatro Milano e Teatro Biondo Palermo
adattamento Peter Stein e Carlo Bellamio
assistente alla regia Carlo Bellamio
scene Ferdinand Woegerbauer
costumi Anna Maria Heinreich
luci Andrea Violato
L’orso
con Maddalena Crippa, Sergio Basile, Alessandro Sampaoli
I danni del tabacco
con Gianluigi Fogacci
La domanda di matrimonio
con Alessandro Averone, Sergio Basile, Emilia Scatigno
Peter Stein, dopo il successo de “Il Compleanno” di Harold Pinter nella scorsa stagione, dirige nuovamente la straordinaria compagnia mettendo in scena “Crisi di Nervi”, tre atti unici di Anton Cechov. Stein torna ad uno dei suoi autori di riferimento e crea una modalità produttiva artistica non consueta, coinvolgendo un gruppo di attori e collaboratori per una continuità creativa collettiva di notevole spessore. Gli atti unici di Cechov, scritti tra il 1884 e il 1891, sono stati rappresentati in tutto il mondo. Ispirati alla commedia francese e al vaudeville, molto popolari in Francia all’epoca di Cechov, sono stati fonte di ispirazione e studio per attori e scrittori di teatro e hanno divertito intere generazioni di spettatori di tutte le lingue.
Dopo il successo de IL COMPLEANNO di Harold Pinter nella passata stagione, il grande regista tedesco Peter Stein dirige la medesima straordinaria compagnia mettendo in scena CRISI DI NERVI, ovvero tre atti unici di Anton Cechov, tornando ad uno dei suoi autori di riferimento e creando una non consueta modalità produttiva artistica attorno ad un gruppo di attori e collaboratori, per una continuità creativa collettiva di notevole spessore. Stein ha scelto L’ORSO, I DANNI DEL TABACCO, DOMANDA DI MATRIMONIO E Per L’interpretazione MADDALENA CRIPPA, ALESSANDRO AVERONE, GIANLUIGI FOGACCI, SERGIO BASILE, ALESSANDRO SAMPAOLI Ed EMILIA SCATIGNO che si alterneranno nelle varie pièce, che lo stesso Cechov non ancora trentenne definiva “scherzi scenici”: sono i drammi più piccoli del mondo… in generale, è molto meglio scrivere cose piccole che grandi: poche pretese e successo assicurato. Cos’altro? In realtà gli atti unici del grande autore russo sono stati rappresentati in tutto il mondo. Scritti tra il 1884 e il 1891 e ispirati alla commedia francese e al genere del vaudeville, molto alla moda in Francia ai tempi di Cechov, sono stati fonte di ispirazione e di studio per gli attori e gli scrittori di teatro e divertimento per intere generazioni di spettatori di tutte le lingue.
GIOVEDÌ 27 FEBBRAIO 2025 |ORE 20.45
PIRANDELLO PULP
di Edoardo Erba
regia Gioele Dix
con Massimo Dapporto e Fabio Troiano
produzione Teatro Franco Parenti
Siamo in prova, sul palco dove deve andare in scena Il Gioco delle Parti di Pirandello. Maurizio, il regista dello spettacolo, si aspettava un altro tecnico per il montaggio delle luci, ma si presenta Carmine, che non sa nulla dello spettacolo e soffre di vertigini. Maurizio è costretto a ripercorrere tutto il testo per farglielo capire e Carmine, pur di non salire sulla scala a piazzare le luci, si mette a discutere ogni dettaglio della regia. Le sue idee vengono da una sessualità vissuta pericolosamente, ma sono innovative, e Maurizio passa dall’irritazione all’entusiasmo, concependo infine l’idea di una regia pulp: un Gioco delle parti ambientato in uno squallido parcheggio di periferia, dove si consumano scambi di coppie. I ruoli si invertono, e ora è Maurizio che sale e scende dalla scala per puntare le luci, mentre
Carmine è diventato la mente pensante. Sembra un semplice gioco di ribaltamento dei ruoli, ma la scoperta di inquietanti verità scuoterà i precari equilibri trovati dai personaggi e farà precipitare la commedia verso un finale inaspettato.
Il metateatro, specialità di Pirandello, viene interpretato da Edoardo Erba in chiave più attuale e irriverente. Eppure, la lezione del maestro siciliano irrompe all’improvviso, quando il rapporto fra i due personaggi va oltre il limite del prevedibile.
Divertente, intelligente e coinvolgente, Pirandello Pulp si impone all’attenzione del pubblico come una delle più interessanti novità italiane della stagione.
GIOVEDÌ 13 MARZO 2025| ore 20.45
ANNA KARENINA
di Lev Tolstoj
adattamento Gianni Garrera e Luca De Fusco
regia Luca De Fusco
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
luci Gigi Saccomandi
musiche Ran Bagno
coreografie Alessandra Panzavolta
proiezioni Alessandro Papa
aiuto regia Lucia Rocco
con Galatea Ranzi (Anna Karenina)
e con Debora Bernardi (Dolly), Francesco Biscione (Levin), Giovanna Mangiù (Betsy),
Giacinto Palmarini (Vronskij), Stefano Santospago (Oblonskij), Paolo Serra (Karenin), Mersila Sokoli (Kitty), Irene Tetto (Lidija).
produzione Teatro Stabile di Catania / Teatro Biondo Palermo
Come raccontare a teatro una delle storie più belle del mondo? Abbiamo cercato di rispondere a questa domanda in vari modi.
Innanzitutto, con un cast di livello che parte da una delle migliori attrici italiane, Galatea Ranzi, per il ruolo di Anna, ma anche da un insieme di interpreti di altrettanto spessore, che vanno da Paolo Serra nel ruolo di Karenin, a Giacinto Palmarini in quello di Vronskji, a Stefano Santospago in quello di Oblonskij, Francesco Biscione, Debora Bernardi, Irene Tetto, Giovanna Mangiù e la giovane Mersilia Sokoli.
Insieme col drammaturgo Gianni Garrera abbiamo deciso di non nascondere l’origine letteraria del testo, ma anzi di valorizzarla. Al di là dei dialoghi, le parti più strettamente narrative e i pensieri dei personaggi saranno detti dagli stessi attori che interpretano i ruoli, seguendo la lezione del Ronconi del “pasticciaccio” e configurando degli “a parte” tipici del linguaggio teatrale.
A queste tecniche puramente teatrali ho aggiunto un montaggio veloce, cinematografico, composto di molte brevi scene e contrassegnato dalla grammatica visivo-musicale, ormai consueta nelle mie regie, di Marta Crisolini Malatesta, Gigi Saccomandi e Ran Bagno. Le coreografie sono di Alessandra Panzavolta.
Come nel romanzo tutto inizia e termina con un treno, emblema del testo di Tolstoj.
Naturalmente sta a noi l’arduo compito di tradurre in immagini, suoni, parole uno dei libri che più spesso si trova sul comodino di ognuno di noi.
GIOVEDÌ 03 APRILE 2025| ore 20.45
BOSTON MARRIAGE
di David Mamet
traduzione Masolino D’Amico
con Maria Paiato, Mariangela Granelli, Ludovica D’Auria
regia Giorgio Sangati
scene Alberto Nonnato
luci Cesare Agoni
costumi Gianluca Sbicca
musiche Giovanni Frison
assistente alla regia Michele Tonicello
produzione Centro Teatrale Bresciano / Teatro Biondo di Palermo
in accordo con Arcadia & Ricono Ltd
per gentile concessione di A3 Artists Agency
Stati Uniti, fine Ottocento, un salotto, due dame e una cameriera. Tutto farebbe pensare a una trama convenzionale, un incontro tra amiche un po’ affettate, ma alla forma non corrisponde la sostanza: nella conversazione dal vocabolario ricercato fioccano volgarità e veniamo a sapere che le due sono state un tempo una coppia molto affiatata. L’espressione «Boston Marriage», infatti, era in uso nel New England a cavallo tra il XIX e il XX secolo per alludere a una convivenza tra donne economicamente indipendenti da uomini.
Dopo la separazione, Anna, la padrona di casa, ha trovato un uomo ricco che la mantiene e vorrebbe ora approfittare della protezione di lui per riprendere con sé Claire, appena arrivata in visita. Ma Claire non è lì per quello; è tornata per ben altri motivi e la riconquista si rivelerà molto più complicata del previsto, con colpi di scena rocamboleschi che coinvolgeranno anche la giovane cameriera, in un crescendo ritmico esilarante, quasi da farsa.
È un Mamet diverso dal solito, che si prende una vacanza dalla gravità e gioca per il gusto di giocare, strizza l’occhio agli esperimenti brillanti di Tennessee Williams, ma, soprattutto, all’“Importanza di essere Franco” di Oscar Wilde. Protagonista assoluto, infatti, insieme alle interpreti, è il linguaggio e, di contro, il non-detto, l’allusione, la stravaganza, il paradosso. Mamet si diverte a parodiare la prosa ampollosa dell’epoca, ma dietro l’apparente assurdità della superficie si nasconde l’intento ambizioso di rovesciare la realtà attraverso uno scherzo che mira a creare anche un po’ di raffinatissimo scandalo.
Qui sta il senso anche “politico” di un testo che divertiva e stupiva insieme il pubblico americano del 1999 così come oggi può sorprendere quello italiano.
Il continuo gioco di facciate diventa la chiave di questa messa in scena che cerca di amplificare la funzione di prestidigitazione dell’opera, che nasconde da un lato per rivelare dall’altro: un set di un film o di una serie dove la finzione sembra essere l’unico modo per dire la verità.
