Dal 2 maggio su Netflix il biopic sull’iconica figura della rocker senese manca della personalità e grinta che contraddistinguono la cantautrice.
Sulle note dei celebri brani America, Contaminata, Fotoromanza la regista Cinzia TH Torrini mette in scena i primi trent’anni di vita di Gianna Nannini (qui interpretata da una camaleontica Letizia Toni) e lo fa utilizzando come soggetto di partenza la stessa autobiografia della cantautrice intitolata Cazzi miei (2016). Una vita spericolata, matta, all’insegna della musica, perché “solo tramite la musica si può rinascere” come cita la giovane Gianna durante questi 112 minuti di pellicola; cadute e rinascite da sempre presenti nella vita dell’artista.
Dalle dipendenze alla malattia mentale fino al conflitto con le proprie origini. Quest’ultimo a cominciare dalla sua Siena dove nasce nel 1954 e da un’infanzia vissuta in una famiglia borghese dove i contrasti tra l’austero padre Danilo ( qui interpretato da un bravo Maurizio Lombardi) e la già irriverente Gianna sono all’ordine del giorno.
Un temperamento che ben presto la porta a Roma e Milano, con l’unico sogno di poter scrivere e cantare le sue canzoni, dividendosi tra provini di giorno e lavori da cantante nei locali la notte. Sarà proprio in queste sere che incontrerà Carla( Selene Caramazza ) quella che per lei sarà “undici” , la sua futura compagna di vita, così affettuosamente chiamata per il numero del giorno in cui avvenne il loro primo incontro. Altro incontro quello con l’amico Marc ( Stefano Rossi Giordani ) a cui Gianna dedica addirittura il pezzo Latin Lover.
Dopo una serie di vicissitudini negative la vera svolta per la carriera di Gianna arriva nell’incontro con la produttrice discografica Mara Maionchi ( Andrea Delogu ), la pubblicazione dei primi album e del brano America nel 1979, il pezzo che la rese celebre parlando di amore e libertà femminile. L’arrivo dell’agognato successo non sembra però portare serenità alla cantante, le cui ricadute si fanno sempre più presenti, con lo spettro di un disagio psicologico che non sembra lasciare spazio alla protagonista gettandola nell’oblio.
Un oblio che solo suo padre, la sua famiglia e la sua fedele undici sembrano colmare e da cui Gianna riesce ad uscire perché: “il dolore è obbligatorio e la sofferenza è facoltativa” moto con cui la protagonista decide di reagire al periodo buio sua vita.
Di fatto è forse l’eccesso di attenzione a questa ultima tematica che tende a distogliere probabilmente da tutto il resto. I primi trent’anni della protagonista ci sono e la fedeltà al reale della sua figura anche, ma la problematica psicologica distoglie da tutto il resto… come se improvvisamente la Nannini sia stato solo il frutto di questa difficoltà. Un tema a cui sicuramente è importante dare spazio ma che sembra ridurre l’anima del film solo a questo.
Un’icona di grande personalità quella di Gianna che nella pellicola è sicuramente resa dall’interpretazione forte e carismatica della Toni, con un ruolo sentito ma che non basta se a prevalere non vi è una narrazione globale e viva della vera protagonista.
Gli stessi rapporti con gli altri personaggi restano superficiali, come quello inizialmente burrascoso con undici, oltre al contrasto costante con il padre Danilo, un rapporto che ha un peso più forte di quanto la stessa Gianna voglia ammettere e che nasconde un amore ben più profondo e grande, capace di commuoverci solo sulle note del brano Tornerai della cantautrice.
Rapporti che non vengono sufficientemente approfonditi, così come i suoi personaggi , più che mai fondamentali e che plasmano la stessa vita artistica della protagonista, ruoli meritevoli sicuramente di maggior spazio.
Sei nell’anima si dimostra un film fedele ai fatti ma mancante di anima, presenza che una figura come Gianna Nannini meritava sicuramente di più per la sua storia. Per il momento di Gianna Nannini l’unico Sei nell’anima che ci emoziona resta il suo omonimo brano.
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Sei nell’anima, Italia, 2024. Soggetto Cazzi Miei di Gianna Nannini; regia di Cinzia TH Torrini; sceneggiatura Cinzia TH Torrini e Cosimo Calamini; con Letizia Toni, Maurizio Lombardi, Selene Caramazza, Stefano Rossi Giordani, Max Lisa, Andrea Delogu e Anna Rot. Fotografia Mirko Sgarzi; montaggio Mirko Platania. Produzione Indiana Production; distribuzione Netflix.
Foto ed immagine copertina: Indiana Production