Debutta allo Stradanuova Teatro Centrale di Genova l’irriverente spettacolo firmato da Giulia Blasi
«Brutta, racchia, cessa, chiavica, ciospa, cozza, cinghiale, scorfano, cofano, paracarro, strega, mostro, nutria. La donna brutta ha più nomi di Dio». Una donna nasce, cresce e spesso passa tutta la vita a tenersi alla larga dall’essere identificata come “brutta”: è questa la storia che Giulia Blasi racconta nel suo libro “Brutta. Storia di un corpo come tanti”, edito da Rizzoli, trasformato in divertente e illuminante spettacolo teatrale.
A portarlo in scena è Cristiana Vaccaro, diretta da Francesco Zecca, che cuce e riadatta su di sé la storia narrata da Blasi.
Da sola in scena su una cyclette e circondata da luci, Vaccaro racconta una storia che potrebbe essere quella di tutte: a partire dall’infanzia, passando per l’adolescenza, l’età adulta e i primi segni di “maturità”. Racconta la storia di un corpo e di come lo sguardo degli altri, a partire da quello dei propri genitori, possa condizionare la nostra vita sotto aspetti che neanche ci immaginavamo.
Sin da bambine ci insegnano che possiamo essere belle e brave o brutte e intelligenti. E questo influenzerà la nostra crescita andando a modificare la nostra percezione di noi stesse ogni giorno.
La storia di Brutta è ambientata negli anni ‘80, gli anni di Ronald Reagan e Margaret Thatcher, ma anche di Candy Candy e di Miami Vice, anni in cui essere brutta significava non essere presa in considerazione e chi aveva la sfortuna di avere gli occhiali è obbligatoriamente un reietto della società.
Ma chi ha detto che, per occupare uno spazio pubblico, per vivere appieno in società, si debba per forza essere belle? E in aggiunta, chi è che ha stabilito questi canoni?
Tutta la narrazione si sviluppa come un unico stream of consciousness, un monologo che alterna momenti spiccatamente comici a riflessioni pungenti sul senso dello stare al mondo e sull’accettazione di sé.
Risate, a volte amare, a volte un pugno nello stomaco che riporta a galla tutte le insicurezze vissute sulla propria pelle nell’età fragile dell’adolescenza.
Cristiana Vaccaro riesce, con la sua indiscussa bravura, a rendere universale un messaggio personale, riuscendo a far ridere “di pancia” e un po’ commuovere il pubblico variegato presente in sala.
Il risultato è uno spettacolo studiato in ogni dettaglio, dalle luci, ai suoni e alle musiche, pause e riflessioni.
Lo spettacolo Brutta arriva proprio l’8 marzo, il giorno in cui fioccano “auguri” e mimose di cui non si comprende la vera origine (ndr. La mimosa era il fiore che i partigiani regalavano alle staffette) e molte donne si ritrovano nella condizione di non sapere cosa rispondere, se limitarsi al nulla, al grazie o a trasformarsi in Alberto Angela e in uno speciale di Ulisse spiegare il perché gli auguri l’8 marzo non si fanno. Ed è in questa giornata che è ancora più evidente la necessità di questa rappresentazione.
Come afferma Giulia Blasi stessa ≪Brutta non vuole parlare di body positivity. Semmai, volevo riconoscere e dare legittimità alla body negativity≫. Esiste una mentalità che è radicata nelle convinzioni più profonde della credenza comune. Quel che con questo spettacolo vuole rendersi evidente non è semplicemente la lotta a questi stereotipi, ma il diritto di fregarsene e vivere bene con se stesse.
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Brutta. Storia di un corpo come tanti di Giulia Blasi – Regia di Francesco Zecca – Con Cristiana Vaccaro – Stradanuova Teatro Centrale 8 marzo 2024
Brutta in tour: https://linktr.ee/brutta.tour