Al Teatro Villa Lazzaroni, una serata esclusiva in cui poter respirare il futuro a ritmo di flamenco. Intervista a Francisca Berton.
A ritmo e a passo di flamenco, Francisca Berton – insieme al Coro Ensemble Respiro e alla narrativa di Paolo De Pascale – da vita ad uno spettacolo fatto di gesto, parola, danza e respiro con cui cesellare la materia esistenziale in una condizione di attesa. Così, prossima al debutto, l’autrice ed interprete svela la sua creatura alle pagine di Quarta Parete.
A brevissimo il suo debutto con Respirando el porvenir. Uno spettacolo che vede il suo focus nel Flamenco; ma che unisce al contempo teatro, musica, cante, baile, poesia. Qual è stato il motus originario che ha portato a questa trait d’union?
Lo spettacolo è la fase successiva a ciò che abbiamo cercato di descrivere nel precedente “Esperando el Porvenir”, ispirato alla dimensione dell’attesa; la condizione di attesa su cui abbiamo dovuto plasmare le nostre esistenze e che sembrava ci avrebbe riportato a valorizzare ciò che ci circonda, a rivalutare la velocità del nostro “andare” collettivo; ci avrebbe portato a fare ritorno alla realtà “quando all’improvviso/le rondini tornano in città […]”. Ma è davvero stato così? Siamo in una nuova e veloce realtà, prepotente a tratti; in “Respirando el Porvenir Flamenco” ci si sofferma e si cerca di cesellare la materia intorno a un gesto, una parola, un canto o una musica. Ci piaceva rendere l’immagine del respiro che scandisce la veglia, il sonno e il sogno. L’immagine del respiro come canto collettivo, abbiamo iniziato a pensare al coro e alle scelte musicali e ci siamo affidati alle parole di Paolo De Pascale che ancora una volta ha saputo rendere perfettamente con la parola ciò che proviamo ad esprimere col flamenco.
Respiro e futuro: l’uno un’attività inconsapevole (seppur anche volontaria) che determina il nostro hic et nunc; l’altro una dimensione potenzialmente percepibile e inafferrabile. Cosa, secondo la sua visione artistica, li lega?
Respirare è la metafora del vivere immersi nel qui ed ora. ‘El porvenir’, il futuro che abbiamo aspettato, temuto e desiderato negli ultimi anni sembra essere arrivato con il suo carico di occasioni, perse e da cogliere. Ci aspetta. L’uno è il presupposto perché l’altro arrivi e ci trovi presenti, liberati e coraggiosi.
Rimanendo in tema “futuristico”. Le forme artistiche, tra cui la danza e il ballo, progrediscono a dismisura; eppure lei ricorre ad una tradizione secolare quale veicolo espressivo. Quanto, per lei, il passato e la tradizione (soprattutto in ambito artistico e culturale) sono impattanti sul nostro presente e futuro?
Amo la tradizione, nel flamenco credo sia imprescindibile avere strumenti per conoscerla e studiarla. Così, con le radici ben piantate, si può ricercare una propria modalità espressiva, uno stile che rappresenti il percorso che si vuole fare. Personalmente non ho mai creduto che si possa interpretare il flamenco come chi nasce in una famiglia flamenca per tradizione, dove i familiari più stretti cantano, ballano, suonano…ma conoscere questo vero e proprio “tesoro” è obbligatorio per un’artista che si dedica al flamenco; farne un’interpretazione personale, verace, convincente poi porta necessariamente ad un’evoluzione.
Tornando al suo imminente debutto. Cosa si auspica accada da questa sua nuova “creatura”, Respirando el porvenir?
Come per ogni spettacolo che abbiamo presentato, mi auguro che tutti, artisti e pubblico, ne possano gioire insieme a noi e che torni tante volte in scena.
Cosa invece per il panorama artistico attuale?
Mi auguro e ci auguro di partecipare anche come spettatrice a spettacoli che vogliono porre degli interrogativi, proporre attraverso le Arti degli spunti da cui iniziare a riflettere, momenti per emozionarsi, respirare. Non è necessario avere delle risposte, ma degli stimoli. L’intrattenimento può essere prezioso per la crescita culturale e personale. O no?
Ringraziandola per averci dedicato il suo spazio e tempo, le auguriamo un sentito In bocca al lupo!
Crepi il lupo! Viva il lupo!
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Respirando el porvenir. Ideazione, coreografie e regia di Francisca Berton. Testi e narrazione, Paolo De Pascale. Cante flamenco, Ana Rita Rosarillo. Chitarra, Sergio Varcasia. Cajon e percussioni, Paolo Monaldi. Chitarra, Matin Kashanaki. Sax, Andrea Leonardi. Bailaora solista, Francisca Berton. Bailaora ospite, Caterina Lucia Costa. Corpo di ballo, Valeria Castrucci, Serena Colantoni, Agnese D’Errico, Marica Pugliese. Con la partecipazione di, Coro Ensemble Respiro. Autore del brano Respiro, Bruno Marocchini. Teatro Villa Lazzaroni, 19 aprile 2024.
Foto di copertina: Francisca Berton