L’Appartamento 2B. Trentenni all’ascolto, prestate attenzione

L’appartamento 2B è in scena al Ridotto del Mercadante, al Teatro di Napoli fino al 23 aprile. Lo spettacolo nasce da un’idea di Andrea Cioffi e Sara Guardascione di Cercamond teatro, per la drammaturgia e direzione di Andrea Cioffi. Lo spettacolo è pensato da un gruppo di trentenni e parla a una precisa fetta della società contemporanea.

L’appartamento 2B si rivolge, infatti, alla generazione dei nati negli anni ‘80 e ‘90 focalizzando l’attenzione sul disagio di uomini e donne non più giovani, ma considerati tali, che non riescono a trovare spazio e ruolo sociale nella vita degli adulti. Questo succede perché gli adulti li considerano ancora degli studenti appena usciti dalla scuola e dunque acerbi, non degni della giusta attenzione, mentre le generazioni del 2000 li vedono già troppo distanti da loro per poterli considerare. I trentenni in questa vita non hanno una collocazione e non riescono a portare a termine nulla.

Il protagonista, di L’appartamento 2B è proprio la figura che qui si descrive, si chiama Aimo è un trentenne degno figlio dei tempi: ha un lavoro precario (che naturalmente non lo gratifica e di cui non glie frega niente) un appartamento in affitto (con un po’ di pareti scrostate e vaghe tracce di muffa), bollette insolute e un habitat che dà l’idea di essere precario anch’esso, un luogo di passaggio non vissuto veramente. A tener compagnia alla solitudine di Aimo c’è una sinistra figura, longilinea, alta e sovrastante, con lo sguardo fisso e un sorriso sinistro che incombe su di lui e gli propina continuamente un tubetto di pillole.

Aimo ascolta i messaggi vocali del suo capo progetto a lavoro, della madre che reclama una sua costante presenza e della fidanzata con la quale il rapporto è praticamente inesistente, fatto solo di appuntamenti mancati e mancate discussioni. Il vuoto nella vita di Aimo è colmato da poche, magre, tristi consolazioni per le quale non vi è più alcun gusto. Nell’inettitudine della sua esistenza Aimo non riesce neppure a portare a termine il suicidio, perché continuamente distratto dalla vita. Forse è proprio la vita con i suoi incidenti di percorso che può distoglierci dal peso di essere noi stessi o che può illuminare ancora quelle parti di noi che avevamo dimenticato.

Durante lo spettacolo non si respira se si è trentenni e se si vede tutto come uno specchio, perché quella figura sghemba che ci perseguita la conosciamo tutti e per ciascuno di noi ha un volto diverso e rappresenta angosce diverse, ma forse è anche la versione stroppiata e deformata di ciò che un tempo eravamo con tutti i nostri sogni e la nostra folle passione e che ora non siamo più, perché qualcosa nell’ingranaggio si è rotto.

Andrea riceve la visita di tre personaggi che, in modi diversi, gli mostrano un’alternativa al suicidio, sono come le visite che riceve Scrooge nel canto di Natale, ma questa volta fino alla fine non sappiamo se l’anima del protagonista si salverà.

A loro modo, ciascuno di questi personaggi, Ivan (un irriverente frequentatore di Grinder) Lisa (la stressata ragazza del piano di sopra che accudisce i genitori) e Patricia (amministratrice del palazzo), è una strada verso l’unica cosa che potrebbe salvare Aimo, e nel suo nome l’assonanza delle parole ce lo suggerisce: amore e amicizia.

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Ma nel corso della visione si ha anche l’impressione che nessuno di questi personaggi sia reale, che tutti loro siano frutto dell’immaginazione di Aimo che dà uno sguardo alla sua vita in potenziale. La sola costante è quella figura, l’ombra che lo accompagna e che sa indicargli una sola strada. Aimo è anche un novello Amleto che deve vedersela con un fantasma in particolare che pesa più di tutti gli altri e noi stiamo lì a guardare sperando per lui (e per noi) una nuova speranza.

Ogni evento in questa storia è un desiderio inesausto di qualcosa che potrebbe essere ma non è, un amore che si accende e poi bruca e si spegne come fosse un cerino; un’amicizia che si risolve con uno strappo doloroso perché l’onestà non si sposa con la depressione; una padrona di casa, la madre, il gruppo di lavoro che non vedono ciò che accade davvero perché non guardano negli occhi Aimo che dovrà cavarsela da solo.

Lo spettacolo nella sua semplicità è molto profondo, diretto ed emozionante, tutti gli interpreti da Andrea Cioffi a Sara Guardascione, fino a Ciro Grimaldi, Gregorio De Paola e Fortuna Liguori sono dentro i personaggi che aderiscono a loro come un guanto. La scena pur semplice vuole essere evidentemente claustrofobica e, infatti, si muove come a voler soffocare chi la abita.