Nel delizioso scenario della Casa dell’Architettura, Acquario Romano Libreria Casa dell’Architettura Ordine Architetti Roma Complesso monumentale Acquario Romano in piazza Manfredo Fanti, 47 – Roma, per la serie incontridautore lunedì 15 maggio 2023 dalle 18.00-19.00 sarà presentato il libro Notazioni sui fastidi del sonno di Letizia Leone. All’incontro insieme alla Autrice interviene Anna Maria Curci della redazione della rivista “Periferie”. Le letture sono affidate all’Attrice Teatrale, Poetessa e Autrice Teatrale, Anita Napolitano e alla Poetessa Marina Petrillo.
Quest’opera tratta di quelle storie che nascono nella lettura notturna dei Registri Akashici, quando la sensibilità del Poeta si acuisce e nel buio e nel rilassamento del sonno riesce ad accedere alle cronache di Akasha, una specie di inventario cosmico e universale dove poter consultare tutto ciò che è già successo, dove si accede alle informazioni su passato, presente e futuro di qualsiasi cosa o persona. Perché il Poeta riesce a guardare quello che gli altri non possono vedere. Le storie stesse lo vengono a trovare e lo travolgono con il loro mistero, con le memorie piacevoli e con gli accadimenti terribili. Sono come fantasmi del passato che raggiungono chi ha la capacità di sentire e farsi strumento della narrazione.
Letizia Leone, nel suo essere Poetessa, ci accompagna con la sua prosa poetica alla scoperta delle storie di sei fantasmi. Si tratta di demoni letterari che hanno rapito la sua anima sensibile e l’hanno ispirata. E così la sua narrazione ci trasporta a Berlino nel 1944, sotto i bombardamenti, a fianco del poeta Gottfried Benn. E poi nella stanza odorante di cera delle candele accese del grande Kostantinos Kavafis. E ancora ci fa incontrare il fantasma di Virgilio che cerca di raggiungere Dante, tra le ombre dell’anti-inferno, per guidarlo nel suo viaggio infernale. Ci possiamo porre a spiare la notte suprema del pittore Lorenzo soprannominato “Il Morto”. O incontrare la follia di Friedrich Hölderlin oppure lo spiritismo fragile di una donna nel cimitero di un’isola del Mediterraneo. Sono i fantasmi della notte, le ombre che ci ossessionano, presenze rimaste in questo mondo in lunghe notti di smisurata ingiustizia…
Letizia, com’è nata l’ispirazione di questo libro?
In effetti ciò che mi ha ispirato alla scrittura è uno stato di quotidiana immersione nella lettura, sia per ragioni di lavoro o passione personale. La grande letteratura o la poesia mantengono intatta l’energia emotiva degli uomini, delle storie, delle più improbabili esperienze esistenziali e così come afferma il grande critico e filologo E. R. Curtius «tutta la letteratura…da Omero in poi vive un’esistenza simultanea».
Si tratta di un presente atemporale della letteratura, parte di quella memoria universale che ci fa essere contemporanei di Anna Karenina o del terrore di Dante smarrito in una foresta notturna…Se esiste uno stato poetico dell’essere è l’empatia, la sintonizzazione naturale intorno a una tonalità emotiva. Dunque, come dire, l’immersione nella lettura significa anche vivere sogni lucidi, andare a toccare il senso profondo di altre vite. Ma in questo libro si parla anche di stati alterati di coscienza, il sogno, la rêverie, l’ipnosi, la possessione amorosa e passionale…Si tratta di un pellegrinaggio in certe zone oscure della psiche. Una discesa. Una catabasi. Una “nigredo” alchemica.
Con quale criterio hai scelto i personaggi che popolano le tue storie? Oppure sono i personaggi stessi che hanno trovato la loro Autrice?
I personaggi sono poeti, anzi icone della poesia come Dante, Gottfried Benn, Friedrich Hölderlin o Kostantinos Kavafis o artisti (come il pittore Lorenzo Luzzo, detto Morto da Feltre, citato nelle “Vite” del Vasari) o personaggi stralunati in piena infiammazione psichica e allucinatoria. Mi sono venuti incontro in un certo senso, con il loro carico di inquietudine e insoddisfazione. Ho immaginato che qualcosa di irrisolto nelle loro vite fosse rimasto a galleggiare nell’etere, in quell’aria “pensante e viva” del filosofo Tommaso Campanella.
Come non farsi sedurre dalla figura di un pittore detto il Morto perché trascorreva le giornate in grotte, cave e catacombe a copiare le figure metamorfiche e infernali delle grottesche? Oppure dalle scelte politiche sbagliate di un poeta come G. Benn, dal suo aver lavorato come medico patologo a dissezionare cadaveri e aver ambientato la sua struggente prima raccolta di poesie all’obitorio (Morgue, 1927)? Sono figure complesse, così ricche e contraddittorie che ognuna di loro meriterebbe un romanzo. Ma poi queste zone in ombra dei racconti alludono al non detto, all’implicito di tanta letteratura, alla parte indeterminata che il lettore deve ricostruire attraverso la propria personale immaginazione, visione, o chiaroveggenza. Così ad esempio nel racconto “L’antro” viene messo in scena quello che non è mai stato scritto nella “Divina Commedia”, e cioè il percorso tormentato attraverso gli inferi di Virgilio per raggiungere Dante e salvarlo. E una volta che lo ha raggiunto e salvato, constatare tutta la debolezza e insufficienza del ragazzo di fronte al compito che gli spetta, la risalita iniziatica. Così si gira a controllare che l’allievo lo stia seguendo ma non lo trova più, Dante è svenuto. Caduto come morto corpo cade.
Per saperne di più suggerisco la lettura di questa approfondita recensione di Chiara Catapano.
Letizia Leone è nata a Roma. Ha effettuato studi umanistici ai quali ha affiancato lo studio musicale. Ha insegnato materie letterarie e lavorato presso l’UNICEF organizzando corsi multidisciplinari di Educazione allo Sviluppo. Ha pubblicato: Pochi centimetri di luce, (2000); L’ora minerale, (2004); Carte Sanitarie, (2008); La disgrazia elementare (2011); Confetti sporchi (2013); AA.VV. La fisica delle cose. Dieci riscritture da Lucrezio (a cura di G. Alfano), Perrone, 2011. Nel 2015 Rose e detriti testo teatrale (Fusibilialibri). Un suo racconto presente nell’antologia Sorridimi ancora a cura di Lidia Ravera, (Perrone 2007) è stato messo in scena nel 2009 nello spettacolo Le invisibili (regia di E. Giordano) al Teatro Valle di Roma. Ha curato numerose antologie tra le quali Rosso da camera (Versi erotici delle maggiori poetesse italiane), Perrone Editore, 2012. Dieci sue poesie sono presenti nella Antologia a cura di Giorgio Linguaglossa Come è finita la guerra di Troia non ricordo (Progetto Cultura, Roma, 2016), con il medesimo editore nel 2018 ha pubblicato la silloge Viola norimberga. Sue poesie sono presenti nella Antologia di poesia contemporanea, How The Trojan War Ended I don’t Remember, Chelsea Editions, New York, 2019.