Dal 15 novembre 2023 al 14 febbraio 2024 presso Palazzo della Gran Guardia a Verona la mostra del celebre fotografo francese.
Povertà, lusso, bambini e innamorati… questo è Robert Doisneau (Gentilly 1912- Montrouge 1994), principale esponente della fotografia umanista e del fotoreportage di strada. L’artista rivive in un’esposizione di ben 135 immagini in bianco e nero, tutte provenienti dalla collazione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge; fotografie scattate tra gli anni Trenta e Sessanta, dagli scatti più celebri a quelli meno noti, prevalentemente tra Parigi e la sua periferia.
La vita delle sue foto è qui rappresentata nei suoi molteplici aspetti: dalla gioia dei novelli sposi che festeggiano in un caffè nella tenera fotografia Café noir et blance del 1948 alle immagini della guerra e successiva liberazione francese qui rappresentata dallo scatto del 1944 Les FFI de Ménilmontant dove partigiani della resistenza francese posano sorridenti davanti alla macchina fotografica, armati di bombe e fucili per la successiva azione bellica.
Alla mostra esposta anche l’iconica fotografia Le Baiser de l’Hotel de Ville del 1950, che ritrae una giovane coppia che si bacia davanti al municipio di Parigi, gli innamorati sono noncuranti della gente che cammina intorno, creando un mondo a parte rispetto al clima caotico che li circonda. Una foto che non smette di stupire, ancora di più scoprendo che i due protagonisti erano due attori ingaggiati dallo stesso fotografo per la parte, essendo i “baci pubblici” ancora materia troppo spudorata per i novelli anni Cinquanta.
Dall’amore alla guerra, dal lavoro al tempo libero, alla moda, all’arte, ai giochi dei bambini; scatti quelli di Doisneau che riprendono frammenti di vita parigina in tutte le sue forme senza timore di giudizio. Scatti in bianco e nero, ma talmente “vivi” da sembrare sprigionare lo stesso colore, tanta è la vita e dinamicità che le sue fotografie incarnano, con l’unicità del fotografo di saper cogliere le emozioni, immergendosi totalmente nella realtà che lo circonda.
Anche l’estrema povertà esposta nelle fotografie non lascia spazio all’immaginazione, rappresentativo lo scatto del 1950 intitolato Madame Titine campo sue le quai de l’Arsenal dove la signora Titine si mostra letteralmente accampata e a vivere tra le rovine di una Parigi devastata dal secondo dopoguerra. A seguire La première Maitresse del 1935 che mostra due bambini intenti a disegnare sulle rovine di un muro decadente; infine lo scatto del 1950 La Voiture fondue con cinque bambini che giocano sopra un autovettura fusa in mezzo alle rovine, un’immagine difficile ma pur sempre speranzosa, con i bambini simbolo di futuro nel desolato contesto post bellico.
Atri sono gli scatti dei piccoli nei loro giochi di strada come Les Frères con due fratellini intenti in acrobazie e Les Gosses à roulettes con bambini che si sfidano in una gara su pattini a rotelle. Qui Doisneau riesce a cogliere la spontaneità vitale dei piccoli protagonisti riuscendo a far emergere la leggerezza dei giochi ludici contemporanea alla tristezza della miseria dei luoghi che li circondano. D’altronde i bambini non mentono e non lo fanno neanche i posti disastrati dove vivono, testimoni di povertà e desolazione. Luoghi come la strada di giorno e i locali di notte, che mostrano l’evoluzione di una Parigi dagli anni Trenta agli anni Sessanta: dalla storia politica, urbana e sociale, dalla gente comune o altolocata, vita di strada ed artisti.
Scatti che accompagnano anche l’evoluzione della vita professionale di Doisneau: dal lavoro come fotografo per Renault, con scatti ritraenti le catene di montaggio e gli spot pubblicitari per l’azienda, agli scatti del mondo platinato di Vogue, dove l’artista fotografa modelle, servizi pubblicitari e feste… una prospettiva ben diversa dal realismo quotidiano e di strada a cui era abituato. Qui le sue fotografie rappresentano soggetti belli ed affascinanti, “creature magnifiche da fotografare, si curano, si vestono bene, sono magnifiche!” come da citazione del fotografo che aggiunse “le persone che non fanno nulla sono belle, quelle che lavorano sono brutte” . Nei reportage per la rivista celebri le fotografie di personaggi famosi tra cui Les Pains de Picasso del 1952, dove si vede l’artista seduto e la forma di due file di pane posizionate ai lati della tavola che creano la simpatica illusione che si tratti delle sue mani. Infine gli scatti dedicati a Maria Callas durante la preparazione e registrazione per Pathé Marconi.
Finita l’esperienza con Vogue, Doisneau abbandona moda e mondanità per tornare alla sua Parigi di periferia, una Parigi testimone di condizione umana: dagli emarginati ai lavoratori, dai giochi dei bambini in strada alla tenerezza degli innamorati. Il fotografo mostra la realtà umana con le sue mille sfaccettature e sentimenti, lo fa in un realismo estremo scandito dalla guerra e povertà pur sempre non perdendo di vista ironia e sentimento umano con le sua variegate sfaccettature.
Come lui stesso affermava “quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene , dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere… le mie foto erano come una prova che questo mondo possa esistere”. Un mondo non solo devastato da guerra e desolazione quindi ma un mondo fatto di ironia e “colori” della vita proprio come i suoi scatti; in un mondo attuale devastato da guerre su tutti i fronti Doisneau ci ricorda di non perdere sentimento e speranza per il futuro.
Mostra a cura di Gabriel Bauret, in collaborazione con il patrocinio del Comune di Verona, promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e prodotta da Silvana Editoriale.
Foto di copertina: Le Baiser de l’Hotel de Ville – Silvana Editoriale .