Nella regia di Milo Rau, il mito di Antigone dialoga con la storia del MST e diviene simbologia necessaria alla narrazione delle sue lotte.
Già nel lontano 21 giugno 1981 Italo Calvino rifletteva ad alta voce su come tra i dati di assoluta irrinunciabilità di un classico, emerga il suo essere inesauribile e di conseguenza la possibilità di leggerlo e rileggerlo, e ancora rileggerlo. Di rimanere sbigottiti, estasiati, turbati forse prendendo atto di come il classico non sia rimasto al passato ma sia ancora in grado di porsi come inedita lettura della contemporaneità.
Per queste ragioni e per altre, scoperte quanto ancora inedite, L’Antigone di Sofocle si è affermata e si afferma come classico; per queste ragioni “Antigone in Amazzonia” di Milo Rau – nata dall’incontro tra NTGent e il MST (Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra) si afferma come necessario, gridante punto di connessione. E ancora una volta consente ad Antigone, dissidente, dissenziente, radicale, sfidante, di trovare corpo.
Debutto in prima nazionale al Teatro Argentina di Roma dal 3 al 4 ottobre, all’interno del Romaeuropa Festival 2023, Antigone in Amazzonia si pone come atto conclusivo della Trilogia degli Antichi miti del regista svizzero, comprendente “Orestes in Mosul” e “Il Nuovo Vangelo”.
Antigone in Amazzonia: tra presente scenico e materiale d’archivio
Tra i fattori di maggiore stra-ordinarietà del progetto di Antigone in Amazzonia vi è quello di porsi come opera in fieri dove ciò che assume importanza non è tanto l’esito finale quanto le motivazioni profonde, imprescindibili che ne hanno fatto scaturire la necessità. Su questa base ciò che si realizza sulla scena – articolata sul costante dialogo tra azione e videoproiezione e dunque tra presente scenico e materiale d’archivio – è un sapiente lavoro di sovrapposizione dove la storia di Antigone procede in parallelo con la storia di un incontro, con quella delle sue tappe.
Il “tempo dell’incontro” è quello che fa riferimento a quell’Aprile del 2019 in cui tutto ebbe inizio, in cui per la prima volta risultò evidente quanto la questione della terra e la lotta contro uno stato autoritario, trasversali nell’opera sofoclea, risultassero decisivi anche per l’organizzazione sociale e politica del MST nato nel 1984, dalle occupazioni contadine di terra nel sud del Brasile.
Se la natura dell’incontro si traduce in una riappropriazione del mito, dove l’intervento corale e la componente rituale divengono oggetto di una consapevole riscrittura, il procedimento condiviso messo in atto da NTGent in comune accordo con il MST non è un mero intervento di adattamento; così sostiene il regista stesso quando afferma:
“Non stiamo solo criticando e adattando Sofocle, stiamo occupando l’opera, per così dire, proprio come il Movimento dei Senza Terra occupa la terra. Con gli attori, le storie e la saggezza dell’Amazzonia.“
La resa della simultaneità: la scena e la terra
Snodo espressivo e di impatto nella scelta registica di Milo Rau, la commistione tra attori professionisti e non professionisti si allinea con l’intenzione di non etichettare la messa in scena come spettacolo, né come registrazione documentaria della realtà ma giungere ad un incontro organico tra le due nature della rappresentazione. Videoregistrazione e atto scenico si pongono come tempi distanti e paralleli che, in un’azione simultanea restituiscono lo sdoppiamento tra avvenimento e rievocazione suscitando però allo stesso tempo un effetto di risonanza.
Sebbene non presenti fisicamente sulla scena Kay Sara (nel ruolo di Antigone) Gracinha Donato, Célia Marácajá Ailton Krenak e il Coro dei Militanti del MST, dialogano attivamente con Frederico Araujo, Sara De Bosschere, Pablo Casella e Arne De Tremerie. La loro presenza e azione non appare remota ma attiva nell’intero spazio-tempo narrativo.