È una prova per grandissime attrici come Maria Paiato e Mariangela Granelli, vere e proprie funambole della parola e dell’emozione che giocheranno insieme a Ludovica d’Auria questa bizzarra partita all’ultimo sangue per smascherare ogni convenzione riguardo l’Amore. GIORGIO SANGATI
«Mi sembra bellissimo dedicare un pezzo di stagione tutto al femminile a Piera. Piera Degli Esposti era una donna straordinaria, molto contraddittoria proprio perché piena di contraddizioni come tutti i geni. Definita da Eduardo De Filippo “‘o verbo nuovo”, con la sua voce e il suo corpo, la sua vena anticonformista e spregiudicata, Piera Degli Esposti ha scritto un capitolo importante della storia del teatro e del cinema del nostro Paese, formandosi “con le donne”, come amava ripetere, e mai con le accademie». DACIA MARAINI
MARTEDÌ 08 OTTOBRE 2024| ore 20.45
LA MOLLI – Divertimento alle spalle di Joyce
di Gabriele Vacis e Arianna Scommegna
regia Gabriele Vacis
con Arianna Scommegna
produzione ATIR
Sono confidenze sussurrate, confessioni bisbigliate quelle della Molli. Punto di partenza dal quale Gabriele Vacis, regista, e Arianna Scommegna, attrice, prendono le mosse è il monologo di Molly Bloom che conclude l’Ulisse di Joyce. Il personaggio di Molli viene calato in una quotidianità dalle sonorità milanesi, traslando il testo in una trama di riferimenti culturali, storie e canzoni che hanno il sapore del nostro tempo. Arianna Scommegna è sola sul palcoscenico, seduta al centro della scena; il suo monologo intenso, irrefrenabile, senza punteggiatura, senza fiato, è stretto tra una sedia, un bicchiere poggiato a terra e una manciata di fazzoletti ad assorbire i liquidi tutti, sacri e profani, di una vita di solitudine e insoddisfazione, come una partitura incompiuta. Il fiume di parole è lo stesso flusso di coscienza del personaggio di Joyce che riempie una notte insonne di pensieri e bugie, mentre aspetta il ritorno a casa del marito, Leopold, come la Molli aspetta Poldi. L’attrice, in bilico tra il romanzo e la vita, ripercorre la propria esistenza di poco amore, infinite attese, occasioni mancate, dal primo bacio a un rosario di amanti da sgranare per mettere a tacere il vuoto, dal dolore di un figlio perduto fino a un finale ‘sì’ pronunciato comunque in favore della vita, dell’amore da una donna mai piegata alla rassegnazione. Le note dolenti si stemperano sempre nell’ironia e in una levità che tutto salva; il testo gioca sempre, costantemente, con il doppio registro denunciato fin dal sottotitolo, Divertimento alle spalle di Joyce. Frammenti di vita raccontati in modo ora scanzonato ora disperato, storie di carne e sangue, vita che scorre come lacrime, che si strozza in un grido o si scioglie in una risata.
Meritato, anzi meritatissimo – e a giungere nel momento giusto, quando il suo curriculum è ormai ricco di solide e bellissime prove, come la recente e straordinaria Cleopatràs di Giovanni Testori – questo Premio Hystrio all’interpretazione che viene assegnato ad Arianna Scommegna.
Attrice, la lombarda Scommegna, che da un quindicennio – cioè, da quando comparve sulla scena e fu tra le fondatrici della compagnia ATIR – ha saputo imporsi non solo grazie al suo forte temperamento, ma anche e soprattutto perché capace, grazie a un impressionante ventaglio di registri espressivi, di recare a ogni suo personaggio qualcosa di struggentemente personale. Capace di caricarlo di una verità nuova e sconosciuta.
È successo, sotto la guida di Serena Sinigaglia, con la shakespeariana Giulietta, con il triplice ruolo di Fool/Lear/Cordelia in Lear, tutto su mio padre, con Ecuba ne Le Troiane. Ma Arianna ha saputo imporre il suo talento anche nel monologo. Se con Cleopatràs ci ha folgorato, non meno siamo stati avvinti quando, diretta da Gabriele Vacis, ha affrontato Joyce nello strepitoso La Molli, divertimento alle spalle di Joyce o ci ha condotto nella Milano di oggi causticamente descritta in Qui la città di M. da Piero Colaprico. Il Premio viene dato all’intrepida Arianna a valere anche d’auspicio per una fama ancor più grande di quella che già conosce.
“Meritato, anzi meritatissimo – e a giungere nel momento giusto, quando il suo curriculum è ormai ricco di solide e bellissime prove, come la recente e straordinaria Cleopatràs di Giovanni Testori – questo Premio Hystrio all’interpretazione che viene assegnato ad Arianna Scommegna.
Attrice, la lombarda Scommegna, che da un quindicennio – cioè, da quando comparve sulla scena e fu tra le fondatrici della compagnia ATIR – ha saputo imporsi non solo grazie al suo forte temperamento, ma anche e soprattutto perché capace, grazie a un impressionante ventaglio di registri espressivi, di recare a ogni suo personaggio qualcosa di struggentemente personale. Capace di caricarlo di una verità nuova e sconosciuta.
È successo, sotto la guida di Serena Sinigaglia, con la shakespeariana Giulietta, con il triplice ruolo di Fool/Lear/Cordelia in Lear, tutto su mio padre, con Ecuba ne Le Troiane. Ma Arianna ha saputo imporre il suo talento anche nel monologo. Se con Cleopatràs ci ha folgorato, non meno siamo stati avvinti quando, diretta da Gabriele Vacis, ha affrontato Joyce nello strepitoso La Molli, divertimento alle spalle di Joyce o ci ha condotto nella Milano di oggi causticamente descritta in Qui la città di M. da Piero Colaprico. Il Premio viene dato all’intrepida Arianna a valere anche d’auspicio per una fama ancor più grande di quella che già conosce.” Motivazioni Giuria Premio Hystrio all’interpretazione, 2011
MARTEDÌ 12 NOVEMBRE 2024| ore 20.45
CHIAROSCURO – Vita di Artemisia Gentileschi
di Gaetano Colella
con Francesca Cecala, Miriam Gotti, Barbara Menegardo,
Ilaria Pezzera, Swewa Schneider
composizione canti, drammaturgia sonora Miriam Gotti
costumi Ilaria Ariemme
realizzazione costumi Margherita Platè
organizzazione Chiara Bettinelli, Federica Falgari
produzione UTIM
luci Andrea Ghidini
suoni Dario Filippi
fotografie Federico Buscarino
regia Andrea Chiodi
un progetto di Compagnia Piccolo Canto
in collaborazione con Associazione InAtto
realizzato con il contributo di “LIFE IS LIVE”
un progetto di Smart Italia con Fondazione Cariplo
realizzato con i fondi Otto per Mille Valdese
“Il 29 novembre 1612 Artemisia, poco dopo la conclusione infelice del processo, in cui risultò aver ragione ma per cui Agostino Tassi non scontò nessuna pena, si sposò con Pierantonio Stiattesi, un pittore di modesta fama. Seguì il marito a Firenze riuscendo così a lasciare il padre opprimente e il passato doloroso. Artemisia Gentileschi trovò successo a Firenze, città che stava passando un periodo di fervente attività artistica, grazie alla politica illuminata di Cosimo II. Entrò nella sua cerchia e creò una fitta rete di relazioni e scambi.
Tra i suoi amici fiorentini c’erano le personalità più eminenti del tempo, come Galileo Galilei e Michelangelo Buonarroti il giovane, nipote del celebre artista. I suoi meriti vennero finalmente riconosciuti e venne anche ammessa alla prestigiosa Accademia delle arti del disegno di Firenze il 19 luglio 1616, diventando la prima donna a godere di tale privilegio”.
Le cinque protagoniste della Compagnia Piccolo Canto danno corpo e voce ad Artemisia, ai suoi dipinti e ai personaggi che l’hanno circondata, ammirata, umiliata, amata, offesa. Il suo mondo sonoro è affidato a suoni e voci polifonici perfettamente fusi con la drammaturgia che integra testi autografi di Artemisia e atti processuali riguardanti la sua vicenda. L’esito in scena è un affresco composto di luci ed ombre, come in ogni dipinto di Artemisia, dove è condensata in una manciata di centimetri tutta la complessità della natura umana. Perché ‘nulla esiste nella vita che l’arte non abbia già segnato’.
MARTEDÌ 03 DICEMBRE 2024|ore 20.45
VORREI UNA VOCE
di e con Tindaro Granata
con le canzoni di Mina
ispirato dall’incontro con le detenute-attrici del teatro Piccolo Shakespeare all’interno della Casa Circondariale di Messina nell’ambito del progetto Il Teatro per Sognare di D’aRteventi diretto da Daniela Ursino
disegno luci Luigi Biondi
costumi Aurora Damanti
regista assistente Alessandro Bandini
produzione LAC Lugano Arte e Cultura
in collaborazione con Proxima Res
partner di produzione Gruppo Ospedaliero Moncucco
Scritto e interpretato da Tindaro Granata, Vorrei una voce è uno spettacolo in forma di monologo costruito attraverso le canzoni di Mina cantate in playback, fortemente ispirato dal lungo percorso teatrale che l’autore e attore siciliano ha realizzato al teatro Piccolo Shakespeare all’interno della Casa Circondariale di Messina con le detenute di alta sicurezza, nell’ambito del progetto Il Teatro per Sognare. Il fulcro della drammaturgia è il sogno: perdere la capacità di sognare significa far morire una parte di sé. Vorrei una voce è dedicato a coloro i quali hanno perso la capacità di farlo.
“Ero un giovane uomo, lavoravo, avevo una casa, una macchina e soprattutto persone che mi amavano, ma avevo smesso di provare gioia per quello che facevo, non credevo più in me stesso e in niente – dichiara Granata. Non so come sia successo. Un giorno mi sono svegliato e non mi sono sentito più felice, né di fare il mio lavoro né di progettare qualsiasi altra cosa. Quando mi arrivò la telefonata di Daniela Ursino, direttore artistico del teatro Piccolo Shakespeare all’interno della Casa Circondariale di Messina, con la proposta di fare un progetto teatrale con le detenute ‘per farle rivivere, sognare ritrovando una femminilità perduta’, capii, dopo averle incontrate, che erano come me, o forse io ero come loro: non sognavamo più. Guardandole mi sono sentito recluso, da me stesso, imbruttito da me stesso, impoverito da me stesso. Avevo dissipato, inconsapevolmente, quel bene prezioso che dovrebbe possedere ogni essere umano: la libertà. Proposi così di fare quello che facevo da ragazzo quando ascoltavo le canzoni di Mina: interpretavo le mie storie fantastiche con la sua voce.
Con le detenute abbiamo messo in scena l’ultimo concerto live di Mina, tenutosi alla Bussola il 23 agosto 1978. L’idea era quella di entrare nei propri ricordi, in un proprio spazio, dove tutto sarebbe stato possibile, recuperando una femminilità annullata, la libertà di espressione della propria anima e del proprio corpo, in un luogo che, per forza di cose, tende quotidianamente ad annullare tutto questo. Ognuna di loro aveva a disposizione due canzoni di Mina e, attraverso il canto in playback, doveva trasmettere la forza e la potenza della propria storia per liberarsi da pensieri, angosce, fallimenti di una vita. Mi sono trovato, con loro, a cercare il senso di tutto quello che avevo fatto fino ad allora.
