L’Italia è un desiderio.

Lo sappiamo: viviamo in uno dei Paesi più belli al mondo, con scorci di paesaggi unici, dove il cielo dialoga con le nuvole, il mare con gli scogli, le montagne incutono rispetto e le morbide colline pace e tranquillità. Dove la storia si legge nelle pietre dei palazzi, l’architettura è diventata arte, e i profili disegnati dalle città con guglie e cupole destano continuo stupore.

Tutto questo (e tanto altro), raccontato dai maestri che dietro la macchina fotografica fissano immagini uniche, diventa L’Italia è un desiderio. Fotografie, paesaggi e visioni 1842 – 2022. Le collezioni Alinari e Mufoco. È la ricchissima esposizione alle Scuderie del Quirinale fino al 3 settembre: oltre 600 opere originali provenienti dagli archivi della Fondazione Alinari e dal Mufoco – Museo di Fotografia Contemporanea, che coprono un arco temporale di circa 180 anni.

Ecco allora Milano tra le guglie del Duomo e la Madonnina, tra luci e colori, in grandi dimensioni, proprio come si addice al capoluogo lombardo. Immagini del 1992 di Peter Fischli e David Weiss.

Naturalmente Roma, com’era nel 1865, in un insieme di foto unite tra loro per creare una panoramica di Michele Petagna: il grandangolo quando ancora non c’era. 

E poi Firenze, Pisa, Siena…  fotografie della seconda metà dell’800 dei fratelli Alinari: dei veri gioiellini d’epoca.

E ancora: Pompei, tappa imperdibile per gli stranieri in Italia in viaggio di formazione all’inizio del ‘900, alla scoperta di ruderi, colonne e reperti.

Piazzetta di San Marco con effetto di pioggia 1910 Archivi Alinari

Immancabile Venezia sotto la pioggia, com’era nel 1910, tra gli effetti di una luce riflessa sulla pavimentazione della piazza, che diventa quasi uno specchio infinito. Cambiando completamente prospettiva, intenerisce la ripresa di un gondoliere sul canale: dall’immensità della Riva degli Schiavoni, a un microcosmo umano e silenzioso.

E naturalmente la ricchezza delle vedute che la natura ci regala, colte dallo sguardo di professionisti capaci di fissare attimi unici e fuggenti.

Si parte dal bianco e nero dei monti innevati della Valle d’Aosta, per arrivare al colore, protagonista assoluto del mare campano da cui si ergono i Faraglioni di Francesco Jodice. O le colline della Basilicata di Franco Fontana, che sembrano fare a gara con i dipinti dei macchiaioli. La campagna toscana raccontata da Vincenzo Balocchi negli anni 50: sguardo largo, ma anche capacità di mettere a fuoco un singolo soggetto, un albero fiorito, un cipresso o diversamente sequenze infinite di piccioni che ripetono la loro sagoma. 

Una carrellata di foto, che racconta anche com’è cambiato il nostro Paese, un’evoluzione che è andata di pari passo agli sviluppi tecnici del mezzo.

Irrompe l’umanità nelle riprese poetiche delle case di ringhiera milanesi, di Gianni Berengo Gardin.

Nelle manifestazioni degli anni ’70 a Torino, a Milano, a Bologna… Bellissimi i tre ragazzi ritratti da Uliano Lucas, che corrono portando delle bandiere: sembrano uscire dalla pellicola di un film.

La denuncia della “collina del disonore”: la collina di Pizzo Sella, sopra Mondello sfregiata dagli abusi edilizi.


Tommaso Bonaventura, Alessandro Imbriaco, Fabio Severo, “Collina di Pizzo Sella, Palermo, 2012” dalla serie “Corpi di reato”

Il divario tra il nord e il sud. I volti di Letizia Battaglia. L’architettura industriale in immagini dove sfruttando le ombre, la ripetizione diventa motivo, e l’architettura domestica dove le finestre dei palazzi tutti uguali diventano soggetto.

E poi c’è il mezzo usato come ricerca, sperimentazione, scoperta, come gioco, irriverente, divertente, spiazzante, innovativo. Come Moira Ricci, che mescola donne e uomini di diverse dimensioni. O Mario Cresci che con i suoi “Interni mossi” fa scomparire i volti delle persone, quasi a voler cercare un’astrazione impossibile. La fotografia che si avvicina sempre più all’arte, seguendo le correnti contemporanee. Fino alle performance come quella di Tommaso Mori che nel 2018 interagendo con il pubblico, coinvolse persone di ogni età sovrapponendo il loro ritratto a documenti di cronaca legati al capannone industriale R-Nord, simbolo di degrado, costruito a Modena negli anni ’70, all’interno del quale si svolse l’happening.

Ma c’è davvero tanto altro… non si può raccontare tutta questa mostra: è solo da vedere, e magari anche rivedere.

Foto di copertina: Francesco Jodice “Capri, The Diefenbach Chronicles 2013