ZeroCalcare e la fossa delle Marianne

Per capire questo titolo la serie va vista tutta, e giuro che ne vale la pena. Poi non lo so, io sono di parte, ho un debole dichiarato per Zerocalcare e i suoi mostri così romani e così universali insieme, che attecchiscono da qualche anno al mio immaginario già crepato di suo, in una sorta di metafisica dell’incombere misterioso. Incombe sempre qualcosa nelle sue storie: un polipo, l’anti Babbo Natale, incubi metropolitani, segreti inconfessabili, il suicidio di un’amica carissima, quell’angoscia di tornare sempre allo zero che la nascita ci ha assegnato. Dispiace che sia sconsigliata ai minori di sedici anni così dediti alla pornografia online, questa West Side Story gotica, dove la zona di Rebibbia fa da sfondo sulle note dei Ricchi e Poveri alla declinazione di tante guerre che tutti consumiamo tutti i giorni: tra ricchi e poveri (non la band), residenti e immigrati, zecche e neo fascisti, drogati e incolumi, umani e animali incarnati. Dispiace perché io la somministrerei alle medie, con l’ostinazione con la quale Zero pedagogo cerca di inculcare qualche concetto sensato nel vacuo cranio del ragazzino lucertola, pargolo di Roma Nord; perché si cominci a riflettere fin da adolescenti sui danni irreparabili dei troppi giudizi, delle invidie malcelate anche tra amici cari, lungo un orizzonte di false promesse, dove nessuno voleva essere lasciato indietro ma ognuno, inevitabilmente, indietro ci è rimasto per qualcosa, come la vita è. Così, nel poetico interrogarsi sulla fine che fa una cometa quando sparisce nel firmamento, nel chiarire il ghiaccio del sovrastante inverno del narcisismo che sostituisce la più blanda primavera dell’omertà, nell’angoscia di condividere lo stesso girone infernale con la Thatcher, la narcolessia come ormai generalizzata forma estrema di difesa, la rimozione del dolore altrui a protocollo di sopravvivenza, è impossibile non ritrovarsi in prima linea con l’aurea massima del maestro della guerra cinese: “a chi tocca non s’ingrugna”.

Che qualcosa prima o poi tocca per forza. Meglio allora aver impiegato le proprie energie in prestiti azzardati a chi li userà per intossicarsi ancora, che nel cercare di decodificare senza opportuni strumenti a chi sia andata meglio nella vita, sport tanto diffuso quanto illusorio, che a sparare sulla croce rossa è veramente un attimo. La serie voleva probabilmente essere politica, io personalmente ci ho letto anche di più. Questo mondo non ci renderà cattivi, perché, a dispetto di facili proclami, lo ha già fatto: ma magari uno spiraglio ancora c’è e benvenute siano narrazioni come questa a suggerirlo.

Questo mondo non mi renderà cattivo la nuova serie di Zerocalcare, realizzata da Movimenti Production con la produzione di BAO Publishing e Netflix, arrivata sulla piattaforma streaming il giugno.