Quartullo – Giarrusso: sentimenti in scena

In una commedia si cela il segreto Graal dell’Amore: una storia di parole e di racconti tra il Sé e l’Altro.

Il discorso amoroso è frammentario come suggerisce Roland Barthes? «La dichiarazione, il disagio, la gelosia, l’incontro, l’attesa, la tenerezza, io-ti-amo, fare una scenata, elogio delle lacrime, idee di suicidio …».Forse la risposta non può essere che sì. L’amore appare spesso formato da tessere di un puzzle invisibile e si articola tra drammi e passioni, necessità e indipendenze, legami elastici che allontanano e avvicinano. Un intenso lavorio mentale oltre che sentimentale; un lavorio che coinvolge corpo e anima e va ben oltre la filosofia.

Ed è sull’orma di questi frammenti chiamati all’unità amorosa, all’unione dei due nell’uno platonico, che nasce un testo come 28 motivi per innamorarsi, in scena all’Off-Off di Roma, con Pino Quartullo e Roberta Giarrusso, adattamento e regia di Fabrizio Coniglio.

Il testo di Jennifer Lane, qui nella traduzione di Enrico Luttmann, prende le mosse da un test psicologico ideato dal Prof. Arthur Aron e pubblicato in un suo articolo scientifico del 1997, The Experimental Generation of Interpersonal Closeness: A Procedure and Some Preliminary Findings, poi portato all’attenzione del grande pubblico nel 2015 da Mandy Len Catron, giornalista del New York Times, nel suo articolo To Fall in Love With Anyone, Do This. Il test originario è composto da 36 domande, qui ridotte a 28 per esigenze teatrali. Sono domande forgiate sulle dinamiche di interazione verbale tra due persone sconosciute in merito alle proprie chiavi relazionali, ma anche sulla comunicazione di coppia come strumento per aprirsi all’altro. Niente di più facile e niente di più difficile.

Farne una pièce era una sfida; una sfida che la Lane non ha vinto. La possibile trappola era scrivere un dialogo didascalico in re ipsa, poiché costruito sulle singole voci del test, che, una dopo l’altra, diventano cause occasionali per raccontare e raccontarsi. Ed è una trappola in cui la Lane è caduta in pieno, realizzando un testo mediocre. Ma la mediocrità tocca solo l’aspetto drammaturgico, attenzione. Solo quello. Interpretazione e regia, infatti, hanno ben altro impatto. Forte, deciso, interessante. E la pièce, nel suo complesso, è da lungo applauso. Del resto un bravo attore ed un buon regista sono in grado di rendere eccezionale ogni testo, persino la lista della spesa.

Il dramma che sottende la vita dei due protagonisti di 28 motivi per innamorarsi è talmente grande da sembrare incompatibile con la scelta quasi giocosa di fare il test, ma è reso così bene da Quartullo e dalla Giarrusso da cancellare un simile conflitto. Loro sono perfettamente in parte. Naturalezza e profondità contraddistinguono la loro interpretazione. Entrambi entrano nelle differenti personalità che sono chiamati a portare in scena   – pacato lui, esuberante lei -.  Il fondo di inquietudine e rabbia non li abbandona ma non li prevarica e lasciano spazio, dunque, ad un teatro fresco, che diverte e fa riflettere, e che, a tratti, incanta, portando il pubblico all’interno di quel lungo sguardo che condividono, non solo quello che realizzano con gli occhi, ma quello, costante e toccante, che si scambiano con l’anima.

Pino Quartullo non delude mai le aspettative, del resto: autore, attore e regista, viene dal Laboratorio di Gigi Proietti e dall’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. E chissà che la sua laurea in Architettura non gli abbia dato quel punto di vista in più sull’arte che appare evidente dal modo in cui si muove in essa. In questa pièce è il tramite di un amore totalizzante che brucia sotto un’apparente cenere di disillusione; un amore che s’impone, nonostante tutto, sui progetti di un destino che non lascia indenni né uomini, né topi, per dirla con Robert Burns. È un poeta, il protagonista, e Quartullo ce lo dona in tutta la sua bellezza e nella sua fragilità: «Quando ti ho conosciuta, quello è stato il primo giorno della mia vita». Si possono dire in tanti modi, queste parole. Lui ha scelto il migliore in assoluto. Da brivido.

Roberta Giarrusso ha una notevole esperienza televisiva, avendo preso parte a numerose serie TV di successo, e ha lavorato molto bene su se stessa, tanto da approfondire e capire anche la misura emotiva della scena teatrale. A voler scovare, nel pagliaio della sua interpretazione, un ago non perfettamente appuntito, posso dire che non farei iniziare quella certa euforia gettata sul dolore dall’alcol subito dopo aver finito di bere un unico bicchiere di whisky; non in quel modo così repentino, quanto meno.

Anche le scelte registiche sono felici e riescono a nascondere perfettamente le pecche del testo didascalico. Fabrizio Coniglio ha una spiccata sensibilità che traduce sempre nel suo modo di fare teatro; una sensibilità che si nota soprattutto in quelle opere di alto impegno civile, come Il viaggio di Nicola Calipari, o   – insieme a Bebo Storti -,  Suicidi? Tangentopoli in commedia, di cui è anche stato protagonista.

La scena di 28 motivi per innamorarsi è ingombra di scatoloni. Un trasloco mai volutamente terminato, certo, ma soprattutto un accavallarsi di pezzi di vita passata, dietro i quali c’è il presente, con i bicchieri, le bottiglie, i salatini, e c’è persino un pezzo di futuro, racchiuso in un pacchetto celeste, perché il futuro è speranza e, quando tocca l’amore, lo trasforma in qualcosa di volta in volta migliore: «Invecchia con me» scrive il poeta americano Robert Lee Frost «perché il meglio deve ancora venire»; e Hikmet invita al sogno scrivendo «Il più bello dei mari è quello che non navigammo. Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto. I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti. E quello che vorrei dirti di più bello non te l’ho ancora detto».

Piacevole, poi, il movimento quasi danzato dei protagonisti attorno al tavolo; il senso della vicinanza nella lontananza; il cambiamento dei piani, che trasforma il pavimento in una scena nella scena. Affascinante il muto dialogo delle luci. Davvero indovinata la scelta musicale, soprattutto della canzone finale, che entra prepotente con le parole di Mogol e Paolo Limiti, con la musica di Elio Isola e con la voce di Mina.

Alla serata del 21 febbraio era presente anche il Ministro della Cultura on. Sangiuliano. La Cultura, in fondo, è come l’amore: è formata da tanti frammenti. Alcuni di questi frammenti hanno ruoli istituzionali e vivono all’interno dei Palazzi della Politica, altri vivono tra le assi di un Palcoscenico, ma si chiamano l’un l’altro per rappresentare l’unità. Ed è sempre un piacere assistere alla coalescenza di questi frammenti, al loro accostarsi reciproco, come se fossero gocce di mercurio.

All’Off Off di Roma, fino a domenica 25 febbraio, si viaggia nei frammenti di un discorso amoroso ed è un viaggio che Pino Quartullo e Roberta Giarrusso, diretti con tanto cuore da Fabrizio Coniglio, rendono davvero speciale.

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28 Motivi per innamorarsi di Jennifer Lane – Regia Fabrizio Coniglio – traduzione di Enrico Luttmann – con Pino Quartullo e Roberta Giarrusso – Off Off Theatre dal 20 al 25 febbraio 2024