Al Museo Santa Caterina, spazio e omaggio alle donne della Belle Époque.
Donne protagoniste, donne decise, consapevoli, donne conosciute e non, donne bellissime, ognuna a suo modo, donne che guardano dritto l’obiettivo e lo spettatore. Donne di una parte di mondo e di un’epoca precisa: Donne in scena. Boldini, Selvatico, Martini è l’omaggio alla parte femminile nobile, vissuta tra la fine Ottocento e la prima metà del Novecento. Qui ogni opera immortala una personalità, un momento storico che sembra essere congelato, fermo nei fasti, nell’eleganza e nella ricchezza di quel tempo, ad un passo dalla tragicità. Un’istantanea espositiva che mette al centro quel femminile, gli albori dell’emancipazione, i primi respiri che diventeranno sempre più ampi, sentiti da lì in avanti, non senza difficoltà.
La mostra, aperta dal 13 aprile al 28 luglio 2024 al Museo Santa Caterina (TV), promossa dal Comune di Treviso e curata da Fabrizio Malachin, conta circa 130 opere accompagnate da un set di accessori, abiti dell’epoca e di grafiche, manifesti, sculture, disegni provenienti da musei e collezioni pubbliche e private.
È un invito a ripercorrere la storia comune attraverso le figure e i ritratti di chi ha vissuto quegli anni, la Belle Époque, l’entrata nel nuovo secolo. La bellezza di quel tempo viene esaltata e celebrata attraverso la bellezza stessa di ogni donna presente, ognuna con una personalità, un’esperienza di vita, un atteggiamento, una posa, una movenza personale.
A imprimere, per motivazioni diverse e disparate, ogni protagonista sono una serie di artisti importanti, scelti: Giovanni Boldini, Giacomo Grosso, Giuseppe de Nittis, Vittorio Corcos, John Lavery, Cesare Tallone e Federico Zandomeneghi. Centrali e di nota anche i pittori veneti di quell’epoca come Alberto Martini, G.E. Erler,Ettore Tito, Eleuterio Pagliaro, Pietro Pajetta, Lino Selvatico. Di quest’ultimo sono esposti alcuni inediti lasciti, appena acquisiti da parte dei Musei Civici di Treviso.
Tra le sale, si torna così a respirare la modernità, il fascino, l’atmosfera fumosa, scintillante dei salotti borghesi, della nobiltà, a un passo dalla decadenza, a cavallo tra i due secoli. Gli istanti di felicità prima del cambiamento radicale. Sono le donne a incarnare i tempi e i movimenti, gli umori all’interno di essi: alcune sono rappresentate in posa, fiere, signorili, altre catturate in istanti di quotidianità, sfuggenti; ci sono le donne conosciute, famose dell’epoca, le cosiddette “divine”, e quelle meno appariscenti. C’è il femminile trasformato e raccolto in allegoria, in racconto leggendario, c’è il ritratto più celebrativo, fittizio, costruito, ma anche quello spontaneo, disinteressato; il sensuale e l’aristocratico, lo charme, la preziosità e la tenacia, la volontà diretta.
Donne in scena. Boldini, Selvatico, Martini vuole sottolineare, allora, la scelta consapevole, compiuta da queste donne: l’esserci, il chiaro assenso di voler essere unico soggetto, l’attrice principale del proprio percorso e della tela stessa. In formato diverso (si va dai quadri a grandezza naturali fino a formati classici) si presentano una serie di figure evocative, ognuna con una storia: elegante e impreziosita dall’oro è Wally Toscanini (figlia di Arturo Toscanini), posata, delicata è invece Maria Martini, ritratte entrambe da Alberto Martini. Forte e ripresa più volte è la presenza della Marchesa Luisa Casati, collezionista e aristocratica, dipinta in un turbine di vesti e colori da Giovanni Boldini, ma non solo.
Si susseguono una serie di personalità decisive, che nella vita hanno incontrato successi, raggiunto traguardi tra gli ambiti più diversi e, successivamente, l’attenzione verso alcune caratteristiche, alcune ambivalenze tipiche del mondo femminile. Le luci sono puntate sulle singole donne presenti, manca, però, la parte più popolare, semplice della narrazione storica. L’ambiente aristocratico, nobile, con le giuste opportunità, ha, infatti, potuto respirare ed essere fautore del clima di passaggio tra i due secoli, ha potuto vivere le atmosfere stesse che si vedono rappresentate.
Colpiscono la statua di Eleonora Duse, i ritratti di Lina Cavalieri di Cesare Tallone, il Ritratto della signorina Rita Tibolla, La signorina col cane di Giulio Ettore Erler, la bellissima attrice Lyda Borelli, l’attrice e soprano Toti Dal Monte, Joséphine Baker, una delle primissime afroamericane divenuta una celebrità, che fu cantante, ballerina e attivista.
Tutt’attorno si sviluppano una serie di quadri e rappresentazioni di quel mondo fine, ammaliante come un gioco di prestigio: la bellezza, il vanto di un’epoca unica, non più replicabile con gli stessi effetti. Ecco, allora, la Signora in giallo, nel suo lungo abito, di Lino Selvatico, i ritratti di nobildonne giovani e non, con abiti vaporosi, dalle tinte unite (come nella Signora in nero di Cesare Tallone o Polymnia di John Lavery) o più colorate, di profilo o frontali, lo sguardo deciso o più sfuggente, le mani curate, il vestiario dettagliato, la posa solenne o più rilassata, coronata da sorrisi appena accennati, gli animali da compagnia. Bella ed emblematica è la celebre Sogni di Vittorio Corcos: cappellino, ombrello bianco e tre libri impilati, la scena è dominata da una ragazza seduta su una panchina, lo sguardo tra il vago e il misterioso, sognante, il mento appoggiato alla mano sinistra, che sembra attendere qualcosa.
Ogni dettaglio (e qui sta lo spirito della mostra trevigiana) è indice dalla voglia di andare insito in ogni donna, di esaltare la propria femminilità così come le proprie capacità, la propria indipendenza. Quell’andare in scena, richiamato dal titolo, nonostante i tempi.
Il mondo femminile, al Museo Santa Caterina, parla di determinazione, emancipazione, coraggio, scelte, con accanto l’esaltazione della pittura in generale e un focus su quella veneta (la triade, citata nel nome dell’esposizione, ne è testimonianza).
Pittura e femminilità sono le chiavi scelte per raccontare un’epoca lontana, ammaliante, malinconica dopo aver toccato il suo apice: il fascino passa attraverso ogni ritratto e dipinto esposto, ogni particolare scelto. Donne in scena. Boldini, Selvatico, Martini è una mostra d’arte ma anche un’indagine umana, antropologica: la cultura, quel preciso passato, quel sentimento diffuso riaffiorano grazie alle persone, alle donne che l’hanno vissuta in prima persona. Da vere protagoniste, in scena.
Donna in scena. Boldini, Selvatico, Martini – Mostra a cura di Fabrizio Malachin – Museo Santa Caterina 13 aprile 2024 – 28 luglio 2024 a Treviso
Immagine in evidenza/di copertina: Alberto Martini, Ritratto di Wally Toscanini, collezione privata