Come ti racconto un capisaldo della letteratura mondiale del XIX secolo andando oltre al suo canovaccio. Giocando su varie ipotesi registiche, in continuo modellamento, seguendo uno sviluppo che affonda a piene mani nel linguaggio, nei meccanismi e nell’ironia dell’assurdo. Impostando l’allestimento scenico sulla capacità immaginifica dello spettatore, attirato da luci candide e da una pila di sgabelli che danno forma a situazioni, oggetti e personaggi. Illuminati da tinte chiarissime, alla base del palco e in controluce.
In carne ed ossa, un attore in candide vesti, Emilio Celata. Nei panni di “Anna Karenina”, monologo in scena al Teatro Trastevere di Roma il 1 e 2 aprile scorsi. Eravamo in platea e siamo rimasti impressionati dall’espressività dell’interprete di Pitigliano. Diretto da Sandro Nardi, per un testo scritto a sei mani da Nardi, Emilio ed Elisa Celata. Produzione firmata dalla frizzante realtà della Compagnia “Teatro Boni” di Acquapendente, che invitiamo ad approfondire.
Il romanzo di Lev Tolstoj è fondamento dichiarato di un adattamento che mira ad altro rispetto ad una rilettura didascalica delle vicende salienti. Vengono sì accennate, ma descritte per pillole parodistiche, con sconfinamenti nei toni del comico. Celata, lavorando con la parola e con il corpo, è abilissimo a proporre una sequenza di differenti scenari registici e, nel contempo, a dar voce e gestualità ad una galleria variegata di nomi che sostanziano i passaggi chiave delle vicende ambientate tra Pietroburgo e Mosca. Protagonisti riconosciuti, da una parte, ma anche comparse tratteggiate con riusciti artefizi caricaturali. Tra il caustico e il malizioso. Vortici intrecciati di surrealismo e verismo, il pubblico gradisce.
Lo svolgimento, nei fatti, volutamente mai progredisce. Al centro di tutto vi è lei, Anna Karenina, totalizzante. La drammaturgia avanza per quadri che variano per il tono con cui vengono proposti. Gli sgabelli aiutano il protagonista a popolare lo spazio scenico, a dar forma ad oggetti e interlocutori. Volano e si ricompongono come sospinti da mani invisibili. Si arriva poi al finale, che è inedito, spiazza per crudezza e profondità semantica. Dalla quarta parete, una tesi che recita: “Anna Karenina si è suicidata non per amore, ma per noia, perchè non si è mai innamorata” E ancora, Celata: “Non c’è cosa più triste di un amore impossibile che diventa possibile.”
Il “viaggio in un magone di prima classe” arriva al capolinea.
Applausi, sipario.
Emilio Celata è Anna Karenina Un viaggio in un magone di prima classe’ – Atto unico
di Emilio Celata, Elisa Celata e Sandro Nardi
con Emilio Celata
regia Sandro Nardi
disegno Luci Filip Marocchi – Stas Terni