L’invito di Michele Sinisi: «Andate a teatro anche per vedere gli errori»
Errare humanum est. Michele Sinisi, comprendendo una fondamentale sfumatura della locuzione latina, trova il coraggio, come fosse ormai un raro fiore, di cogliere sul palcoscenico l’umana possibilità di poter di sbagliare. Nell’epoca in cui ogni meccanismo sembra essere diventato perfetto, grazie al supporto di una tecnologia che rende impeccabile ogni prestazione computerizzata, l’unica conferma che qualcosa sia frutto della fatica dell’uomo è l’errore. E una rappresentazione teatrale, per quanto possa essere esemplare, conterrà sempre, ogni sera, se non l’errore, almeno la possibilità dell’imperfezione. Evviva!
Si è svolta, davanti a una affollata platea, la presentazione della prossima stagione teatrale della Sala Umberto di Roma. Il famoso teatro di via della Mercede, diretto da Alessandro Longobardi, proporrà un cartellone, sulla carta, di ottima qualità. Sul palcoscenico erano presenti molti rappresentanti degli spettacoli in programma. La carrellata dei volti più popolari comincia (in rigoroso ordine alfabetico) con Benedicta Boccoli, Carlo Buccirosso, Simone Colombari, Mariangela D’Abbraccio, Gianfranco Jannuzzo, Max Paiella, Giovanni Scifoni e altri.
Naturalmente il programma completo è consultabile sul sito del teatro: https://salaumberto.com/stagione-2023-2024
Il sipario si aprirà il 26 settembre con Un giorno come un altro, una commedia dalla facciata leggera ma densa di significati sociali: ambientata in un seggio elettorale, l’autore (e regista) Giacomo Ciarrapico, scosso dal crescente malcostume degli astensionisti, immagina quel che potrebbe accadere quando i cittadini votanti raggiungeranno appena il 3%. Interpreti saranno: Luca Amorosino e Carlo De Ruggieri. «In Italia c’è più di una generazione sfiduciata dalla politica, che ormai evita sistematicamente di esprimere il proprio parere nella cabina elettorale, mentre il sistema democratico si basa proprio su questa partecipazione».
Dal 19 ottobre, Il padre della sposa, con Gianfranco Jannuzzo e Barbara De Rossi. Un testo, che già ha riscosso successo nelle piazze di Milano e Torino, pieno di umorismo e con situazioni tenere e divertenti. La regia è di Gianluca Guidi.
Biagio Izzo sarà il protagonista di Balcone a tre piazze, dal 31 ottobre, con Mario Porfito e la regia di Pino L’Abbate. Commedia costruita sugli equivoci dell’antivigilia di un Natale a Napoli.
Dal 21 novembre al 3 dicembre torna, dopo l’enorme successo dello scorso gennaio, La cantata dei pastori con Razzullo e Sarchiapone: Peppe Barra e Lalla Esposito diretti da Lamberto Lambertini. Con l’orchestra dal vivo è uno spettacolo di grande cultura e di straordinaria comicità tutta partenopea.
Giovanni Scifoni propone Fra’ dal 5 dicembre. Con la regia di Marco Prandi, è un monologo, orchestrato con laudi medievali e antichi strumenti, dedicato a San Francesco, la superstar del medioevo. «Era un vero artista. Forse il più grande della storia. Le sue prediche erano veri e propri capolavori. Sapeva parlare contemporaneamente a cinquemila persone: e senza microfono».
Carlo Buccirosso torna a interrogarsi (dal 26 dicembre) sugli strascichi della pandemia con Il vedovo allegro, una commedia ancora in fase di scrittura (il che indica la freschezza del prodotto di un autore che lavora sul quotidiano), che ha per protagonista un uomo colpito dagli effetti del Covid, sciagura che gli ha strappato, oltre alla moglie, il lavoro e i quindi il denaro per la sopravvivenza. «Una tragedia assai divertente», si augura l’autore.
Giuseppe Cederna, intervenuto con un contributo video per presentare Storia di un corpo di Daniel Pennac, per la regia di Giorgio Gallione, porterà in scena un monologo (dal 24 gennaio) che racconta il percorso di un’esistenza che non c’è più; e attraverso il diario di un padre alla figlia, la narrazione del corpo protagonista s’impossessa progressivamente della scena, un virtuale giardino segreto dove fioriscono le memorie e le testimonianze più recondite.
Da 6 all’11 febbraio la Compagnia tedesca Familie Flöz propone Hotel paradiso, di cui s’è visto un esilarante piccolo trailer. In un alberghetto di montagna accadono rocamboleschi inconvenienti che sono squarci di gioiosa comicità, di quella che ricordano le migliori gag di Stanlio e Ollio. L’uso della maschera, la totale assenza di parole e una gestualità tipica del muto, sono i migliori ingredienti per sollecitare la fantasia degli spettatori.
