La morte è un problema per i vivi, non di certo per i morti.
In concorso alla Festa del Cinema di Roma 2023, Death is a problem for living è uno dei film in lizza per la vittoria del premio “Ugo Tognazzi” per la miglior commedia. La pellicola, diretta dal regista finlandese Teemu Nikki, racconta due storie che inizialmente viaggiano su binari paralleli ma destinate inevitabilmente a incrociarsi. Inevitabilmente in primis perché i protagonisti delle due vicende sono vicini di casa, e dunque per un puro e fortuito caso si ritrovano a collaborare lavorativamente insieme. Il secondo motivo è più di carattere sociale.
Il primo protagonista di nome Risto vive una difficile condizione familiare, con un lavoro da libero professionista nel settore delle onoranze funebri che non ingrana. O meglio, il suo problema con la ludopatia compulsiva getta al vento quel poco guadagno incassato dai pochi servizi funebri privati e ottenuti talvolta clandestinamente.
Il secondo è Arto, un educatore in una scuola dell’infanzia che di punto in bianco si vede diagnosticata una strana malformazione: risulta praticamente assente di cervello. Stando alle radiografie sembra infatti esserci solo un piccolo residuo di materia grigia nel suo cranio e per questo motivo la sua vita cola a picco insieme alla notizia esclusiva che ha già fatto il giro dei media.
Quello che non sanno è quanto queste due esperienze disastrate stanno per venire a contatto nella seconda parte della pellicola che li vedrà vivere nella solida e vecchia Volvo adibita a carro funebre e formare un’amicizia molto radicata.
Il film mischia diversi generi e riferimenti culturali poiché si muove con agilità all’interno del thriller, ma rimanendo pur sempre ancorato alla sua struttura comica. La sceneggiatura, specie nelle parti ironiche, ha picchi di qualità, nonostante la forza del film resta la tensione drammatica. Per certi versi sembra più una commedia francese per lo stile di battute, ma risente inequivocabilmente della struttura filmica dei film scandinavi e, più in generale nord europei. Si percepisce ad esempio che nella costruzione della storia di Arto c’è un importante riferimento al celebre film danese Il sospetto di Thomas Vinterberg. Come realismo delle immagini e atmosfera questo film è a parer mio ascrivibile a quel manifesto Dogma 95, vademecum a tratti nostalgico su come fare cinema escludendo l’utilizzo di effetti speciali e tecnologie avanzate, in favore di un ritorno alla recitazione e ai temi di realtà. Tra gli illustri firmatari ci sono proprio Vinterberg e Lars Von Trier.
Il tema su cui Nikki spinge molto è proprio quello della ludopatia, mostrata nella sua dimensione più incontrollabile e perversa. Uno dei riferimenti al tema riportati nel film è l’apice della ludopatia perversa che è diventato un cult del genere horror, ossia Saw – L’enigmista.
Il risultato è un film molto interessante specie nella seconda parte rispetto al più debole e freddo scandinavo inizio.
Il film è un buddy movie, diretto da Teemu Nikki con Pekka Strang, Jari Virman, Elina Knihtila. E’ una coproduzione italiana e finlandese, distribuito da I Wonder Pictures. Durata 97 minuti.