Non voglio e non posso portare in scena le mie ragazze del Piccolo Shakespeare di Messina, perché quello che abbiamo fatto dentro quel luogo di libertà che sta dentro un carcere è giusto che rimanga con loro e per loro. In Vorrei una voce in scena ci sono solo io, delle ragazze mi porto i loro occhi, i gesti, le loro lacrime e i sorrisi. Grazie a loro racconto storie di persone che dalla vita vogliono un riscatto importante: vogliono l’amore per la vita, quella spinta forte ed irruente che ti permette di riuscire a sopportare tutto, a fare tutto affinché si possa realizzare un sogno.”
TINDARO GRANATA
MARTEDÌ 04 FEBBRAIO 2025| ore 20.45
MOLTO DOLORE PER NULLA
di Luisa Borini
regia LUISA BORINI
drammaturgia Luisa Borini
con Luisa Borini
disegno luci Matteo Gozzi
progetto sonoro Leo Merati
abito di Clotilde Official
produzione Atto Due
con il sostegno di ZUT! e C.U.R.A Centro Umbro Residenze Artistiche e Strabismi
selezione Strabismi 2022
Spettacolo vincitore INBOX 2024
“Quando essere innamorati significa soffrire, stiamo amando troppo” scrive Robin Norwood in Donne che amano troppo.
Io sono una donna che ha amato troppo. Io sono una donna che credeva che senza un partner niente avrebbe avuto senso, io non avrei avuto senso.
L’idea della coppia, dell’amore a tutti i costi condizionavano tutta la mia esistenza, vivevo e amavo con lo scopo di raggiungere un idilliaco e favolistico mondo dove a mio avviso si era al riparo dall’angoscia che ogni tanto mi veniva a trovare, da quel vuoto che mi terrorizzava e che non riuscivo a sopportare, e ogni tipo di relazione, sentimentale e no, era caratterizzata dalla paura paralizzante di essere abbandonata.
L’altro, qualsiasi altro fosse, era il mio lavoro, da tutelare, proteggere, gratificare, mettere al primo posto. Io non ero importante, a me interessava non essere abbandonata e per questo avrei fatto qualsiasi cosa.
Si ripetevano quindi schemi uguali seppur in contesti e modalità diverse, che mi facevano stare molto male e mi facevano sentire sbagliata, difettosa.
Poi, ad un certo punto, ho scoperto di non essere sola. Ho compreso che la mia sofferenza era la stessa di tante altre persone.
Nel 2013 la “dipendenza affettiva” è stata inserita per la prima volta nel Dsm-5, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, il testo sacro degli psichiatri, ed è stata introdotta come “new addiction” insieme ad altre nuove dipendenze, al pari del gioco d’azzardo, dello shopping compulsivo, della dipendenza da internet o da sport.
È stato inoltre provato quanto essa riguardi tutti, senza distinzione di alcun tipo, proprio perché ha a che fare con una “educazione relazionale” che è fondamentale per conoscere le macro-violenze e anche per riconoscere le micro-violenze, quelle più subdole, sottili, che viaggiano nel sotterraneo e che sono tuttavia di per sé già campanello d’allarme che deve indurci all’allontanamento.
MOLTO DOLORE PER NULLA è il racconto dei miei troppi amori troppo amati, intrecciato a storie di persone che negli anni ho incontrato, ascoltato, conosciuto, consolato.
È anche però la storia di quando ci si sveglia, di quando si devono aprire gli occhi per salvarsi e ascoltare finalmente il vuoto di cui si ha così terrore, scoprendo di quanta ricchezza è pieno.
È la cronaca della fatica che si fa per crescere, per smarcarsi dai modelli di riferimento e per imparare a rispettarsi per come siamo. È uno sguardo sulla pazienza che si impara ad avere quando il nostro corpo cambia ma rimangono i segni delle smagliature a ricordarci quante volte abbiamo vomitato per l’angoscia di una telefonata che non sarebbe mai arrivata, ed essere fieri di quelle cicatrici e a non aver paura di mostrarle.
È il racconto di un dolore attraversato, da perdonarsi e persino da ringraziare perché è anche merito suo se si può guardare con un sorriso tenero e divertito a ciò che siamo stati e che siamo, e tutto questo non è nulla.” LUISA BORINI
MARTEDÌ 25 MARZO 2025| ore 20.45
SOGNO DI UN MATTINO DI PRIMAVERA
D’Annunzio e la Duse
con Manuela Kusterman
regia e drammaturgia di Andrea Chiodi
Coro Hebel del liceo Legnani di Saronno
direttore Raffaele Cifani
produzione a cura del teatro Giuditta Pasta
Omaggio a Eleonora Duse ai 100 anni dalla morte
Manuela Kustermann è la “diva” dell’avanguardia. Negli anni Settanta la” Duse delle Cantine Off” è sui più importanti palcoscenici italiani. Non poteva che essere lei in questa sezione contemporanea a dedicare un omaggio alla grande Eleonora Duse, lei che appunto fu definita la Duse delle Cantine e quindi della ricerca teatrale e del teatro di sperimentazione e contemporaneo.
È un grande privilegio per il teatro Giuditta Pasta ospitare l’attuale direttrice del Teatro Vascello di Roma che con Giancarlo Nanni cura dal 1995, luogo riconosciuto come Centro di Ricerca, Produzione e Promozione per la Ricerca Teatrale che oggi, dopo una prematura scomparsa di Nanni, la vede sola alla guida. Quello che costruiremo come piccolo esperimento di produzione che nasce al Giuditta Pasta è un percorso attraverso le lettere tra il poeta D’annunzio e l’attrice Duse, passando anche tra alcuni dei suoi testi e poesie più importanti scritti proprio negli anni di passione tra i due. Tutto il lavoro vedrà il coinvolgimento del coro Hebel del liceo Legnani di Saronno quale ottima occasione di inclusione e partecipazione all’attività artistica da parte delle nuove generazioni. Il coro ci accompagnerà con le atmosfere delle canzoni dell’epoca.
MARTEDÌ 15 APRILE 2025| ore 20.45
ERODIÀS + MATER STRANGOSCIÀS
da Tre lai
di Giovanni Testori
un progetto di Sandro Lombardi
per Anna Della Rosa
assistente alla regia Virginia Landi
assistente alla drammaturgia Alberto Marcello
disegno luci e capoelettricista Vincenzo De Angelis
capomacchinista Mauro Fronzi
sarta Cristina Carbone
produzione Emilia-Romagna Teatro Fondazione ERT / Teatro Nazionale, Compagnia Lombardi-Tiezzi
progetto realizzato in collaborazione con l’Associazione Giovanni Testori
si ringrazia Giovanni Agosti per la condivisione del suo sapere
si ringrazia Giorgio Bertelli per il trono di Erodiàs
si ringrazia Nicolò Rossi per aver concesso il testo della sua revisione critica dei Tre lai
si ringrazia Giovanna Buzzi per il costume di Anna Della Rosa
si ringrazia Federico Tiezzi senza il cui lavoro per i Tre lai tra il 1996 e il 1998 questo progetto non sarebbe neanche concepibile
I Tre lai testoriani – pubblicati postumi nel 1994 dall’editore Longanesi – sono tre laceranti monologhi in forma di poesia pronunciati da tre figure femminili: Cleopatra, che soffre per l’amore consumato, ma poi drammaticamente perduto, per il generale romano Antonio; Erodiade, tormentata dalla follia per una relazione mai realizzata con il profeta Giovanni; e Maria, piena d’amore puro di fronte alla sofferenza del Figlio durante il Calvario. Sono donne che, in modo diverso, si trovano ad affrontare un vuoto incolmabile e abissale.
Sandro Lombardi, indimenticato interprete della memorabile sequenza tra il 1996 e il 1998 dei Tre lai testoriani (Cleopatràs, Erodiàs, Mater strangosciàs) dopo averla vista nell’allestimento del primo, diretto da Valter Malosti, consegna ad Anna Della Rosa la sua interpretazione del secondo e del terzo dei Lai. Non una regia bensì un vero e proprio dono, secondo la tradizione del teatro orientale, in cui l’attore più esperto consegna al più giovane una sua interpretazione.
Un regalo al pubblico per un lavoro che si concentra sul secondo e terzo tratto dei tre lamenti d’amore. I Lai sono il testamento ultimo di Giovanni Testori e il vertice della straordinaria stagione creativa dello scrittore. Queste eroine a cavallo di un trapasso epocale, tra loro contemporanee e lontanissime, dalla morte riemergono per raccontarsi e piangere sul corpo dell’amato e raccontare a noi tutti il mistero per eccellenza, quello dell’Amore.
Le angosce di queste eroine sono state messe in voce da Sandro Lombardi nel 1996 (Cleopatràs) e nel 1998 (Erodiàs e Mater strangosciàs), in interpretazioni in grado di restituirne l’umanità e la fragilità del loro intenso dolore.
Fondatore insieme a Federico Tiezzi de Il Carrozzone, poi divenuta Magazzini Criminali e Compagnia Lombardi-Tiezzi, Lombardi ha lavorato anche su altri testi di Testori, come Edipus e L’Ambleto. «Quanto lavoro, quanti pensieri, quanta ricerca, quanta dedizione, quante lotte, quanta sofferenza, quanta felicità, nel corso della mia vita, ho dedicato a Testori? Non so più tenerne il conto. Certo, anche su altri mi sono ripetutamente applicato: Beckett, Schnitzler, Pirandello, Bernhard… Ma il caso di Testori riveste il segno dell’unicità e dell’identificazione. Mai avevo sentito che un autore mi desse tanto, mai che io gli restituissi tanto».
Venticinque anni dopo la sua interpretazione del secondo e del terzo dei lai, Sandro Lombardi ha sentito il desiderio di consegnare ad Anna Della Rosa i ruoli di Erodiade e della Mater Dolorosa, dopo aver assistito alla Cleopatràs messa in scena da Valter Malosti nel 2020 in cui lei era protagonista.
«Quando Sandro mi ha proposto di consegnarmi la sua interpretazione dei Due lai – racconta Della Rosa –mi si è allagato il cuore per l’emozione e per la consapevolezza fulminante della generosità e dell’eccezionalità del suo gesto. È un dono straordinario, la sua è stata un’interpretazione meravigliosa, epocale per la storia del teatro, e poi mi sta facendo dono di una materia così intima».
Diretta da importanti registi italiani e internazionali e fra le interpreti più interessanti della scena contemporanea, l’attrice viene accompagnata da Lombardi lungo tutte le tappe da lui compiute nel lavoro di interpretazione delle due protagoniste testoriane, attraverso una pratica tipica della tradizione orientale che pone al centro del processo creativo la relazione tra attore e attrice senza la mediazione di un autore o di un regista.
