La mostra dedicata al grande pittore fino al 25 febbraio 2024, espone gli spazi, i manichini, le piazze, i soggetti di uno degli artisti emblematici del Novecento.
Esistono due lati di uno stesso oggetto: quello visivo, comune, che tutti vedono senza sforzo e quello profondo, il metafisico, che si scorge solo con la concentrazione, la riflessione, la spoliazione del visibile. È al metafisico che l’arte deve rivolgersi, proponendo quest’invisibilità che, sulla tela, diventa soggetto principale. La mostra Giorgio de Chirico. Metafisica continua, a cura di Victoria Noel-Johnson, in collaborazione con Fondazione Giorgio e Isa de Chirico e il Comune di Conegliano (TV), opera questo spostamento, questo cambio di vista: le 71 opere esposte rievocano la particolare fase pittorica dell’artista (1965-1978 ca.), in cui egli stesso tornò ad approfondire le tematiche metafisiche dei primi anni del Novecento. Si tratta, in sostanza, della ripresa del suo personale bagaglio pittorico, costituito da decostruzione, circolarità temporale, assenza di realtà o sovvertimento della stessa, indagine, svelamento per arrivare all’essenza delle cose.
Un compito non scontato dal momento che, già in partenza, spiegare e capire Giorgio de Chirico non è facile: lo sguardo deve andare oltre, deve arrivare a quello che l’artista stesso ha stravolto, ha tolto dal comune senso raffigurando l’aspetto insolito, inquietante, misterioso e anche destabilizzante della realtà. Significa osservare l’insondabile, l’inafferrabile, il metafisico (non visibile), il lato ultimo del contesto rappresentato.
Il percorso espositivo di Conegliano (TV) accompagna lungo questa via e quest’obiettivo diventa così alla portata tutti: la concezione e il pensiero di Giorgio de Chirico passano attraverso ogni opera e comprenderli diventa una sfida e una scoperta.
Nelle sale si respira la sua vita e la sua esperienza: la Grecia, patria di nascita, ma anche le città che hanno rappresentato i punti di svolta personali e soprattutto artistici come Parigi, Firenze, Ferrara. La concezione metafisica, l’asse portante della sua pittura, è racchiusa e tratta dalla volontà di privare la rappresentazione di superficialità, per arrivare all’essenziale, all’estraneazione, al lato nascosto: il tempo esiste nella sua forma circolare, legata all’eterno ritorno degli eventi e degli avvenimenti. I soggetti si trovano così posti in contesti illogici, circondati da elementi contrastanti, stravolti dal punto di vista prospettico e cromatico. Tutto viene liberato, rivisto, rimesso in discussione e resta quell’inquietudine, quello strato interno oltre la fisica, l’assenza di senso che diventa arte.
A colpire sono Le muse inquietanti, i due celebri manichini al centro di una piazza con alle spalle il Castello Estense di Ferrara, dove tutto sembra irreale, privo di anima e posto. Emerge lo spaesamento, l’interrogativo continuo, il disorientamento. Di umano, nel senso comune e conosciuto del termine, c’è poco nelle opere (come questa) ma c’è, inevitabilmente, il riferimento alla profondità dell’uomo. I suoi soggetti rappresentano, infatti, un’umanità smarrita, sola, in balia, ferma in un tempo che si ripete, uguale a se stesso, ma lì per essere colta nelle sue fragilità e nelle sue sembianze irreali, spaventose, angoscianti a volte.
Manichini senza volto o senza arti, piazze stravolte, solitarie, presenze contemporanee in contrasto (treni, fabbriche sullo sfondo), scene con taglio teatrale, geometrico, luci innaturali e fredde, o ambienti sproporzionati, straripanti di oggetti privi di logica come in Interno metafisico con testa di cavallo, elementi di tipo classico come le statue greche, l’inserimento dei miti e la loro narrazione visiva, le colonne, i tempi di chiara architettura grecale, sono solo alcuni dei soggetti e delle caratteristiche riscontrabili nei quadri esposti. Il segreto della sposa, Ettore e Andromaca (statua in bronzo argentato), il Trovatore, le Maschere, il Calcolatore misterioso, gli Archeologi sono alcuni esempi di questa spersonalizzazione e di questa sospensione dei soggetti, dipinti per trasmettere quella sottile percezione di perdita e di vuoto che ognuno porta dentro sé, a livelli così profondi che può far paura il suo pensiero e la sola consapevolezza.
De Chirico mira proprio lì con le sue opere: il livello interiore umano, l’abisso, quel non senso che può dire molto e che demolisce la superficie. I contesti dipinti, gli interni e gli esterni, sono complici di questo scopo grazie alla loro innaturalezza, alla loro scomposizione, tali da lasciare sgomenti. La base teorica, da cui nasce l’attività pittorica, è la vasta conoscenza e la cultura dell’artista: la sua Metafisica, che a Palazzo Sarcinelli continua nel vero senso della parola, trae il fondamento dalla filosofia, con Nietzsche per la tematica del tempo e degli opposti, ma anche Eraclito, Schopenhauer, lo studio del classico si tocca con mano e vista nelle sue tele.
E se de Chirico stesso trova in questo passato un riferimento determinante, è importante riconoscere il suo ruolo e la sua influenza nelle correnti artistiche del suo tempo, Surrealismo in primis, e nelle successive. Da sottolineare la parte giocata anche da Apollinaire e da Picasso, i primi promotori delle sue opere, da cui poi il panorama artistico trasse ispirazione successiva.
Lo stravolgimento pensato e attuato da quest’artista si riscontra anche nella varietà, stilistica e tematica, utilizzata per la sua produzione. “Giorgio de Chirico. Metafisica continua” espone, infatti, tele, sculture, le illustrazioni per Mythologie, litografie, le diverse serie realizzate, disegni, acquerelli.
Da questo percorso, perciò, emerge la complessità del suo pensiero: attaccamento e riconoscimento del passato, l’infanzia come età fondamentale, la filosofia e la classicità, il bisogno di trovare il proprio modo di rappresentare la realtà, non quella visibile, ma quella nascosta, l’intima essenza metafisica, perché solo lì c’è arte, lì c’è l’uomo nella sua miseria e nella sua trasparenza misteriosa.
Dalla mostra “Giorgio de Chirico. Metafisica continua” si esce con l’eco, nella testa, di una frase dello stesso de Chirico, la sintesi estrema delle immagini appena osservate: “Un’opera d’arte per divenire immortale deve sempre superare i limiti dell’umano senza preoccuparsi né del buon senso né della logica.” Ogni opera conservata ed esposta riflette esattamente quest’espressione e quest’intento.
“Giorgio de Chirico. Metafisica continua” – Palazzo Sarcinelli – Via XX Settembre 132, Conegliano TV – Dal 11 ottobre 2023 al 25 febbraio 2024
Immagine in evidenza/di copertina: Giorgio De Chirico: Le muse inquietanti, 1974, olio su tela, 50×65 cm, provenienza Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, © GIORGIO DE CHIRICO, by SIAE 2023-02-02