In questo duplice sfondo la terra non si pone come mero spazio d’azione ma assume il ruolo di personaggio a sé stante, protagonista e motore stesso della rappresentazione. Per la Terra L’Antigone contemporanea agisce e è la Terra che essa difende.
La strage del millenovecentonovantasei
Nel ripercorrere le tappe della vicenda sofoclea attraverso un processo di continua ri-declinazione, l’episodio scatenante è quello dell’uccisione di un gruppo di lavoratori della terra, ad opera della polizia, a Eldorado dos Carajas, nello Stato di Parà, nel 1996.
Ricorrendo alla tecnica del reenactment il regista ne affida la narrazione al grande schermo posto sull’intera superficie del fondale. Mezzo di contatto tra le “due Antigone”, l’una rappresentata da Kay Sara, l’altra da Frederico Araujo (chiamato sulla scena a impersonare parallelamente il personaggio di Polinice); lo schermo si pone altresì come linea di confine tra la popolazione amazzonica e i meccanismi propri dell’occidente. Tra la lotta ancestrale a difesa della terra e la corsa irrefrenabile e distruttiva verso il profitto.
Così, se il progetto iniziato nel 2019 aveva subito una battuta d’arresto solo l’anno successivo in corrispondenza del blocco pandemico, nulla di quella tensione condivisa si era disperso: a partire dal 2022 con la ripresa delle prove, l’opera aveva continuato a prendere corpo.
Un’opera organica dove andava a confluire lo spettacolo teatrale, la raccolta delle riprese e dove il mito diveniva un tutt’uno con la campagna contro il greenwashing, con le voci ancestrali di chi per la terra e la sua sacralità continuava e continua a combattere; per chi preserva la memoria delle proprie lotte, come quella del massacro rivolto agli attivisti del MST rievocata su un’autostrada federale occupata nel videoclip interno allo spettacolo divenendone parte integrante.
“Molte cose sono mostruose, ma nulla è più mostruoso dell’uomo“- queste le parole che avevano dato inizio allo spettacolo e che sembrano affermarsi anche come suo epilogo: anche la profezia dell’indovino Tiresia- interpretato da Ailton Krenak, si limita a riflettere la tragedia del presente esortando l’occidente: i segni sono chiari, i segni stanno sulle nostre teste.
Antigone in Amazzonia – IDEAZIONE & REGIA: Milo Rau – DRAMMATURGIA: Giacomo Bisordi – TESTO: Milo Rau & cast – IN COLLABORAZIONE COL Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra (MST) – CON: Frederico Araujo, Sara De Bosschere, Pablo Casella, Arne De Tremerie – IN VIDEO: Kay Sara, Gracinha Donato, Célia Marácajá e il Coro dei Militanti del Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra – MST e, nel ruolo di Tiresia, Ailton Krenak – COLLABORAZIONE ALLA DRAMMATURGIA: Martha Kiss Perrone, Douglas Estevam da Silva – ASSISTENTI ALLA DRAMMATURGIA: Kaatje De Geest, Carmen Hornbostel COLLABORAZIONE ALL’IDEAZIONE, ALLA RICERCA E ALLA DRAMMATURGIA
Eva-Maria Bertschy – VIDEO: Moritz von Dungern – MUSICA: Elia Rediger, Pablo Casella – SCENOGRAFIA
Anton Lukas – COSTUMI: Gabriela Cherubini, Jo De Visscher, Anton Lukas – LUCI: Dennis Diels – VIDEO MAKING OF E VIDEOCLIP MUSICALE: Fernando Nogari – MONTAGGIO VIDEO: Joris Vertenten ASSISTENTE ALLA REGIA: Katelijne Laevens – ASSISTENTI ALLA REGIA VOLONTARIE: Chara Kasaraki, Lotte Mellaerts – RESPONSABILE DI PRODUZIONE: Gabriela Gonçalves, Klaas Lievens – Teatro Argentina 3 e 4 ottobre 2023