«Insieme – prosegue Della Rosa – abbiamo lavorato a tavolino sulla messa in voce della strabiliante, profondissima lingua testoriana, fatta di dialetto lombardo, francesismi, latinismi…Mi ha guidata nelle variazioni di ritmo, a lavorare su ogni parola e sillaba, per sciogliere il testo e renderlo comprensibile al pubblico, facendo emergere le sue infinite variazioni, le rime, lo sconvolgimento del desiderio e dell’amore incondizionato. Mi ha invitato a non imitarlo, ma a trovare un mio personale modo di interpretare ciò che mi suggeriva e che meravigliosamente aveva fatto. Poi, a partire dagli appunti che avevo preso durante i nostri primi giorni di lavoro, ho iniziato a studiare a memoria il testo. Ora siamo in prova di nuovo insieme: mentre recito sussurra «sì» e con un sospiro mi suggerisce che è il momento di respirare, di sospirare, di lasciar andare… Sandro respira con me. Sandro mi sta donando il lievito impastato della sua vita, della sua arte e della parola di Testori. È un dono sacro».
Non si tratta dunque di un’operazione didattica, ma una preziosa e inusuale trasmissione dell’arte attoriale da parte dell’artista più esperto alla più giovane.
«Testori offre molto all’attore» spiega Lombardi «La sua vena drammaturgica sgorga in funzione del corpo – cuore e carne, mente e sesso – dell’attore. È, la sua, una poetica del sangue e delle viscere in cui si celebra il mistero della parola che si incarna. Certo, se all’attore Testori offre molto, anche molto gli chiede: esige infatti che si lasci possedere da un verbo incarnante e di farsene ricettacolo prima, por poi restituirne la forza, la violenza, la tenerezza, la sensualità sotto forma di voce e espressione».
Sono andato a Modena a vedere lo spettacolo “Erodiàs + Mater Strangosciàs” interpretato da Anna Della Rosa. Ed è stata una delle serate più significative: non solo, intendo, della mia vita professionale, ma anche soprattutto della mia vita tout court. CONTROSCENA, Enrico Fiore
Il lavoro di Lombardi e Della Rosa è felicemente filologico, sta dentro una ricerca profondissima e rara, che pochissimi in Italia si possono permettere. PAC, Renzo Francabandera
MAGGIORE_DANZA
Progetto di Produzione e Programmazione
Fondazione Egri per la Danza
MAGGIORE_DANZA è un progetto diffuso di produzione e programmazione coreutica, un palinsesto dedicato alla danza a cura della Fondazione Egri per la Danza che, in stretta sinergia con la Fondazione del Teatro Il Maggiore di Verbania, attiva un articolato calendario di spettacoli, performance e pratiche coreutiche, nel teatro, nel territorio locale e nelle province limitrofe
La collaborazione con il Teatro Giuditta Pasta ed il suo Direttore Andrea Chiodi ci permette di presentare ambiti della performance, della ricerca coreografica e delle possibili contaminazioni che caratterizzano le più attuali prospettive della danza contemporanea, in un cartellone teatrale vocato alla contemporaneità.
MAGGIORE_DANZA è un palinsesto decentrato rispetto alla programmazione milanese e torinese, una finestra sulla danza che integra il calendario del Teatro Giuditta Pasta e raccoglie una proposta coreografica declinata in diverse poetiche ed estetiche, dedicata primariamente all’indagine sul gesto performativo: veicolo di catarsi, poesia del corpo e indagine sulla persona, portatore di istanze e valori sociali e culturali.
MARTEDÌ 15 OTTOBRE 2024 | ore 20.45
EARTHEART – IL CUORE DELLA TERRA
Compagnia EgriBiancoDanza
ideazione e coreografia Raphael Bianco
assistente alla coreografia Elena Rolla
stage concept Kokoschka Revival
con il contributo di Ana Shametaj (art direction), Andrea Giomi (interaction sound design), Fabio Brusadin (interaction visual design) Giulio Olivero, Valentina Micòl Carnevali e Nicoló Brunetto (scenografia)
luci Tommaso Contu
maitre de ballet Vincenzo Galano
produzione Fondazione Egri per la Danza
in collaborazione con Cross Festival e CEM – Centro Eventi Il Maggiore di Verbania, OGR Torino, Unione Musicale Onlus
con il sostegno di: MIC – Ministero della Cultura, Regione Piemonte, Fondazione CRT, TAP – Torino Arti Performative
Il progetto EartHeart ha ricevuto il contributo della Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando “ART~WAVES. Per la creatività, dall’idea alla scena” che guarda al consolidamento dell’identità creativa dei territori attraverso il sostegno alla programmazione nel campo delle performingarts e alla produzione creativa contemporanea, unendo ricerca, produzione, offerta e distribuzione in una logica di ecosistema per rafforzare le vocazioni artistiche del territorio
“Il pianeta è immenso, immenso il cielo, nel brulicare delle nostre azioni ancora troppo primitive, attendiamo qualche rivelazione, un messaggio di qui o d’altrove.
Osserviamo la potenza dell’acqua che tutto avvolge tracimando anime, il respiro del vento che spesso tradisce la rotta delle nostre speranze, il fuoco che scalda e scioglie i corpi, la roccia che si spacca, l’aspro e ambiguo incanto del ghiaccio silente: potente è la sfida delle alture e degli abissi.
Siamo qui nel perenne ascolto dei palpiti della nostra straordinaria e feroce dimora.
Ignari del futuro, esploriamo le profondità terrestri e le remote luci dell’universo: sopraffatti dal tempo, dalla gigantesca bellezza e dall’ impenetrabile mistero del cielo, del mare, del cuore della terra che pulsa, vibra, trema e sovrasta, sublime, ogni nostra vita”. RAPHAEL BIANCO
EartHeart – il cuore della terra (pièce teatrale) è il risultato della seconda fase dell’omonimo progetto EartHeart iniziato con esperienze immersive in ecosistemi naturali. Oltre alle emozioni e le esperienze in solitudine di ogni artista e il suo confronto con la natura, ciò che ha alimentato l’opera, soprattutto nella sua versione teatrale, è il dialogo con le comunità e il pubblico. Una produzione che si è trasformata nel tempo incontrando la gente, che generosamente ha regalato emozioni, esperienze e riflessioni personali emerse durante le prove aperte, contribuendo all’evoluzione della coreografia in ogni sua fase.
Lo spettacolo sintetizza le fasi precedenti del progetto EartHeart della Compagnia EgriBiancoDanza in una nuova dimensione teatrale, scandagliando con strumenti di avanguardia digitale, la potenza del pianeta e la meraviglia dei suoi ecosistemi, immergendo i danzatori in un fluire perpetuo di danza, immagini e suono: affascinante, magico, da contemplare e a cui abbandonarsi. A partire dal percorso esperienziale in situ EartHeart, che, come il gioco di parole in inglese suggerisce, unisce la parola cuore alla parola terra, la Compagnia EgriBiancoDanza, sotto la guida del coreografo Raphael Bianco, rimodula le esperienze vissute all’interno di ecosistemi differenti proiettandone l’essenza verso la dimensione drammaturgica e teatrale del gesto, traslando l’esperienza concreta in una dimensione astratta preservandone la memoria esperienziale. EartHeart è uno spettacolo che si radica nella terra e ne metabolizza l’esperienza del contatto per parlare di vita, natura e umanità come di un unico organismo. L’ambiente permea il corpo di suggestioni, interroga l’uomo e dialoga con le sue azioni / reazioni fisiche: attraverso l’ascolto diventiamo deserto, oceano, foresta… siamo parte del cuore pulsante di un microcosmo che ci sovrasta, antico e misterioso, potente e impietoso, immerso in un macrocosmo infinito a cui dedichiamo una danza rituale di devozione e timore. Si enfatizza così il contatto fra uomo e natura focalizzando l’attenzione sul rapporto di forza che unisce queste due entità: il kantiano “sublime dinamico” che vede l’uomo fragile sopraffatto dalla forza e dalla maestosità della natura. Il progetto teatrale integra alla struttura coreografica una forte componente scenografica e tecnologica: sound design, video mapping, interazione uomo-macchina, elementi scenici modulari e scomponibili, a cura del collettivo artistico interdisciplinare Kokoschka Revival coordinato dalla regista teatrale e film maker Ana Shametaj e dal sound designer Andrea Giomi.
MARTEDÌ 18 FEBBRAIO 2025| ore 20.45
SISTA
Balletto Teatro di Torino
coreografia Simona Bertozzi
danzatrici Marta Ciappina e Viola Scaglione
musica The Slits, Francesco Giomi, Jason Sharp
light design Simona Gallo
editing voce Roberto Passuti
costumi Born to be Reborn Lab
parole Marta Ciappina e Viola Scaglione
con il supporto di Lavanderia a Vapore, Collegno (TO)
progetto realizzato in prima fase con MilanOltre Festival
Quando Marta e Viola mi hanno chiesto di creare un duetto per loro ho subito compreso che il mio sguardo doveva posarsi sulla tessitura invisibile di una complicità a me ancora non svelata ma già densa e intrisa di alleanze nella sua produzione di mistero.
Una scia desiderante, questa la materia sulla quale ho sentito congiungersi le nostre prospettive e da cui sono partita per tracciare le tappe di pratiche e visioni, approdi e memorie, ricercando nel movimento il grado di presenza necessario, netto e poroso al contempo.
Fiducia, necessità, benessere.
Confondere il tempo, chiudere gli occhi, percepire l’origine. L’antenato.
