“La Meglio Gioventù”. Il festival che guarda ai giovani

Un festival che mette al centro l’incontro: l’incontro con il palco, con i ragazzi, con l’arte e con la bellezza, da cui nasce la riflessione. Bisuschio (VA), per due settimane, è realmente “teatro”, nel senso pieno della parola, di una serie di iniziative importanti: il festival nazionale La Meglio Gioventù che quest’anno giunge alla sua seconda edizione. Il tema scelto rispecchia l’esterno, la situazione che, a livello profondo, ci accomuna: un’occasione, in più giorni, per trovare spunti e consapevolezze nuove.

Qual è davvero il senso dell’esserci? Il senso profondo dell’esistenza vissuta e delle esperienze che popolano un percorso di vita? Che significato possono ricoprire determinate scelte se guardante con un’ottica diversa? Le domande e le possibili riflessioni che possono scaturire da un tema come Io nel mondo possono essere infinite: il festival La Meglio Gioventù, organizzato dalla cooperativa Intrecci Teatrali, ha l’obiettivo di interrogare e di smuovere con una proposta che chiama e che mette al centro lo spettatore, il teatro, le scuole, la comunità. In una parola, la persona con il suo vissuto e la sua umanità, condivisa.

Io nel mondo è, a prima vista, una frase molto semplice e lineare, fatta da tre parole unite, ma se letta con gli occhi della testa e del cuore può assumere un valore e una forza fuori dal comune. Io nel mondo diventa invito e dichiarazione allo stesso tempo, una riconsiderazione del proprio ruolo e un cambio di rotta potente. Se portata sulla scena, la frase si carica di un significato che diventa sia universale perché tocca inevitabilmente chi si avvicina, la dimensione collettiva dello spazio teatrale, e sia soggettivo, perché il teatro lascia sempre qualcosa di diverso e di unico in ogni spettatore. Smuove corde che possono essere diverse in ognuno.

Questo enunciato che orienta il festival La Meglio Gioventù assume, allora, una duplice veste: far incontrare e unire i ragazzi, le diverse compagnie teatrali, le scuole del territorio, della provincia di Varese, Milano e Como, il pubblico nella sua generalità per far riflettere, far nascere un pensiero, un’emozione che riesca ad arrivare alle domande precedenti, a stimolare, aggiungendo un tassello nuovo all’esperienza delle persone.

Ogni incontro vuole trasmettere quella bellezza che sa di vita, di autenticità e di vero: il teatro diventa sintesi di età, di espressioni, di racconti diversi, proiettati a quel mondo dove occorre esserci ma da protagonisti. Tra le proposte, gli spettacoli Anime leggere – La poesia del teatro fisico della Compagnia Dekru (Ucraina), Liberatutti della Compagnia ScenaMadre di Chiavari, Nascondino della Cooperativa Montessori di Brescia, L’inganno – un monologo di Alessandro Gallo della Compagnia Caracò di Bologna, Play with me della Compagnia AREAREA di Udine, Lemon Therapy della Compagnia Quinta Parete di Sassuolo. La rassegna, però, si apre anche a molteplici spazi e momenti attivi, come i vari laboratori previsti, la partecipazione di Marco Balbi di Palma (performer internazionale della scuola teatrale Grotowsky) e di Andrea Falanga (performer Lis, la lingua dei segni italiana), gli interventi e gli spettacoli dell’associazione culturale Il Volto di Velluto e dei gruppi Coopattivamente, Piccola Compagnia Instabile e M.art.E 4 teens. Conferiscono quel quadro d’insieme e di comprensione, alle diverse giornate, gli spazi di discussione, dialogo e confronto con momenti di condivisione.

La Meglio Gioventù include un insieme di eventi, che mirano a coinvolgere e a “fare arte” in tutte le forme possibili. L’eterogeneità e la spinta all’apertura risiedono anche nell’intento di riunire i ragazzi delle scuole con la vastità del pubblico: il teatro, allora, assume una veste ancora più importante. È educazione e formazione, un modo alternativo per far passare determinati significati, sempre collegati a quell’io che cerca il suo posto, la sua strada in un mondo sempre più complesso, tra tante difficoltà.

Le bussole per orientarsi, secondo questo festival, sono proprio la bellezza e l’arte, la capacità di captare la profondità, il guardare oltre la superficie e l’apparenza per trovare la vera ricchezza, quella semplicità che fa la differenza. L’esserci, perciò, ha a che fare con questo ri-conoscere che il teatro riesce sempre a stimolare, a regalare, sotto le sue luci. Questo verbo rappresenta, forse, il cuore di tutto il festival: ri-conoscere, perché in fondo ognuno desidera e cerca la bellezza e la luce, occorre cambiare il tipo di sguardo che si dirige a se stessi e agli altri.

Riconoscere che ogni persona è nel mondo, ha una sua strada da percorrere, una sua vocazione, e che l’arte può rendere quest’attraversata una bellissima scoperta, fatta di incontri e cambiamenti. Esattamente come quelli in scena, ma non solo, a Bisuschio.