La collezione gioiello, si arricchisce da ottobre 2023 accogliendo l’incisione xilografica dell’artista giapponese
Picasso, Magritte, Modigliani, Kandinsky, Warhol, Fontana, Van Wittel, De Chirico, Mantegna… solo alcuni dei nomi d’arte che si possono trovare a Palazzo Maffei, il palazzo di estetica barocca situato in Piazza delle Erbe, nel pieno centro di Verona. Il palazzo, nato come dimora privata e ora Casa Museo, vede la luce già nel Tardo Medioevo con la costruzione del complesso nell’area del Capitolium, il tempio romano, le cui fondamenta sono ad oggi perfettamente conservate e visibili. La struttura, frutto di un imponente lavoro di ampliamento eseguito nel Seicento da Marcantonio e Rolandino Maffei, banchieri dell’epoca, diviene il complesso che oggi conosciamo.
Dal 2020, a seguito di importanti lavori di restauro, Palazzo Maffei è ufficialmente Casa Museo, ospitando l’importante raccolta d’arte del collezionista ed imprenditore veronese Luigi Carlon; collezione frutto di cinquant’anni di ricerca, costituita da dipinti, oggetti d’arte applicata, sculture, disegni e che ad oggi vanta oltre cinquecento opere. Lungo i tre piani di struttura del palazzo, collegati da una maestosa scala elicoidale in marmo, è organizzata la mostra che mette in risalto la natura eclettica della collezione, dove opere antiche, moderne e contemporanee dialogano tra loro nell’atmosfera della dimora privata Seicentesca.
Questo rapporto tra arte antica e nuova pregna ognuna delle ventinove sale della mostra, suddivise per aree tematiche; ne è un esempio la stanza Venere e le altre, con la Cleopatra di Giambettino Cignaroli (1770) accostata al dipinto futurista di Gino Severini Rythme des formes-Lumière d’une danseuse (1958). Opere antiche e moderne dove protagonista è la donna, sia essa comune, eroina o divinità, dall’animo pacato o vendicativo.
Altra stanza è Mirabilia, “lo scrigno” di Palazzo Maffei, dove circondati da affreschi e stucchi (risalenti al XVIII e XIX secolo) i dipinti fondi d’oro e i reperti lapidei del Trecento e Quattrocento sono affiancati all’opera contemporanea Il Concetto spaziale.Attese (1965) di Lucio Fontana, esplorando il significato di “terza dimensione” che ben si accompagna con “l’oltre mistico” della Resurrezione delle opere trecentesche.
Proseguendo si incontra la sala XII intitolata Traghettatori, ed è qui che il palazzo ha accolto il suo nuovo capolavoro: La grande onda di Kanagawa di Katsushika Hokusai (Tokyo 1760-1849), una xilografia originale della grande onda del 1831 realizzata in stile ukiyo-e ovvero: immagini del mondo fluttuante. Come descritto dal palazzo: “La grande onda di Hokusai fa parte della raccolta di xilografie a colori su carta intitolata Le trentasei vedute del monte Fuji, pubblicata in Giappone a partire dal 1830 da Nishimuraya Yohachi, al mondo si contano pochi esemplari di questa xilografia, conservati nei più prestigiosi musei (…), dal Metropolitan Museum di New York alla Biblioteca nazionale francese, e in Italia ne esistono solo altri tre esemplari: uno al Museo Chiossone di Genova e gli altri nei musei di Arte Orientale di Trieste e di Torino”.
Una xilografia rara di cui sono rimaste “pochissime copie” come afferma lo stesso Luigi Carlon, dedito alla ricerca di quest’opera già dal 1978 e su cui afferma: “si figuri che quando dilagava la moda del giapponismo queste stampe venivano utilizzate per incartare porcellane o altri pezzi (…), copie realizzate nei decenni successivi non hanno lo stesso pregio e valore”. Un’ onda tempestosa, imponente ma allo stesso tempo dall’apparenza delicata, che minaccia due imbarcazioni al largo della costa di Kanagawa, sullo sfondo il monte Fuji innevato; quasi ad evocare un contrasto tra calma e quiete, contrasto predominante nell’essere umano. Una visione “dove si esprime la natura che incombe sulla natura umana, caratteristica del nostro romanticismo” afferma Carlon o come cita il palazzo: “due opposte tensioni provate dall’uomo nei confronti del mare. Come l’ancestrale terrore verso l’ignoto e il desiderio incombente di superare le proprie paure per valicare anche gli ostacoli apparentemente insuperabili”.
Accanto alla prestigiosa xilografia si trova Monsieur Chéron (1915) di Amedeo Modigliani, una rarità all’interno dei ritratti prevalentemente femminili dell’artista, ed Umberto Boccioni con Figura seduta(1906) e Il Canal Grande a Venezia (1907), capolavori dipinti dall’artista prima della sua adesione futurista. Anche Giovanni Boldini con il Ritratto di signora seduta (1891), opera espressione della Belle Époque, conferisce pregio alla stanza dove altre xilografie giapponesi, sempre in stile ukiyo-e, arricchiscono il tutto.
Finendo il percorso grande attenzione anche a Futurismo e Surrealismo: Giacomo Balla con la scultura Linea di velocità e vortice (1930), Carlo Carrà con il dipinto Le donne e l’assenzio (1911), l’opera Femme assise (1953) di Pablo Picasso, Wassily Kandinsky con il suo dipinto Dumpf-Klar (1928) e René Magritte con La fenetre ouverte (1966), dove l’elemento onirico predomina la scena.
L’equilibrio tra antico, moderno e contemporaneo della collezione Carlon si arricchisce ancora una volta nella ricerca di una “perfetta ideale sintesi della arti, pittura, scultura, decorazione ed architettura” in un concetto di Gesamtkunstwerk (tradotto “opera d’arte ideale”) dove la creazione artistica prevede l’uso di tutte o molte forme d’arte. Il risultato è una collezione prestigiosa, che non smette di sorprendere ed emozionare i suoi osservatori, con opere inserite per tematica e non per cronologia temporale, mettendo in luce come l’arte sia sempre, nelle sue più diverse e recenti forme, in grado di comunicare per assonanze simboliche, conferendone l’eternità che la contraddistingue.
Palazzo Maffei-Casa Museo è un’iniziativa culturale promossa da Luigi Carlon, imprenditore e collezionista veronese, su progetto architettonico ed allestimento dello studio Baldessari e Baldessari e un’idea museografica di Gabriella Belli, con contributi scientifici di Valerio Terraroli e Enrico Maria Guzzo.
Foto copertina: La grande onda di Kanagawa.