Queste le suggestioni che hanno nutrito gli immaginari e articolato i fraseggi condivisi, le azioni solitarie e le attese, aprendo varchi tra presenza e prossimità, tra ciò che emerge e ciò che non è dato vedere…
Nella sua prima forma di quadri danzati, il lavoro approda al festival MilanOltre svelando le prospettive, ancora in itinere, di due presenze diversamente vigili ma entrambe inclinate verso la necessità di ritrovarsi. SIMONA BERTOZZI
MARTEDÌ 04 MARZO 2025 |ore 20.45
RIFARE BACH – La naturale bellezza del creato
Compagnia Zappalà Danza
coreografia e regia Roberto Zappalà
musica Johann Sebastian Bach
un progetto di Roberto Zappalà e Nello Calabrò
danzatori Giulia Berretta, Andrea Rachele Bruno, Corinne Cilia, Filippo Domini, Laura Finocchiaro, Anna Forzutti, Gaia Occhipinti, Silvia Rossi, Valeria Zampardi, Erik Zarcone
luci e scene Roberto Zappalà
costumi Veronica Cornacchini e Roberto Zappalà
realizzazione scene e costumi Theama for Dance
assistente alle coreografie Fernando Roldan Ferrer
direttore tecnico Sammy Torrisi
ingegnere del suono Gaetano Leonardi assistente di produzione Federica Cincotti
management Vittorio Stasi
ufficio stampa nazionale Veronica Pitea
direzione generale Maria Inguscio
produzione Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza Centro di Rilevante Interesse Nazionale
in coproduzione con Belgrade Dance Festival (Belgrado), Fondazione Teatro Comunale di Modena e MilanOltre Festival (Milano)
coproduzione e residenza Centre Chorégraphique National de Rillieux-la-Pape
in collaborazione con M1 Contact Contemporary Dance Festival (Singapore), Hong Kong International Choreography Festival (Hong Kong), Teatro Massimo Bellini (Catania)
con il sostegno di MIC Ministero della Cultura e Regione Siciliana Ass.to del Turismo dello Sport e dello Spettacolo
“Glorificare il culto dell’immagine e dell’estetica è il mio obiettivo, ancor più che il significato” Charles Baudelaire
Al centro del lavoro un universo coreografico che mette il corpo, con tutta la sua fragilità, quale elemento fondante e transito ineludibile. La naturale bellezza del corpo dei danzatori e della musica di Bach ha nella creazione un corollario di suoni della natura e del mondo animale, come delle mini-ouverture che introducono le note bachiane. Immagini bucoliche si susseguono, una natura quasi da alba dell’umanità dove i suoni dell’oggi, della sua violenza e tragedia sono ancora assenti, un grido d’allarme “futurista” che crea spazi su cui riflettere e sul sentire comune a volte assopito.
Far vivere in danza l’ammirazione che Zappalà nutre da sempre per il grande musicista tedesco è stato il fattore trainante che gli ha permesso di comporre tra soli, duetti, trii e ensemble, alcune delle pagine coreografiche a lui più care nella sua trentennale attività. Il titolo ‘Rifare Bach’ vuole anche essere un richiamo alle tante rivisitazioni musicali che nel tempo sono state fatte delle opere del compositore tedesco, e alcune di queste sono parte della ricerca del coreografo nella composizione musicale dell’opera.
Molti anni sono trascorsi da quando Roberto Zappalà si è confrontato con una creazione priva di una forte drammaturgia spesso legata al sociale, in Rifare Bach nessuna drammaturgia articolata e nessun intellettualismo, soltanto una stretta relazione tra l’estetica più eterea della musica e quella più carnale della danza per un viaggio denso di poesia.
Ascoltare la natura e i suoi “silenzi”, per un ritorno a un mondo dove sia ancora possibile intendere la “straziante e meravigliosa bellezza del creato” (Pasolini “Che cosa sono le nuvole?”).
“Gli esseri umani hanno da sempre guardato alla natura per comprendere il senso del loro essere qui e delle loro azioni. La natura è comune a tutti ed è la madre di tutti, considerare la natura equivale a considerare l’universalità delle cose.
La definizione etimologica di universo pone l’accento sull’unità di corpo e scopo quindi universalità equivale alla volontà di unire tutti in una dimensione di convivenza.
La musica di Bach per quanto mi riguarda riesce ad unire ogni espressione d’arte sotto uno stesso involucro ed è strumento di creatività infinita così come lo è la natura, anche quella che (nei suoni) é presente nel mio lavoro e che ha stimolato la mia capacità cognitiva di creare e inventare e così il mio processo di acquisizione di conoscenze e comprensione attraverso il pensiero.
Uno spazio dove silenzio, ascolto, percezione e gesto saranno presenti in modo unitario nel rispetto delle singole differenze.” ROBERTO ZAPPALÀ
MY OWN APOCALYPSE
laboratori di danza con Egribiancodanza nei primi mesi del 2025
My own apocalypse è la prima fase di una produzione diffusa e partecipata che il coreografo Raphael Bianco intende realizzare nel corso dei prossimi mesi. Come ormai costante nelle sue recenti creazioni, è presente nell’iter di produzione uno spazio molto ampio dedicato all’esperienza di ricerca condivisa col pubblico e con i cittadini e comunità di vario genere ed estrazione sociale. In questo primo step produttivo la riflessione del coreografo si focalizza sul rapporto fra micro-apocalisse e macro-apocalisse. La nuova creazione, infatti, è dedicata all’iter di una catastrofe vissuta e superata dal genere umano, si alimenta e si arricchisce, nelle sue fasi iniziali, delle esperienze individuali, confessioni e testimonianze che convergono in uno spazio di cura e ascolto attraverso il solo gesto e il suo rapporto con la parola scritta. Lo step creativo si divide in due fasi, una prima fase di empatia ed una seconda di restituzione. L’idea della prima fase di My own apocalypse è la composizione di un mosaico di parole di cui si fanno portatori i cittadini che vorranno metabolizzare la loro propria apocalisse personale più o meno recente, sintetizzato in una parola scritta e consegnata ai danzatori. La parola scritta, oltre a arricchire un mosaico verbale che sarà alla base di un testo teatrale, una litania liturgica di accompagnamento assieme alla musica, è elemento di stimolo per la danza dei performer che accolgono e accompagnano in tempo reale lo spettatore in un rituale di con – passione ed esorcismo: lo spettatore si abbandonerà per 10/15 minuti ad un flusso empatico e catartico veicolato nel gesto e nella sua scrittura improvvisativa . A questa fase, che vede decine di testimoni alternarsi con il nucleo dei danzatori, segue l’esito finale dove la sintesi coreografica seppur ancora in fase embrionale restituirà le esperienze umane, fisiche e coreografiche accompagnate da una prima stesura della partitura vocale e sonora di questa nuova creazione.
SABATO 28 SETTEMBRE 204 | ORE 20.45
DOMENICA 29 SETTEMBRE 204 | ORE 16.00
I LEGNANESI
GUAI A CHI RUBA
di Mitia Del Brocco
regia ANTONIO PROVASIO
scenografie e costumi Enrico Dalceri
direttore Artistico Sandra Musazzi
direttore di produzione Enrico Barlocco produzione Chi.Te.Ma.
Un nuovo spettacolo per riabbracciare ancora una volta le decine di migliaia di spettatori che aspettano di anno in anno di trascorrere due ore spensierate con la famiglia Colombo – Antonio Provasio (Teresa), Enrico Dalceri (Mabilia), Italo Giglioli (Giovanni) – e gli altri personaggi del cortile, dove ritroveremo i personaggi della tradizione alle prese con l’arrivo del giovane Carmine (Maicol Trotta) nella famiglia Colombo.
Crescere in una famiglia tradizionale di sani e autentici principi oggigiorno è una grande fortuna: lo sa bene Mabilia che, consapevole di questo privilegio, partecipa a un concorso di beneficenza aggiudicandosi “l’adozione temporanea” di un ragazzo problematico, ma dal carattere incredibilmente travolgente. Il compito di Teresa e Giovanni sarà quello di reinserire il ragazzo in società fornendogli le basi solide e i principi morali essenziali per vivere onestamente e trovare un lavoro, mentre quello di Mabilia di vestire i panni di “sorella maggiore”. “Sono 45 anni che faccio beneficenza!” esclama Teresa, riferendosi al matrimonio con il Giovanni, in una girandola di battute esilaranti che accompagna gli spettatori nella nuova storia della famiglia Colombo. Teresa si troverà anche alle prese con un singolare direttore di banca, tra malintesi e diffidenza, sempre all’insegna dell’inconfondibile comicità.
Ma si sa che le abitudini (anche quelle malsane, purtroppo!) sono dure a morire e, per colpa di una bravata commessa da Carmine, nella seconda parte dello spettacolo i tre Colombo si ritroveranno catapultati in un’imponente aula di tribunale di fronte al giudice e a Carmela (Maurizio Albè) a “discolparsi” per qualcosa che non hanno commesso, soprattutto il nostro Giovanni che, con grande felicità di Teresa, rischierà addirittura la galera!
Ma, quando tutto sembrerà degenerare senza via di uscita, tornerà a splendere il sereno, portando gli spettatori a riflettere sull’attualità del settimo comandamento.
Un testo scritto da Mitia Del Brocco che, ogni anno, unisce magistralmente tradizione e innovazione in costante equilibrio come in questo nuovo spettacolo, in cui il connubio fra i profumi del tradizionale cortile e l’ispirazione tratta dalla serie di enorme successo “Mare fuori” lasceranno sbalorditi, portando gli spettatori dentro a uno spettacolo divertente, brillante e spassoso come solo I LEGNANESI sanno fare!
La nuova storia della Famiglia Colombo, la più divertente d’Italia, è accompagnata da scenografie e costumi curati da Enrico Dalceri, mentre la regia dello spettacolo, come da tradizione, è affidata all’indiscussa professionalità di Antonio Provasio.
GIOVEDÌ 24 OTTOBRE 2024 | ORE 20.45
LUCA BIZZARRI
NON HANNO UN AMICO
di Luca Bizzarri e Ugo Ripamonti
con Luca Bizzarri
produzione ITC2000 Non Hanno un Amico è uno spettacolo teatrale di e con Luca Bizzarri, scritto con Ugo Ripamonti, ispirato all’omonimo podcast edito da Chora Media che ha riscosso e tutt’ora riscuote un tale successo da rendere il modo di dire “Non hanno unamico” un intercalare comune e diffusissimo.
Esattamente come nel podcast – nato per raccontare la campagna elettorale e portato avanti grazie a una media di cinquantamila ascolti giornalieri e un milione di streaming al mese – ma con tutte le possibilità di approfondimento e “godimento” del contesto teatrale, al centro di Non Hanno Un Amico c’è la comunicazione politica dei nostri tempi, i fenomeni social, i costumi di un nuovo millennio confuso tra la nostalgia del Novecento e il desiderio di innovazione tecnologica e sociale.
Con tutta la sagacia della sua satira, in un’ora di racconto di noi, Bizzarri ci porta a ridere di noi stessi, delle nostre debolezze, dei nostri tic. Un’ora di racconto in cui ci riconosciamo come in uno specchio che all’inizio ci pare deformante, ma che in realtà, a guardarlo bene, restituisce quell’immagine di noi che rifiutiamo di vedere.
GIOVEDÌ 14 NOVEMBRE 2024| ORE 20.45
GIORGIA FUMO
VITA BASSA
di e con Giorgia Fumo
supervisione ai testi Manuela Mazzocchi
regia di Enrico Zaccheo
disegno Luci Daniele Savi
produzione e distribuzione Savà Produzioni Creative
Arriva nei teatri italiani “Vita Bassa” l’irresistibile spettacolo di Giorgia Fumo che racconta un universo di originali mondi comici.