Quindi dal 14 febbraio sarà la volta di Marina Confalone e Mariangela D’Abbraccio in Buonanotte, mamma. Premio Pulitzer 1983 di Marsha Norman sul delicato momento di una figlia che annuncia alla madre l’intenzione di volersi togliere la vita. «Un dramma che si tinge anche di momenti comici», assicura la D’Abbraccio. La regia è di Francesco Tavassi.
Michele Sinisi, si cimenterà (dal 27 febbraio) ogni sera nel ruolo del regista dei Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello. «Il nome dell’autore premio Nobel – spiega – fa parte del titolo perché io sarò il regista di quella compagnia diretta da un capocomico che starà provando, come da copione, “Il giuoco delle parti», e che verrà disturbata dall’arrivo dei personaggi che giungeranno ogni sera da un luogo diverso tramite le immagini proiettate dal video». Un modo per portare Pirandello sulla piattaforma di Zoom?
Le preziose ridicole (26 marzo) è un classico che Benedicta Boccoli e Lorenza Mario presenteranno con la regia di Stefano Artissunch. Spettacolo musicale tratto dall’opera di Molière sui numeri di due ballerine già attempate che si esibiscono nei teatri di varietà durante la Seconda guerra mondiale.
Per Il giuocatore di Goldoni (4 aprile), i nomi di Alessandro Averone, Alvia Reale e Roberto Valerio sono una garanzia di serietà professionale, anche se il contributo video di Valerio, unico rappresentante della compagnia, ha lasciato un piccolo vuoto. «È una commedia del Settecento, ma noi abbiamo l’obbligo di portare i classici al mondo contemporaneo».
Molto interessante (dal 17 aprile) è Intramuros con Carlotta Proietti e Gianluigi Fogacci, che è il compendio di un’esperienza in carcere dell’autore francese Alexis Michalik. Il tentativo di portare il teatro in un penitenziario. Quattro attori interpretano trentatré personaggi con continui cambi di costumi a vista. La regia è di Virginia Acqua.
Maurizio Martufello e Marco Simeoli, con Miriam Mesturino, saranno I due cialtroni., commedia scritta nel 2002 da Pier Francesco Pingitore per Giorgio Albertazzi e Oreste Lionello, purtroppo mai rappresentata. Dal 2 maggio.
L’ultimo spettacolo in cartellone, per ora, è dedicato a Enzo Jannacci (di cui da poco c’è stato il decennale della scomparsa, 29 marzo 2013). Una storia raccontata e cantata con la quale Simone Colombari e Max Paiella ricorderanno il cantautore milanese che faceva ridere e piangere con la sua impareggiabile simpatia e le sue folli canzoni.
Il cartellone presentato da Longobardi è abbastanza ampio e pronto a soddisfare il palato di un parterre dai gusti anche molto differenti. Se gli spettacoli di Jannuzzo-De Rossi, di Biagio Izzo, di Buccirosso, della Boccoli e quello di Martufello sono adatti a un pubblico che ama il genere leggero (che non è per forza sinonimo di spensierato), altre esibizioni destano molta curiosità: il duetto elettorale di Ciarrapico, il San Francesco di Giovanni Scifoni, la «Storia di un corpo» proposto da Cederna, «Buonanotte, mamma» della Norman, e soprattutto «Intramuros» (da cui mi aspetto grandi emozioni). Ruolo di outsider spetta alla coppia Colombari-Paiella che, grazie alla loro simpatia e ai testi di Jannacci e al suo essere poeta ribelle, potrebbero – ce lo auguriamo – riuscire in un’impresa epocale.
Dando massima fiducia ai due classici, «La cantata» di Peppe Barra (spettacolo già visto la scorsa stagione) e al Giuocatore goldoniano adattato da Roberto Valerio, lo spettacolo sul quale punterei tutto è «Hotel Paradiso», anzi già mi dispiace che il lavoro della Familie Flöz rimanga in scena soltanto sei giorni (suppongo per impegni già presi dalla compagnia).
Ultima breve analisi della carrellata finale è dedicata a quei «Sei personaggi» da (e non di) Pirandello, di cui Sinisi ha spiegato la complicata idea della regia. Se la commedia già presentò al suo debutto un’innovazione drammaturgica che «fece perdere la testa a tutti» (come scrive l’autore) spero che questa nuova destrutturazione di un’opera già destrutturata non aggiunga altra «rivoluzione in palcoscenico» (uso sempre le parole del Maestro). L’operazione appare assai difficile, ma il teatro ci ha stupito più di una volta, e Pirandello per primo intuì che «l’opera dello scrittore è finita nel punto stesso ch’egli ha finito di scriverne l’ultima parola. Risponderà della sua opera al pubblico dei lettori e alla critica letteraria». Per il resto se ne occuperà il regista: Michele Sinisi. A cui va il mio e nostro più caloroso augurio.