Romani, a me gli occhi please!

Manuale di un racconto tragicomico di un attore in un confessionale col pubblico

Ci sono un attore e un musicista sulla scena. No, non è il preambolo di una barzelletta. O forse si, chi lo sa? La tradizione orale di un racconto ha radice lontane risalenti al Medioevo, quando i trovatori, nonché giullari di corte, raccontavano storie per intrattenere prima la plebe, gente di strada, e poi i nobili di corte. Storie inventate, verosimili, reali, fattacci di cronaca, persino le leggende e le storie di cavalleria risalgono tutte da lì. Non è questo dunque il mestiere dell’attore, dell’artista? Raccontare, fare da cantastorie, l’attore dischiude la sua valigia per far scintillare le sue parole e far sognare chiunque le ascolti.

Edoardo Leo

La tradizione orale si è poi evoluta e ha subito la metamorfosi, come nel gioco del telefono: barzellette, aforismi e storie di tutti i generi che possono far meditare, ridere a crepapelle, emozionare o arrabbiare. Edoardo Leo questo sa fare e lo sa fare molto bene. Da attore, sceneggiatore e regista riesce a catturare il suo pubblico nel modo più coinvolgente e più vero che esista: raccontare una storia. Con l’accompagnamento musicale del maestro Jonis Bascir, circondato da due librerie e poi scarpe rosse, oggetti di scena sparsi ovunque e tre lavagne poste al centro che richiamano il caos, il caos del racconto orale che ha logica, non ha spiegazione.

Eppure, cosa avremmo imparato dalla lezione di Luigi Pirandello? Cosa distingue la realtà dalla rappresentazione? Ci vuole poco per rievocare i ricordi, come potrebbe fare una canzone di Bruce Springsteen, Nebraska, con una melodia struggente che pugnala al fianco sullo stile che richiama un’altra canzone, The ghost of Tom Joad, e che riesce a commuovere e a farci sentire tutti più vicini. Tra i grandi scrittori citati tra cui Gabriel García Márquez, Alessandro Baricco, Umberto Eco e Mark Twain, la matrice comune è quella del racconto come senso di unione, di appartenenza e di uno stesso modo di sentire e percepire le cose.

Ti racconto una storia è uno spettacolo toccante che sfiora corde di ogni genere, sulla scia dell’One Man Show romano Gigi Proietti, che non a caso è stato il grande maestro di Edoardo Leo e direttore del Teatro Brancaccio.

Edoardo Leo

Ridiamo, parliamo, raccontiamo alla fine tutti allo stesso identico modo. Come succede? Se lo sapessimo, sarebbe come svelare il trucco di un mago. Allora, meglio non saperlo.

Ti racconto una storia (letture serie e semiserie), di e con Edoardo Leo con le improvvisazioni musicali di Jonis Bascir – Prodotto da Stefano Francioni Produzioni e organizzato da Vincenzo Berti e Gianluca Bonanno per Ventidieci e Monica Savaresi per Savà-Produzioni Creative –Dal 30 maggio al 1 giugno al Teatro Brancaccio.

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