Dopo il successo televisivo su Comedy Central, la stand-up comedienne porta sul palcoscenico uno spassoso affresco contemporaneo offrendo al pubblico un mix di osservazioni acute e aneddoti esilaranti sulla generazione dei trentenni, ma non solo.
Vita Bassa guida lo spettatore alla scoperta della vita dei millenials, i nuovi adulti che si barcamenano con le briciole lasciate dai loro predecessori. Dai viaggi che devono essere a tutti i costi “esperienze” ai programmi in cui si scelgono abiti da sposa, dalla vita in ufficio ai “lasciamenti” nell’era dei social, Giorgia Fumo con il suo stile unico porta sul palco una comicità intelligente e mai banale.
Giorgia Fumo è ingegnere, improvvisatrice teatrale e stand-up comedienne. Nata nel 1986 a Roma, è cresciuta in Sardegna e ha studiato a Pisa. Ha condotto in maniera brillante due vite parallele: consulente di Market Intelligence di giorno, comica e improvvisatrice teatrale di notte. Ha avuto come clienti, tra gli altri, brand come L’Orèal e BMW. Inizia a fare StandUp comedy nel 2019, e da allora calca i principali palchi della comicità italiana, tra cui lo Zelig di Milano. Nel 2021 è l’unica italiana alle semifinali dei Funny Women Awards, concorso internazionale per comiche emergenti. Nel 2022 è in scena al Teatro dei Filodrammatici di Milano con lo spettacolo “La Repubblica Indipendente della Comicità” e nello stesso anno è speaker al TEDx Lungarno Mediceo a Pisa.
La tv si accorge di lei nel 2020, è per 4 stagioni consecutive nel cast di Stand Up Comedy (Comedy Central), nel 2021 è nel cast de Il Giovane OLD (Rai 2) e nel 2022 è una delle protagoniste della finale di Italia’s Got Talent (Sky Uno). Nel 2023 il suo show Vita Bassa è su Comedy Central in Comedy Central Presents.
Oggi può chiudere le telefonate con un trionfante “Di questo se ne occupa il mio agente”.
Giorgia Fumo è specializzata in public speaking e data storytelling, e crea contenuti comedy personalizzati per brand e aziende.
SABATO 30 NOVEMBRE 2024| ORE 20.45
IL SAPORE DEL NATALE
con Andrea Vitali (voce narrante), Francesco Pellicini (voce narrante), Max Peroni (chitarra e voce), Fazio Armellini (fisarmonica)
luci Andrea Bossi
produzione Associazione culturale Festival del Teatro e della Comicità – Città di Luino
La mattina del 23 dicembre 1952, presso la caserma dei Carabinieri di Bellano, si presentò tal Americo Rigazzi, coltivatore diretto, per avvisare di aver subito un furto. Furto di capponi specificò il Rigazzi al Carabiniere Ausilio, “merce” particolarmente preziosa alla vigilia del Santo Natale.
È questo l’incipit del nuovo racconto di Andrea Vitali (2023), adattato dall’attore Francesco Pellicini – voce narrante al pari del pluripremiato scrittore bellanese – che ne assume altresì la regia proponendo una trasposizione teatrale – letteraria spassosa e illuminate, dai ritmi incalzanti, arricchita dalle canzoni del cantautore Max Peroni alla chitarra e dai sottofondi alla fisarmonica del maestro Fazio Armellini.
“Senza quei capponi a tavola – il vero sapore della festa! – non sembrerà nemmeno Natale”…
Con il sapore del Natale Andrea Vitali tratteggia sapientemente i personaggi di una provincia soltanto e in apparenza sorniona innalzandoli a protagonisti assoluti di un mondo pregno di umanità nel quale, a svolgersi, è la favola della vita.
MARTEDÌ 31 DICEMBRE 2024| ORE 21.45
CAPODANNO A TEATRO
ALLA SCOPERTA DI MORRICONE
Ensamble Symphony Orchestra
direzione M° Giacomo Loprieno
IL NUOVO SPETTACOLO DI ENSEMBLE SYMPHONY ORCHESTRA
diretta da GIACOMO LOPRIENO
Il tributo unico alle musiche del grande compositore italiano si arricchisce di nuove pagine in gran parte meno conosciute ma di grande bellezza nello sconfinato repertorio del M° Morricone per dar vita al nuovo spettacolo “Alla scoperta di Morricone”.
Non solo un concerto, ma un percorso di parole, suggestioni e performance solistiche che guidano lo spettatore attraverso i decenni che hanno reso grande il cinema e la musica italiana e internazionale. Il viaggio incredibile iniziato tra le melodie che sono rimaste nella memoria collettiva di generazioni con la potenza evocativa di Mission, La leggenda del pianista sull’oceano, C’era una volta il west, Nuovo cinema paradiso, The hateful eight, C’era una volta in America, Per qualche dollaro in più, Malena e che ha caratterizzato l’attività dell’Ensemble Symphony Orchestra nelle scorse stagioni prosegue affrontando altre opere come Gli intoccabili, La califfa, Canone inverso, Indagine su in cittadino al di sopra di ogni sospetto e con uno spazio importante per le grandi canzoni scritte per artiste come Dulce Pontes, Amii Stewart, Joan Baez e Mina in una nuova versione sinfonica.
500 colonne sonore, 70 milioni di dischi venduti nel mondo, sei nominations e due Oscar vinti, tre Grammy, quattro Golden Globe e un Leone d’Oro fanno di Ennio Morricone un gigante della musica di tutti i tempi. Da qui l’idea dell’Ensemble Symphony Orchestra, fiore all’occhiello del nostro Paese, di porre omaggio al Maestro.
L’Ensemble si avvicina alla musica di Morricone dopo collaborazioni nazionali ed internazionali importanti: Mario Biondi, Max Gazzè, Franco Battiato, Giovanni Allevi, Renato Zero, Francesco Renga, Pooh, Baustelle, PFM, Andrea Bocelli, Sting, Kylie Minogue, Robbie Williams, Nile Rodgers, Sam Smith, Luis Bacalov. Con oltre seicento concerti tra
Italia, Svizzera, Germania, Spagna, Olanda, Francia, Austria, Regno Unito e Belgio, l’orchestra presenta una grande versatilità e attenzione per ogni tipo di musica, con un repertorio che spazia dalle arie d’opera più conosciute alle colonne sonore di film di fama mondiale, da “Frozen” ad “Harry Potter”.
In questo omaggio sul palco si alterneranno solisti, prime parti di importanti teatri e istituzioni sinfoniche italiane, come il violoncello del Maestro Ferdinando Vietti e la tromba del Maestro Stefano Benedetti. Ospiti speciali il soprano Anna Delfino, beniamina del pubblico europeo dell’opera, che farà rivivere l’emozione del Deborah’s Theme da “C’era una volta in America” e il violinista del Circle du Soleil Attila Simon, che eseguirà il solo di Love Affair.
Ad accompagnare il pubblico dando voce ai personaggi e alle ambientazioni la bravura di Andrea Bartolomeo attore, regista e docente di Teatro. Dal ’98, col Teatro Nucleo, è presente nei più importanti Festival internazionali di Teatro in spazi aperti e nelle piazze d’Europa, del Sud America e dell’Asia. Dal 2014 lavora col regista Alessandro Serra, con quale mette in scena il pluripremiato Macbettu in tournée in tre continenti dal 2016, e lo spettacolo Il giardino dei ciliegi, in tournée internazionale dal 2019. È direttore artistico di due festival (Giovenco Teatro Festival e Gioiosa Percussioni Festival) e del Centro di Ricerca per le Arti della Scena, immerso nella natura del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
SABATO 08 MARZO 2025 | ORE 20.45
ABBADREAM
The ultimate Abba tribute show
Un doveroso omaggio alla band le cui canzoni sono ormai considerate un vero e proprio ‘cult’, anche grazie al musical teatrale “Mamma mia!” ed al film di successo con Meryl Streep e Pierce Brosnan.
Gli ABBA sono stati il gruppo musicale pop svedese di maggior successo. Si stima che abbiano venduto oltre 375 milioni di dischi in tutto il mondo, diventando così uno dei gruppi più popolari nella storia della musica leggera. Il gruppo si costituì intorno al 1970. Quattro anni dopo erano già all’apice della loro carriera musicale dopo aver vinto l’edizione dell’Eurovision Song Contest nel 1974 con “Waterloo”. Il gruppo si sciolse nel 1982. Da allora si sono susseguiti vari rumors circa una possibile reunion. Nel 2020 gli ABBA stupiscono tutti annunciando un nuovo disco e un concerto “virtuale”.
ABBAdream è uno show “non virtuale” tra i più acclamati in Europa e un’occasione per riascoltare gli intramontabili successi della band svedese e qualche nuova proposta estratta proprio dall’album uscito nel 2021.
Dal 2010 lo spettacolo è stato rappresentato con successo in moltissimi teatri italiani. Un lungo tour ha raggiunto Svizzera, Lussemburgo, Belgio, Romania, Russia, Slovenia, Spagna e Germania consacrando lo show dedicato ai Fab four svedesi come uno dei più quotati a livello internazionale.
Lo spettacolo ripropone lo stile inconfondibile degli abiti, le coreografie e i brani che hanno consacrato il gruppo svedese nell’Olimpo della disco music: canzoni eseguite interamente dal vivo, costumi e luci che ricreano le indimenticabili atmosfere degli anni ‘70. “Mamma mia!”, “Dancing Queen”, “Waterloo” Preparatevi a scatenarvi!
Una seconda parte di stagione all’insegna della musica che ci accompagna verso il prestigioso appuntamento con il concorso internazionale di canto Lirico intitolato a Giuditta Pasta.
In questi appuntamenti abbiamo il piacere di ospitare l’orchestra dei pomeriggi musicali per due stupendi concerti per festeggiare gli ottant’anni dalla nascita. Un progetto questo che permette a tutti di avvicinarsi alla grande musica anche grazie al prezzo popolare. Arriva poi una sfida importante, cioè la costruzione di una mise en space di un titolo lirico a cura del teatro, diretta dal Saronnese Stefano Nigro e con il supporto del concorso lirico.
