Nonostante ci sia un dibattito che attribuisce la frase Dio è morto e neanch’io mi sento tanto bene al teatro dell’assurdo di Eugène Ionesco e non a Woody Allen, la citazione è il titolo provocatorio e intransigente dello spettacolo che lo prende come punto di riferimento. Il talento indiscusso è dell’attore genovese Tullio Solenghi, al Teatro Parioli di Roma dal 2 al 5 marzo e dal 30 del mese al 2 aprile a Milano al Teatro Carcano.
Sul palco Tullio Solenghi intrattiene con la lettura di alcuni passaggi dei libri di uno dei registi più famosi di tutti i tempi, Woody Allen, coniugandoli con le colonne sonore dei suoi film più significativi eseguite dal maestro Alessandro Nidi e da un Ensemble composto da Giulia Di Cagno voce e violino – Filippo Nidi trombone – Massimo Ferraguti clarinetto – Tea Pagliarini corno – Sebastiano Nidi percussioni.
Gli scritti comici del periodo post-bellico costruiscono ponti fra la commedia e l‘utopia, i “Racconti Hassidici”, la parodia delle Sacre Scritture tratta da “Saperla Lunga”, lo spassoso “Bestiario” da “Citarsi Addosso”, i brani di George Gershwin, Tommy Dorsey, Dave Brubeck con un omaggio al mentore di Woody o il sommo “Graucho Marx”, evocato dalla musica Klezmer.
Opportuno sottolineare che per cogliere la stranezza del contenuto semantico delle massime si debba entrare nell’ottica di frasi secche, articolate con arguzia, la sfrontatezza dell’autore statunitense non si lascia questionare. Questi elementi qualificano il prospetto di allocuzioni impensabili se le si dovesse inventare e spiegare su due piedi.
Nella serata, in una carrellata di un’ora e venti si alternano suoni, note e racconti che si incrociano in un “montaggio” senz’altro divertente ma che d’altronde desta ilarità per il testo e meno per la bravura innegabile di Solenghi che deve attenersi al registro prestabilito del copione non di sua penna. Comunque i “mix e match” di citazioni squilibrate, provenienti da opere diverse, assaltano la serietà.
Scenicamente, la posizione laterale di Tullio Solenghi è discutibile, sarebbe stato preferibile dargli il centro della scena per metterlo alla pari del complesso musicale che ha preso la maggior parte dello spazio. Resta indenne l’affluenza colloquiale del monologo, il quale non è stancante ma è ricreativo.
Tullio, dopo la fine dell’unico atto, si riprende ogni merito performativo con una spontaneità improvvisata e stende al tappeto la resistenza alla risata del pubblico. Testimonia la particolarità degli episodi inediti riguardanti l’affiatato trio dei trii che lo ha visto protagonista accanto a Massimo Lopez e Anna Marchesini. Egli per circa altri 30 minuti menziona inoltre gli inconvenienti vissuti con altri personaggi di spicco per la storia della televisione e del teatro, fra loro Pippo Baudo, Raimondo Vianello, Sandra Mondaini.