Tinto Brass, fra successi, donne, film, politica e scandali compie oggi 26 marzo, 90 anni. Il maestro del cinema erotico italiano, l’autore di film peccaminosi che ricordano in letteratura le opere del trasgressivo Georges Bataille come La chiave, Il disco volante, L’urlo, Così fan tutte fra i suoi maggiori successi, il regista campione d’incassi e anche di un certo erotismo letterario che ha fatto epoca e scuola nei favolosi anni ‘60 e ’70, lanciando giovanissime attrici come Serena Grandi, Anna Galiena e Stefania Sandrelli. Il regista con il sigaro e la faccia alla Hitchcock, che il grande Truffaut annoverò fra i grandi autori del nuovo cinema italiano alla stregua di Rossellini, Lizzani, Pontecorvo e Pasolini. «L’amore è la sola trasgressione che ci resta. La trasgressione vera non esiste più, è diventata una forma di conformismo», ha dichiarato in una bella intervista pubblicata sul Venerdì di Repubblica rilasciata nella sua bella casa romana a Daniele Castellani Perelli.
E a proposito di trasgressioni, la notizia rilanciata in questi ultimi giorni da giornali e media di tutto il mondo che in America tornerà in edicola la leggendaria rivista Playboy, sottotitolo “Entertainment for men”. In un’epoca caratterizzata dal nulla erotico e dal terrore castrante del #MeToo, questo evento mi ha fatto venire un nodo alla gola, preambolo forse osceno di una lacrimuccia pronta a solcarmi il viso, riportandomi come un “metaverso“ indietro nel tempo a quei favolosi anni ‘60 e ‘70, quando lavoravo a Hollywood come pierre della CBO Group, la società americana discografica fondata dal noto cantautore Alan Sorrenti e dal produttore Corrado Bacchelli con l’intento di scoprire nuovi talenti. In quell’area della costa fino a San Francisco, dove lavoravano i più grandi musicisti della pop music dove incise alcuni dei suoi album anche Patty Pravo e proliferavano i ritmi e le voci di successo come Steve Wonder. I miei passpartout a Los Angeles erano il produttore premio Oscar Dino De Laurentiis e Bill Conti, compositore e direttore d’orchestra, premio Oscar e Grammy Award per le colonne sonore dei film Rocky di Silvester Stallone, ancorché direttore della grande orchestra del gala degli Oscar, conosciuto a Roma quando a vent’anni vinse una borsa di studio all’Accademia di Santa Cecilia.
Ma la vera “chiave” che mi consentì di entrare nel gioco di conoscenze e di rapporti fu l’esclusivo Playboy club, dove i grandi artisti della vicina Capitol Records , si proprio quella dove incisero i loro più grandi successi Nat King Kole e Frank Sinatra e poi dai vicini studi della Fox e della Paramount in Pico bouvelard a Los Angeles arrivavano per pranzo registi, produttori e attori come Al Pacinoa Robert De Niro. Tutti serviti a tavola dalle stratosferiche conigliette scoperte dall’altrettanto leggendario Hugh Hefner, l’editore miliardario che aveva inventato Playboy. Li potevi incontrare tutti come nel vicino Café Roma in Canon Drive dove potevi incontrare Mickey Rourke grande amico del proprietario Gianni Orlandi, ex pilota della pattuglia acrobatica della nostra Aeronautica; biondo ricciuto, occhi azzurri alla Paul Newman la cui vita meriterebbe un film.
La foto di copertina del ritrovato Playboy, proporrà manco a dirlo quella di una coniglietta seduta su un razzo proiettato nel futuro, come quello che la pop star Dita von Teese, in una famosa festa di beneficenza dell’AnfAR durante il Festival del Cinema di Cannes, cavalcò con la forma di un gigantesco rossetto da labbra.
Il primo numero di Playboy uscì il 10 dicembre del 1953, una rivista che avrebbe fatto storia e su quella copertina campeggiava una sconvolgente Marilyn Monroe avvolta, si fa per dire, da uno scollatissimo abito di seta nero e la tiratura del magazine di Hefner superò vendite e abbonamenti per oltre sette milioni di dollari. Negli Stati Uniti ha scritto la stampa: «Settant’anni dopo ritorna una rivista che è stata un simbolo, come quei club con le conigliette, dove a nessuno importava un granché di cosa ci fosse nel piatto». Di tutto ciò che è passato e che oggi forse e’ inimmaginabile, il nuovo Playboy ritroverà le tracce forse mai sopite di un “desiderio” elementare che malgrado tutto sopravvive?
Il mondo dei metaverso del digitale e dei robot ha stancato i maschietti? Certo forse Playboy dovrebbe o meglio potrebbe accogliere le contraddizioni di una società sempre più schizofrenica e che ha perso colore e gioia soprattutto per la “scoperta”.
Se come scrive in un suo editoriale Francesco Piccolo: «Se ritorna Playboy vuol dire che quel “maschio” in giro c’è ancora», ricordando che su quel magazine in Italia, scrivevano grandi intellettuali come Moravia.
Hugh Hefner è morto a 91 anni nella splendida tenuta di Beverly Hills ad Hollywood circondato dalle sue donne ed è sepolto nel piccolo cimitero di Westwood a Los Angeles, proprio a sinistra della tomba dove riposa Marilyn Monroe.