DOMENICA 06 APRILE 2025| ORE 16.00
I POMERIGGI MUSICALI
direttore Beatrice Venezi
violino Alessandro Milani
viola Luca Ranieri
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Programma
Mozart, Sinfonia concertante per violino, viola e orchestra
Schönberg, Kammersymphonie n. 2
Milhaud, Le beouf sur le toit
MERCOLEDÌ 07 MAGGIO 2025| ORE 20.45
OPERA STUDIO, MISE EN ESPACE DELL’OPERA TRAVIATA DI GIUSEPPE VERDI
direttore Stefano Nigro
orchestra Italian Academy
con voci selezionate dall’ultima edizione del Concorso lirico internazionale Giuditta Pasta
produzione, allestimento e percorso formativo dei giovani cantanti a cura del teatro Giuditta Pasta e della sua direzione artistica
Un appuntamento che vuole essere occasione di crescita per i finalisti che hanno partecipato all’edizione 2024 del Concorso lirico, una sorta di masterclass che sfocerà poi in una restituzione al pubblico all’inizio della settimana dedicata al concorso lirico 2025
MERCOLEDÌ 07 MAGGIO – DOMENICA 11 MAGGIO 2025
CONCORSO LIRICO INTERNAZIONALE
Quarta edizione
prove aperte
DOMENICA 20 OTTOBRE 2024 | ore 16.00
Teatro del Buratto e CSS Teatro Stabile di Innovazione del FVG presentano
TI VEDO. LA LEGGENDA DEL BASILISCO
di Emanuela Dall’Aglio
con Emanuela Dall’Aglio e Riccardo Paltenghi
Un abito-storia che racconta un mito. Una creatura terrificante che entra nella vita di un villaggio generando sconcerto e portando i suoi abitanti a chiudersi in casa. In questa storia, solo un bambino con il suo incauto coraggio, con la sua paura e le sue necessità assolute, riuscirà a scontrarsi con il mito e a trovare una soluzione.
A differenza delle fiabe in cui qualcuno soccombe e l’altro vince, però, qui dall’incontro-scontro con un piccolo eroe, attraverso le sue sincere emozioni, il Basilisco potrà trasformare il suo destino, forse. E trovare anche un amico… Forse.
Linguaggio: teatro di figura
Tematiche: affrontare la paura, emozioni, amicizia, la diversità
DOMENICA 24 NOVEMBRE 2024 | ore 16.00
Fondazione Aida, Fondazione Atlantide Teatro Stabile di Verona, Associazione A.T.T.I. aps
CSC Centro Servizi Culturali Santa Chiara presentano
GRISÙ. UN DRAGO SENZA PAURA
drammaturgia Marco Pagot
regia Manuel Renga
coreografie Giuseppe Brancato
Grisù è un piccolo drago, figlio di una gloriosa famiglia di draghi che si vanta della loro capacità di incendiare con il loro fuoco ogni cosa.
Il padre di Grisù ama dire sempre che chi nasce drago deve fare il drago e basta! Ma suo figlio Grisù non è della stessa idea e coltiva un sogno speciale: diventare un pompiere; è convinto, infatti, che anche un drago può aspirare a qualcosa di diverso che lo faccia uscire dal ruolo di drago incendiario. Ed è così che lo spettacolo, sulla scia degli episodi del cartone animato, riprenderà le avventure di Grisù che sarà accompagno da suo papa Fumé, la migliore amica Stella e il papà di quest’ultima David, Comandante dei Vigili del Fuoco.
Grisù rappresenta così la forza di chi non si rassegna di fronte alle difficoltà e desidera cambiare, dare una svolta positiva alla vita, aiutando gli altri e smettendo di spargere fuoco distruttore! Non è facile per Grisù portare avanti il suo sogno, perché spesso le emozioni prendono il sopravvento facendo fuoriuscire le fiamme dalla sua bocca che provocano degli imprevisti. Ma non perde la speranza e soprattutto non smette di sognare affermando con forza: “Un pompiere non si arrende mai!” linguaggio: commedia musicale
VENERDÌ 20 DICEMBRE 2024 | ore 20.30
STUDIO TA-DAA! Presenta
CONCERTO IN SI BE-BOLLE XMAS EDITION
assolo per trio con pianoforte e bolle di sapone
di Michele Cafaggi
con Michele Cafaggi (attore e clown)
e i musicisti Davide Baldi e Federico Carso
musiche originali di Davide Baldi e Federico Caruso
regia Ted Luminarc
Un eccentrico pianista si presenta sul palco con l’emozione e la tensione delle grandi occasioni.
Finalmente dopo anni di studi potrà esibirsi davanti ad un pubblico in un vero teatro. Ma l’imprevisto è in agguato e tra improbabili incidenti, incontri fortuiti e veri e propri colpi di scena le cose non andranno proprio come da programma…
Un vero e proprio concerto che accompagna sognanti danze di bolle di sapone di ogni forma e dimensione in un nuovo allestimento natalizio!
Davide Baldi e Federico Caruso hanno composto i brani eseguiti nello spettacolo, musica contemporanea con ispirazioni jazz.
Dal vivo suonano pianoforte e clarinetto, ma essendo polistrumentisti non esitano ad utilizzare fisarmonica, chitarra percussioni e se necessario alcuni passaggi di musica elettronica.
Durata 70 minuti
tout public, da 3 a 103 anni
spettacolo senza parole con musica dal vivo
tecniche utilizzate clownerie, pantomima, teatro d’attore, teatro d’oggetti, bolle di sapone
LUNEDÌ 6 GENNAIO 2025| ore 16.00 SPECIALE EPIFANIA
Accademia perduta Romagna Teatri presenta
BELLA, BELLISSIMA!
regia e cura dell’animazione Nadia Milani
drammaturgia Beatrice Baruffini
con Giulia Canali, Noemi Giannico, Eleonora Mina
Puppets/figure animate Noemi Giannico
scene Alessia Dinoi
disegno luci Matteo Moglianesi
musiche originali Andrea Ferrario
costumi Mirella Salvischiani
voce Orco Claudio Casadio
Bella, bellissima! Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace. Un giorno, da qualche parte, nasce una Strega. In poco tempo impara a fare tutte le cose che fanno le streghe: fa incantesimi, sa volare su una scopa, ride e spaventa tutti, anche i bambini. Per il suo compleanno, riceve un invito da Orco: un appuntamento a mezzanotte, al chiaro di luna. Lui la trova bella, bellissima. Nella notte Strega s’incammina e sulla via incontra alcuni abitanti del bosco che non la pensano come Orco: ognuno di loro, infatti, crede che Strega debba usare la magia per essere più bella. Lei ascolta i loro consigli e cambia il suo aspetto. Così diversa, Orco non la riconosce. Lui cerca Strega, quella “con i capelli arruffati, il naso importante e che veste sempre di scuro”. Con un’ultima magia, Strega torna ad essere quel che era e invita Orco a una cena speciale.
età consigliata dai 3 anni
tecniche utilizzate teatro di figura e d’immagini
DOMENICA 19 GENNAIO 2025 | ore 15.00 – 16.45 – 18.15
Teatro Telaio presenta lo spettacolo vincitore del PREMIO EOLO 2023 COME MIGLIOR PROGETTO
ARCIPELAGO
A cura di Angelo Facchetti e Francesca Franzè
performer Mariasole Dell’Aversana
scenografia Realizzata da Giuseppe Luzzi
«Arcipelago è una sapiente ed emozionante installazione, concepita come una vera e propria educazione umana e sentimentale, dove protagonisti assoluti sono i bambini che sono invitati ad esplorare in un grande spazio tutto da scoprire, un luminoso arcipelago, composto da diverse particolari isole, piccole tendine luminose, custodi di mondi di misteriosa sostanza, che creano un vero e proprio piccolo mare, di cui si sentono perfino le onde. Ogni bambino, ogni bambina, mossi da alcune parole di magico spessore (ascolta, guarda, senti, racconta) vi si immerge dentro, rispondendo ai diversi stimoli, suggeriti da ogni isola, creando un proprio diario emozionale che poi viene condiviso con tutti».
Ogni bambino potrà essere accompagnato da un adulto per un massimo di 40 spettatori per replica.
DOMENICA 23 FEBBRAIO 2025 | ore 16.00
TPO presenta
+ERBA
A FOREST IN THE CITY
+Erba è uno spettacolo interattivo in cui due danzatrici creano, con la partecipazione dei bambini, una città immaginaria.
La danzatrice “architetta” osserva il paesaggio e disegna l’intera città partendo dalle case, le strade e gli spazi urbani. La danzatrice “giardiniera” invece osserva la terra, gli insetti, disegna erba ed alberi. I due personaggi si muovono in una scena vuota dove due grandi schermi allineati evocano una stanza delle meraviglie: qui le loro fantasie, idee e progetti si colorano e prendono vita. L’architetta immagina case gradevoli e piene di luce, la giardiniera le ridisegna inserendo erba ed alberi e, piano piano, la loro città immaginaria cresce unendo le due diverse sensibilità.
La città appena nata è un ambiente vivo e quindi nuovi personaggi e nuovi eventi entrano in gioco. Arrivano i bambini a popolare lo spazio ed a colorare la scena, arrivano gli insetti, le stagioni: la città da piccola diventa più grande e complessa. Il sogno di una città green si realizza; ma nella città c’è anche una minaccia, una fabbrica che crescendo allontana gli insetti, gli uccelli e fa morire gli alberi. Saranno le danzatrici, insieme ai bambini, a ridisegnare lo spazio in modo che la natura possa crescere di nuovo: è qui che avverrà il “concerto degli alberi”.
A conclusione dello spettacolo, nel foyer allestiamo un tavolo per la costruzione di braccialetti-bombe di semi
DOMENICA 16 MARZO 2025 | ore 16.00 SPECIALE FESTA DEL PAPÀ
Teatro del Piccione presenta lo spettacolo menzione speciale EOLO AWARD 2024
VERSO B
di e con Dario Garofalo e Paolo Piano
ispirato dai testi e dalle immagini di “Una Bibbia” di Philippe Lechermeier e Rebecca Dautremer
drammaturgia Flavia Gallo
regia Danila Barone e Dario Garofalo
« Per aver avvicinato con coraggio e in modo fantasmagorico i ragazzi, attraverso il rapporto tra il padre e suo figlio, ad un immaginario poco frequentato dal teatro per le nuove generazioni, quello della Bibbia, testo di straordinaria evocazione, pieno di simboli e di stimoli misteriosi. Lo spettacolo è interpretato da Paolo Piano e Dario Garofalo, sulla bella drammaturgia di Flavia Gallo e con la regia e l’ambientazione sonora e visiva di Danila Barone».
Incantati dalle immagini di Rebecca Dautremer nel libro “Una Bibbia” scritto insieme a Philippe Lechermeier, lo spettacolo è l’incontrato con alcune storie bibliche che rivivono sul palcoscenico come pure fonti di riflessione e di saggezza pratica.
Nasce così un racconto teatrale intenso che ci fa riscoprire un patrimonio di storie antiche che parlano di noi.
Lo spettacolo è il diario di un viaggio straordinario in cui un padre e un figlio fuggono da un mondo distrutto verso un luogo di cui conoscono solo l’iniziale: B, un luogo misterioso, una città il cui nome sembra impronunciabile. Questo viaggio durerà due giorni e due notti, tra lande desolate e mercati esotici con un carretto ricolmo dello stretto necessario per vivere. Ad ogni sosta, il padre racconterà al figlio delle storie esemplari, utili a che il viaggio proceda e con esso il percorso di crescita del figlio.
OLTRE IL SIPARIO
Alle 19.30 dei giorni di spettacolo delle rassegne di Prosa e Contemporanea, il Direttore artistico Andrea Chiodi e Simona Gonella, docente presso l’accademia RADA (Royal Academy of Dramatic Art) di Londra, propongono una serie di incontri per approfondire e riflettere insieme sui testi proposti.
Attività gratuita su prenotazione via mail
PROGETTO DREAMWALKERS
Il Comune di Saronno, in partenariato con Fondazione culturale Giuditta Pasta, Dandelion Cooperativa sociale, La città di Smeraldo onlus e UFO aps ha ottenuto dal Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio civile universale della Presidenza del Consiglio dei Ministri un contributo per la realizzazione del progetto Dream walkers: costruttori di futuri sognati nell’ambito dell’Avviso pubblico Giovani in Biblioteca. Il progetto comprende numerose attività realizzate anche dal Teatro Giuditta Pasta per i giovani dai 14 ai 20 anni. Scoprile tutte sul sito!
STUDENTI IN SCENA
Studenti in scena è una rassegna teatrale che ogni anno apre le porte del Teatro Giuditta Pasta alle numerose esperienze teatrali scolastiche saronnesi, diventando una casa per le rappresenta- zioni degli studenti e un luogo di incontro e partecipazione. Quella del 2025 sarà la 27° edizione.
PROGETTO ART FOYER
Art Foyer è un programma continuativo di mostre allestite nel foyer del Teatro di Saronno a cura di Associazione culturale Helianto e Associazione ArtigianArte (dell’artista Sabrina Romanò) in collaborazione con il Teatro Giuditta Pasta. Il vernissage delle e- sposizioni è spesso un momento di incontro con l’artista, di performance e riflessioni, in un gioco infinito dove l’arte si specchia nell’arte, ospitata in un luogo d’arte anch’esso.
LABORATORI TEATRALI
Il teatro è un linguaggio che attraversa corpo, mente ed intuito, è un’arte che si basa sulla relazione, forma il pensiero critico e costruisce l’individuo. Il teatro è azione, è guardare per guardarmi, per guardare l’altro, per guardare la comunità. Il Teatro Giuditta Pasta propone laboratori teatrali per bambini, adolescenti e adulti perché questo spazio stra-ordinario diventi parte integrante del vivere quotidiano per tutti. Scoprili e iscriviti dal sito!
TEATRO PER LE SCUOLE
Mercoledì 20.01.25
LULÙ
di e con Claudio Milani
Martedì 14.01.25
LE LACRIME DI ACHILLE
Teatro del Buratto
Venerdì 31.01.25
ROMEO IS BLUE, JULIET IS YELLOW
Charioteer Theatre e Teatro del Buratto teatro d’attore in lingua inglese
Data in via di definizione nel mese di aprile
NETTLE AND I
Theatre of the 7 Directions
ABBONAMENTI A TURNO FISSO
STAGIONE COMPLETA DI PROSA – ABBONAMENTO A 16 TITOLI
Prosa + Contemporanea * Il sapore nel Natale
intero € 270
ridotto over70 e gruppi organizzati € 240
ridotto under26 € 150
PROSA – ABBONAMENTO 9 SPETTACOLI
intero € 250
ridotto over70 e gruppi organizzati € 215
ridotto under26 € 117
CONTEMPORANEA – ABBONAMENTO A 6 SPETTACOLI
intero € 114
ridotto over70 e gruppi organizzati € 102
ridotto under26 € 66
QUARTETTI
QUARTETTO GRANDI DONNE
La Molli, Vorrei una voce, Anna Karenina, Erodias +Mater stràngoscias
Posto unico € 80
QUARTETTO GRANDI COPPIE
Delirio a due, Scene da un matrimonio, Sogno di un mattino di primavera, Boston marriage
Posto unico € 90
QUARTETTO GRANDI CLASSICI
La Locandiera, Chiaroscuro. Vita di Artemisia Gentileschi, Muto per spavento, Pirandello Pulp
Posto unico € 100
ABBONAMENTO MUSICA
I Pomeriggi Musicali, La Traviata
posto unico € 20
ACQUISTO ABBONAMENTI
L’acquisto di nuovi abbonamenti sarà possibile:
dall’11 giugno al 26 luglio secondo i seguenti giorni ed orari: martedì, mercoledì e giovedì dalle ore 9.30 alle ore 12.30
dal 4 settembre nei seguenti orari di biglietteria: mercoledì e sabato dalle ore 9.30 alle ore 12.30 – giovedì dalle ore 15.00 alle ore 18.00
Ricordiamo che è possibile sottoscrivere l’abbonamento a turno fisso sino alla data di inizio di ogni rassegna compatibilmente con la disponibilità dei posti.
ABBONAMENTI OPEN
SEASON PASS 10 SPETTACOLI
Posto unico € 250
SEASON PASS 6 SPETTACOLI
Posto unico € 160
GIFT CARD 2 INGRESSI
Posto unico € 50
I Season Pass e le Gift Card non utilizzati entro la stagione 2024|25 non potranno essere rimborsati.
BIGLIETTI
PROSA settore poltronissima (platea e gradinata) intero € 30 ridotto over70 € 26 gruppi organizzati € 24 ridotto under26 € 16settori laterali (platea e gradinata) intero € 28 ridotto over70 € 24 gruppi organizzati € 22 ridotto under26 € 14loggione A intero € 26 ridotto over70 € 22 gruppi organizzati € 20 ridotto under26 € 12loggione B intero € 24 ridotto over70 € 20 gruppi organizzati € 18 ridotto under26 € 10 | CONTEMPORANEA e Il Sapore del Natalesettore poltronissima (platea e gradinata) intero € 22 ridotto over70 € 20 gruppi organizzati € 18 ridotto under26 € 12 settori laterali (platea e gradinata) intero € 18 ridotto over70 € 16 gruppi organizzati € 14 ridotto under26 € 10loggione A e loggione B intero € 16 ridotto over70 € 14 gruppi organizzati € 12 ridotto under26 € 10 |
I POMERIGGI MUSICALI posto unico € 12 | OPERA posto unico € 24 |
I LEGNANESI e GIACOBAZZI posto unico € 40 | SHOW Luca Bizzarri, Giorgia Fumo e Abba Dream posto unico € 33 Gospel € 39 |
CAPODANNO posto unico € 65 | TEATRO FAMIGLIE posto unico € 11 Grisù e Concerto in Si BeBolle Xmas Edition € 16 |
PREVENDITA BIGLIETTI SHOW, MUSICA E TEATRO FAMIGLIE
da martedì 11 giugno
martedì, mercoledì e giovedì dalle ore 9.30 alle ore 12.30
PREVENDITA BIGLIETTI PROSA E CONTEMPORANEA
a partire dal 4 settembre
mercoledì e sabato dalle ore 9.00 alle ore 13.00
giovedì dalle ore 15.00 alle ore 18.00. Telefono: 02 96702127
PRENOTAZIONI
Scrivere a biglietteria@teatrogiudittapasta.it indicando nome, cognome, data dell’evento, numero di posti, recapito telefonico e indirizzo mail. Le prenotazioni sono da ritenersi valide solo dopo risposta di conferma. I biglietti prenotati dovranno essere confermati con pagamento entro le date indicate dal personale di biglietteria.
COME RISPARMIARE TEMPO
ACQUISTANDO ONLINE SUL SITO www.teatrogiudittapasta.it. Scegli il posto sulla pianta della sala; stampa il biglietto a casa scegliendo la modalità stamp@casa o salvando i pdf sul tuo smartphone ed entri direttamente in sala
ACQUISTANDO TELEFONICAMENTE CON CARTA DI CREDITO. Arrivando 10 minuti prima dell’inizio dello spettacolo è possibile ritirare i biglietti al botteghino.
CAMPAGNA ABBONAMENTI IMMAGINAZIONI 2024|25
Apertura della campagna abbonamenti e inizio vendita biglietti Musica, Capodanno, Show e Teatro Famiglie
MARTEDÌ 11 GIUGNO
Orari biglietteria dall’ 11 giugno al 21 luglio
martedì, mercoledì e giovedì dalle ore 9.30 alle ore 12.30
Riapertura dal 4 settembre nei seguenti orari:
mercoledì e sabato dalle ore 9.30 alle ore 12.30
giovedì dalle ore 15.00 alle ore 18.00
e nelle sere di spettacolo dall’ora prima
PROSA 16 SPETTACOLI
(prosa classica + prosa contemporanea + Il Sapore del Natale)
Intero – 270 euro
Ridotto OVER 70 e gruppi organizzati € 240
Ridotto UNDER 26 € 150
PROSA CLASSICA
INTERO € 250
Ridotto OVER 70 e gruppi organizzati € 215
Ridotto UNDER 26 € 117
PROSA CONTEMPORANEA
INTERO € 114
Ridotto OVER 70 e gruppi organizzati € 102
Ridotto UNDER 26 € 66
MUSICA
POSTO UNICO € 20
QUARTETTO GRANDI DONNE
Posto unico € 80
La Molli
Vorrei una voce
Anna Karenina
Erodias +Mater stràngoscias
QUARTETTO GRANDI COPPIE
Posto unico € 90
Delirio a due
Scene da un matrimonio
Omaggio alla Duse
Boston marriage
QUARTETTO GRANDI CLASSICI
Posto unico € 100
La Locandiera
Chiaroscuro. Vita di Artemisia Gentileschi
Muto per spavento
Pirandello Pulp
SEASON PASS 10 SPETTACOLI
Posto unico € 250
SEASON PASS 6 SPETTACOLI
Posto unico € 160
GIFT CARD 2 INGRESSI
Posto unico € 50
SITO WEB: www.teatrogiudittapasta.it
INFO: biglietteria@teatrogiudittapasta.it whatsapp 3286673487